gli cambiamo il finale?
, 2, 3, 4, 5, 6, 7
La donna stava abbandonata sulla sedia, lo sguardo vacuo di chi nulla ha da perdere; l'età indefinibile, sul viso gonfio dagli psicofarmaci, si poteva scorgere, forse, un lampo di gioventù ancora da vivere, ma gli abiti avevano bisogno di una ripulita, così pure i capelli che scendevano sulle spalle piegate, in un mesto abbraccio cadente.
Misurava contando: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, i passi che la dividevano dalla cucina; ogni volta contava, ogni volta riabbassava gli occhi; eppure doveva alzarsi, il pranzo era ancora da preparare, tra qualche ora la famiglia sarebbe tornata, come si sarebbe giustificata?
Ancora 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, troppi, lo sapeva che erano troppi 7 passi, non ce l'avrebbe mai fatta, lo sentiva; ormai sarebbe stata la fine, sarebbe crollata a terra piangendo terrorizzata.
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, disperatamente voleva alzarsi ma le sue forze l'abbandonavano, il solo pensarlo le causava gocce di sudore misto a terrore, aveva un attacco di panico, ormai ne riconosceva i sintomi, ma a chi chiedere aiuto? Al marito no di certo, lui non capiva e le diceva che erano solo fantasie di una donna fannullona; non era mai stata così.
La sua casa era sempre tirata a specchio, pavimenti lucidissimi, bambini in ordine, cucinava con amore piatti degni di uno chef.
Allora perché? Come aveva fatto a ridursi in quel modo.
Le mancava la volontà di alzarsi al mattino, un disperato bisogno di piangere, ogni gesto le costava fatica, piangeva costantemente per nulla, che razza di madre avrebbero avuto i suoi figli?
Pensava a quale scusa trovare per i suoi, a chi chiedere aiuto, si sentiva intrappolata in quella mente che non comandava più il corpo.
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Finalmente sopraggiunse la primavera e con la primavera ritornò il primo sole caldo, un ultimo sforzo si disse
1.2.3.4.5.6.7. si sentiva mancare, ma volle compierlo quello sforzo.
Non sapeva neanche bene perchè, arrivò alla finestra e vide nel giardino sotto casa che erano spuntate le prime margherite, in quel giardino che era stato triste e abbandonato, per tutto il tempo della sua inedia trnavano a sorriderle i fiori.
Il pensiero di quei fiori ritornati, la fece destare e 1.2.3.4.5.6.7.8. si portò nel giardino, strusciandosi.
Il manto di quei piccoli fiori a forma di sole le ridonò un sorriso e mille ricordi che credeva persi la inondò;
risentiva il suono delle risate dei suoi bimbi dondolati dall'altalena, ritrovò le corse per giocare a "perndimi premdimi" e il sapore delle sue torte di compleanno, e perfino il sorriso compiaciuto del marito.
1.2.3.4.5.6.7.8.9.10. ritornò in casa apri tutte le finestre per far entrare il sole, era strano non le dava piu fastidio la luce.
Si sedette ad ascoltare i suoi dischi di Elvis che non sentiva pi da tempo, e quando i suoi tornarono, ebbe la forza e la voglia di chiedere aiuto.
ariadipoesia__________Angela
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[Modificato da ariadipoesia 18/10/2004 4.35]