Le poesie di Karol Wojtyla

Cobite
00domenica 3 aprile 2005 18:45

CANTO DELLO SPLENDORE DELL'ACQUA

«Gesù le rispose e disse: Chi beve di quest'acqua
avrà ancora sete; ma chi berrà dell'acqua che io
gli darò, non avrà più sete in eterno.»
(Gv 4,13)


Guardando nel pozzo di Sichar

Guarda – l'acqua senza posa si sfalda in scaglie d'argento –
e trema in essa il peso della profondità
come quando la pupilla sente, nel profondo, l'immagine.
L'acqua lava dai tuoi occhi i cerchi di stanchezza
e ti lambisce il volto con riflessi di larghe foglie.

Tanto lontana la sorgente –

Questi occhi stanchi sono il segno
che le acque oscure della notte fluirono in parole di preghiera
(carestia, carestia di anime).
Ora la luce del pozzo vibra profonda nelle lacrime
scosse – penseranno i passanti – da una ventata di sogni...

E intanto –
il pozzo crea nel tuo sguardo solo barlumi di foglie,
con chiazze di verdi riflessi vela dolcemente il tuo volto
laggiù – sul fondo.

Quanto è lontana ancora la sorgente?
Eppure in Te vibrano moltitudini
in cui raggia lo splendore delle Tue parole
come raggia negli occhi lo splendore dell'acqua...

Tu le conosci nella stanchezza, le conosci nella luce.


Quando apri gli occhi sul fondo dell'acqua

I sassi trasparenti per la recente pioggia, brillano
appena sollevandosi al passo dei viandanti.
Si fa sera. Quanti si addentrano nei vani
delle porte aperte di scatto –
quanti sfumano nel chiarore dei vani delle finestre.

È già sera. Il muro umano a tratti s'apre in un volto
di passante – poi luci delle finestre lo spostano
poco più in là –
ora stretto, ora allargato. Continuo.
Lo sguardo a malapena si stacca dal muro buio. Semplice.

Ma io ti dico che solo tu così fiocamente distingui
questa folla che naviga dietro l'onda del neon.
La svela proprio quello che in essa è più segreto
e che nessuna fiamma può distruggere.

Quando socchiudi gli occhi, lo spazio di nuovo si empie
di contenuti quasi indicibili – ecco il buio della folla si apre
accarezzando in sé questa bontà
della quale – tacendo – ti sazi in tutti loro,
e che – se gridi – tu riduci in polvere.

No, no – non siete solo voi – e seppure lo foste
la vostra presenza non solo è durevole, ma rivelatrice.
Purché si aprano gli occhi in altro modo,
un modo tutto diverso, e purché non si scordi la visione che allora appagava lo sguardo.
---


(http://www.akkuaria.org/spazio_poesia/karol_wojtyla_poesie.htm)

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- L'Amore sarà l'unica vittoria dell'ultima rivoluzione. Il resto è tempo crudele di non-uomini. (Cobite) -

[Modificato da Cobite 03/04/2005 18.46]

Cobite
00domenica 3 aprile 2005 18:57


Da " CANTO DEL DIO NASCOSTO"

RIVE PIENE DI SILENZIO

Io stacco piano la luce delle parole
e raduno i pensieri
come un gregge di ombre
e lentamente in tutto immetto il nulla
che attende l'alba della creazione .

Lo faccio per creare uno spazio
alle Tue mani tese
lo faccio per avvicinare l'eternità
in cui Tu possa alitare .

Inappagato dall'unico giorno
della creazione
io bramo un nulla crescente
perchè il mio cuore sia disposto al soffio
del Tuo amore.

Karol Wojtyla

Dall'Agenda dei Poeti 2005 - Otma Edizioni - Milano

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- L'Amore sarà l'unica vittoria dell'ultima rivoluzione. Il resto è tempo crudele di non-uomini. (Cobite) -

[Modificato da Cobite 03/04/2005 18.59]

fiordineve
00lunedì 4 aprile 2005 02:47
Lo stupore



Seno di bosco discende

al ritmo di montuose fiumare.

Questo ritmo mi rivela Te,

il Verbo Primordiale.

Com'è stupendo il Tuo silenzio

in tutto ciò che da ogni dove propala

un mondo reale...

che assieme al seno di bosco

scende giù da ogni versante...

tutto ciò che con sé trascina

l'argentata cascata del torrente,

che dal monte cade ritmato,

trasportato dalla propria corrente...

- dove trasportato?



Che hai detto, torrente di monte?

In che luogo t'incontri con me?

Con me che sono altresì perituro

come te, siffatto...

Ma cosiffatto come te?



(Di fermarmi qui, acconsenti -

consentimi di fermarmi al varco,

ecco uno di questi semplici portenti.)

Non si stupisce una fiumara scendente

e silenziosamente discendono i boschi

al ritmo del torrente

- però un umano si meraviglia.

Il varco che un mondo trapassa attraverso l'uomo

è dello stupore la soglia,

(una volta, proprio questo portento fu nominato "Adamo".)

Ed era solo, col suo stupore,

tra le creature senza meraviglia

- per le quali esistere e trascorrere era sufficiente.

L'uomo, con loro, scorreva sull'onda dello stupore!

