federigo1993
00giovedì 31 maggio 2012 03:58
sonetto in endecasillabi
In queste sere a soffocar rancore
Con occhi rossi et il piú conscio ingegno,
Non mai domanda all'essenza maggiore:
"Fatal di cuor mi fea tu per sdegno?"

È forse giusto sentire il terrore
Vivendo e ignorando forza e impegno?
In vita ha tutto e non trova il sapore
Di ció che dovrebbe dargli un contegno

che tutti fan proprio sol per vedere
quanto più in là si infrangon le acque
di onde che tracciano il loro potere.

Ah, fosse morto il giorno in cui nacque
sporco e piangente, per solo volere
di un certo destino al qual lui mai piacque!
Cobite
00giovedì 31 maggio 2012 09:06

Formalmente il sonetto mi pare ben ritmato.
Alla congiunzione "et", che mi sa di "latinorum", avrei preferito la nostra amatissima "ed". Anche l'ultimo verso della prima strofa mi fa lo stesso effetto.
L'ultimo verso della seconda strofe doveva forse iniziare con lettera minuscola?
Nel tema mi sembra di capire che ti rifai alla storia personale di Stefano ma mi sfugge il senso di alcune metafore. Forse le capirà lui.

Un applauso. [SM=x142874]
[SM=x142897]
Giancarlo
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