A volte ritornano...

ciaoLili
00domenica 6 gennaio 2008 11:43
A volte ritornano…

Provenivano da quel villaggio sulla riva del fiume ed avevano già percorso un tragitto lungo e faticoso. Erano in tre e procedevano sui tre cammelli, stancamente.
L’uomo che sembrava guidare la breve carovana era di pelle nera, mentre gli altri due erano bianchi sebbene dagli occhi grandi e scuri.
Uno era piuttosto anziano, la sua barba lunga e quasi tutta bianca, lo distingueva. Aveva anche il volto più sofferente, il viaggio durava ormai da diverse ore e la meta sembrava ancora lontana.
Un sole enorme che si faceva guardare ,d’uno splendore surreale e fiabesco era ormai basso sulla linea dell’orizzonte intersecato da dune sorprendentemente alte e rossicce.
Il deserto era totalmente solitudine e silenzio.
Il vento che fino ad un attimo prima li aveva accompagnati con respiri leggeri cominciò a soffiare sempre più forte suscitando a poco a poco una vera tempesta di sabbia.
I tre uomini dapprima si avvolsero completamente nei loro ampi mantelli, lasciando liberi solo gli occhi, ma ben presto stimarono più prudente fermarsi ed aspettare che la tempesta si placasse.
Con gesti esperti, l’uomo dalla pelle nera, ottenne che i tre cammelli si piegassero sulle zampe, ed anche loro tre si accovacciarono coprendosi totalmente dalla testa ai piedi con i loro mantelli e lasciandosi sommergere dalla sabbia, solo per un attimo l’uomo con la barba ebbe modo d’osservare quanto previdente era stata la natura nel dotare di lunghissime ciglia gli occhi dei cammelli a difesa della vista di questi pazienti abitatori e viaggiatori di tali luoghi aridi e ventosi.
Nella notte desertica intabarrati e silenziosi ascoltarono la voce del vento che sembrò alternare inquietanti ululati a canti corali.
Verso l’una del mattino finalmente il vento tacque ed i tre, scuotendo dalle vesti tutta la sabbia che li aveva sommersi, si rimisero in viaggio sotto un cielo talmente basso e fitto di stelle da ricavarne l’impressione di cavalcarvi dentro.
Brillava particolarmente a oriente una stella tanto grande i cui bagliori sembravano creassero una scia luminosa di cometa.
-E’ Giove- disse l’uomo che stava in coda, indicando la stella.
-No- rispose l’uomo con la barba bianca- è Venere.
-Come fai ad esserne certo?-
-Solo Venere appare così grande, essendo molto vicina alla Terra, Giove invece, pur essendo il gigante dello spazio è lontanissimo dalla Terra diverse centinaia di milioni per cui nel cielo non appare mai grande quanto Venere…
Tacquero e nella notte del deserto dalle dune altissime e rosse, si udirono versi d’animali sconosciuti. I sentieri sassosi percorsi erano talmente aridi che era impossibile immaginare una qualsiasi forma di vita e quando l’uomo dalla barba bianca sembrò sorpreso nello scorgere a terra un ciuffo di foglie con piccolissimi fiori, l’uomo dalla pelle nera disse:
-Per la loro vita basta l’umidità che è nell’aria e che giunge dall’oceano, portata dal vento…-
*

Il viaggio continuò faticoso e tuttavia le ore sembravano volare per lo stupore che la bellezza del paesaggio africano suscitava.
A poco a poco le stelle tramontarono lasciando indugiare ancora per un po’ Venere splendente e solitaria la cui luce s’unì a quella d’un’ alba chiara che illuminò finalmente la meta.
I tre discesero silenziosamente dagli stanchi cammelli dalle gobbe ormai afflosciate,
e subito un grido esultante li salutò:
-Professor Landi, dottor Fattorusso che gioia, sia lodato il Signore, siamo stati tanto in pena…giungete proprio mandati da Gesù…-
Era una donna, un’infermiera laica volontaria di nome Lucia, col camice bianco e la cuffietta, subito raggiunta da suor Caterina e suor Rita e quindi da Antonio e Mauro anche loro infermieri laici volontari…
La piccola missione di don Francesco si animò, ma non ebbero il tempo di parlare perché le loro voci furono ben presto sovrastate da un pianto di neonato…
Il professor Landi venne subito sospinto verso l’interno della piccola missione, e si ritrovò in una piccola povera stanza, dove una madre pallidissima giaceva nel letto coperta da sdrucite lenzuola non proprio tanto bianche, stringendo fra le braccia il suo piccolo appena nato. Accanto a lei un uomo non più giovane, dallo sguardo attento ed affettuoso.
-E’ giunta ieri- spiegò suor Caterina, il piccolo è nato questa notte, la madre è giovanissima, ha avuto un brutta emorragia…abbiamo avuto timore di perderla…
il Signore vi ha fatto arrivare in tempo…ma vedo che…vi è successo qualcosa durante il viaggio…
-Sì suor Caterina, sì Lucia, ma ora non è il momento di spiegarvi…questa ragazza deve avere subito del sangue…dottor Fattorusso, procediamo subito a preparare la paziente ad un prelievo per il riconoscimento del suo gruppo sanguigno e preghiamo Iddio di avere il sangue che le servirà…e tu Akin, sei stato tanto generoso finora- disse rivolgendosi all’uomo dalla pelle nera che li aveva guidati nel deserto- ti prego, trasferisci nella saletta accanto a questa camera, tutti i medicinali che siamo riusciti a salvare e trasportare fin qui.
Il professore con gesti sicuri cominciò a prepararsi per intervenire in aiuto della giovane madre, chiaramente in pericolo di vita. Quel volto esangue esprimeva attenzione a quanto stava accadendo e pur non capendo la lingua, sembrava capire ogni parola. Era una fanciulla di sedici anni, si chiamava Kainda, l’uomo che le era accanto, Bandele suo padre, anche lui seguiva ogni discorso e sembrava capire un’unica cosa : che c’erano intorno persone che li avrebbero aiutati.
In quel momento don Francesco Gorini entrò esultante a braccia spalancate si accostò e li strinse a sé dicendo :
-Ecco i Re Magi che il Signore ci manda-
C’erano altre madri con bambini in quella sperduta missione dotata d’un minuscolo ospedaletto che pur nella sua povertà, riusciva ad aiutare, spesso salvare, persone in pericolo di vita anche per una semplice influenza o comunque per una di quelle malattie che nei paesi del consumismo sfrenato, equivalgono a semplici raffreddori.
*
La chiesetta della missione era illuminata, infatti don Gorini come sempre, era in procinto di celebrare la prima messa allo spuntar dell’alba, circondato dagli abitanti del minuscolo villaggio di povere capanne che stava nascendo tutto intorno alla sua modesta ma accogliente ed amorevole missione. Era accorso subito, lasciando in attesa tutti i presenti nella chiesetta, dove un inconsueto presepio fatto di pastori scuri intagliati nel legno rievocavano una Natività tutta africana.
Così mentre il Professor Landi ed il dottor Fattorusso, collaborati dalla zelante Lucia e da altre presenze volontarie cominciarono a visitare e somministrare cure e medicine, una musica ed un coro provenienti dalla chiesina, riempirono l’aria del Natale e gli animi d’una Pace che solo coloro che operano nel nome del Signore, possiedono.
Appena fu possibile, dopo molte ore di ininterrotto lavoro, si ritrovarono raccolti tutti insieme, intorno ad un tavolo per un essenziale pasto arricchito per l’occasione importante, da biscotti preparati da suor Caterina e suor Rita.
Il professor Landi raccontò dell’assalto da parte d’una banda di disperati, armati di pochi fucili e qualche machete, alla spedizione italiana destinata alla missione di don Gorini. Si trattava d’un carico di alimenti di prima necessità, i delinquenti prima di andar via, avevano anche rubato la benzina dal serbatoio del grande camion, lasciando tutti, fortunatamente illesi ma avviliti di non poter continuare il viaggio. S’accorsero però che fortunatamente le medicine, tra cui un numero rilevante di importanti vaccini, non erano state portate via. Mentre tutti furono presi dall’avvilimento di non poter ripartire rischiando di rimanere in quella zona desertica e solitaria chissà per quanto tempo e con quali conseguenze, i due autisti che guidavano a turno, ispezionando ulteriormente il mezzo, avevano scoperto che due taniche di benzina erano passate inosservate perché situate sotto cassette vuote e capovolte. Questo fu un momento di gioia per tutti, perché così fu possibile arrivare al più vicino villaggio peraltro non molto distante dalla città di Windhoek.
-E qui- continuò il professor Landi- grazie ad un gruppetto di volontari più esperti abbiamo avuto modo di contattare Akin recandoci presso la sua capanna, dove vive con le due mogli ed i sette figlioli e le suocere.
Akin ci ha subito prospettato la possibilità di arrivare sin qui, viaggiando su cammelli.
Infatti anche a noi è sembrato giusto partire solo in tre, visto che eravamo stati derubati di quasi tutto il carico.
Al ritorno siamo attesi in un albergo di Windhoek-
*
Lì, in quel luogo, lontano dal frastuono di strade illuminate a festa, percorse da gente
sempre angosciata da un mare di falsi bisogni in una società dove il consumismo produce dune di immondizie ed un deserto di sentimenti,dove la gente non trova il tempo di coltivare l’amicizia e di dialogare con le persone più care, il professor Landi ed il dottor Fattorusso trascorsero un Natale profondamente gioioso come non è possibile narrare con povere parole. Si trattennero ancora un po’ di giorni dell’anno nuovo e quindi all’alba del giorno dell’epifania, rimontarono sui cammelli per fare ritorno.
La giovane Kainda col suo bimbo tra le braccia,suo padre Bandele e tanti bambini assonnati e tutti i missionari e don Gorini, li salutarono fin tanto scomparvero all’orizzonte.
Suor Caterina commossa mormorò :- Sembrano davvero i tre re magi…-
E don Gorini: - Sì…che a volte ritornano…
*
*


Lili [SM=x142909]
ELIPIOVEX
00domenica 6 gennaio 2008 14:19
Sembravano anche a me i re magi leggendo!
I tuoi racconti mi commuovono fino alle lacrime. Davvero!
ciaoLili
00domenica 6 gennaio 2008 21:09
Grazie MICHELA
mi fa tanto piacere che ti sia piaciuto.Ti abbraccio e t'auguro ancora un felice anno nuovo.Lili [SM=x142909]
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