Meravigliandosi, sempre emergeva

dal maroso che lo trasportava,

come per dire a tutto il mondo:

"fermati! - in me hai un porto,

in me c'è quel luogo d'incontro

col Primordiale Verbo" -

"fermati, questo trapasso ha un senso,

ha un senso... ha un senso... ha un senso!"

fiordineve
00lunedì 4 aprile 2005 02:49


Il primo Vedente

"In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" - dice Paolo all'Areopago d'Atene -
Chi è Costui?
Come se fosse l'ineffabile spazio che avvolge tutto -
Lui il Creatore:
Domina ogni cosa, traendo l'esistenza dal nulla, e non soltanto in principio, ma di continuo.
Tutto perdura divenendo perpetuamente -
"Al principio era il Verbo e per mezzo di Esso tutto è stato fatto".
Il Mistero del principio nasce assieme al Verbo, si rivela attraverso il Verbo.
Verbo - perenne visione ed enunciazione.
Colui che creava, vedeva - vide "che ciò era buono", scorgeva con un concetto diverso dal nostro.
Lui - il primo Vedente -
Vedeva, ritrovava in tutto un'orma del suo Essere, della sua plenitudine -

Vedeva: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius -
Il nudo e il trasparente,
il vero, il buono e il bello -

Scorgeva con un concetto insolito, estraneo al nostro.
Una perenne visione ed enunciazione:
"Al principio era il Verbo e per mezzo di Esso tutto è stato fatto",
il tutto, in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo -
Il Verbo, lo stupendo Verbo primordiale, come un'invisibile soglia
di tutto ciò che è stato creato, esiste ed esisterà.
Come se il Verbo fosse la soglia.

La soglia del Verbo, in cui tutto era di foggia invisibile,
la divina e l'eterna - dietro questa soglia iniziano gli eventi!
Mi trovo sul limine della Sistina -
Forse tutto ciò era più facile interpretare nel linguaggio della "Genesi" -
Ma il Libro aspetta l'immagine.- E giusto. Aspettava un suo Michelangelo.

Perché Colui che creava, "vedeva" - vide, che "ciò era buono".
"Vedeva", ed allora il Libro aspettava il frutto della "visione".
O uomo che vedi anche tu, vieni -
Sto invocandovi "vedenti" di tutti i tempi.
Sto invocandoti, Michelangelo!

Nel Vaticano è posta una cappella, che aspetta il frutto della tua visione!
La visione aspetta l'immagine.
Da quando il Verbo si fece carne, la visione, da allora, aspetta.
Stiamo sulla soglia del Libro.
Questo è il Libro delle Origini - Genesis.
Qui, in questa cappella lo ha descritto Michelangelo,
non con le parole, ma con una ricchezza
affluente dei colori.
Entriamo, per rileggerlo,
passando dallo stupore allo stupore.

Così, allora, è qui - vediamo e riconosciamo
il Principio che sorge dall'inesistenza,
ubbidendo al Verbo della creazione;
Qui traspira da queste mura.
Ma forse la Fine affiora più intensamente.
Sì, ancor più efficacemente traspare il Giudizio.
Un Giudizio, un finale Giudizio.
Ecco la via che tutti attraversiamo -
ognuno di noi.
fiordineve
00lunedì 4 aprile 2005 02:50


Dio dell'alleanza

O Abramo - Colui che entrò nella storia dell'uomo,
desidera, soltanto attraverso te, svelare questo mistero, celato dall'esordio del mondo,
un mistero più remoto del mondo!

Se oggi percorriamo questi luoghi,
da cui, tempo fa, era partito Abramo,
dove aveva udito la Voce, dove si era compiuta la promessa,
solo perché
potessimo fermarci sul limine -
per attingere al principio dell'Alleanza.

Poiché Dio aveva manifestato ad Abramo,
cosa è, per un padre, il sacrificio del proprio figlio - un'immolata morte.
O Abramo - così Dio ha amato il mondo,
che ha consacrato il suo Figlio, perché ognuno, che avrà fede in Lui,
possa attingere alla vita eterna.
- Fermati -
Io porto dentro di me il tuo nome,
il nome - segno dell'Alleanza
che il Verbo Primordiale ha stretto con te,
ancor prima che creasse il mondo.
Ricorda questo luogo, quando andrai via da qui,
luogo che rimarrà in attesa del suo proprio giorno –
fiordineve
00lunedì 4 aprile 2005 02:51
Epilogo

E proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina,
si riuniscono i cardinali -
una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno.
Giunge proprio qui.
E Michelangelo li avvolge, tuttora, della sua visione.
"In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo..."

Chi è Lui?
Ecco, la mano creatrice dell'Onnipotente Vecchio, diretta verso Adamo...
Al principio Dio ha creato...
Costui che vede tutto...

La policromia sistina allora propagherà la Parola del Signore:
Tu es Petrus - udì Simone, il figlio di Giona.
"A te consegnerò le chiavi del Regno".
La stirpe, a cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi,
si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policromia sistina,
da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato -
Era così nell'agosto e poi nell'ottobre, del memorabile anno dei due conclavi,
e così sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza dopo la mia morte.
All'uopo, bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo.
"Con-clave": una compartecipata premura del lascito delle chiavi, delle chiavi del Regno.
Ecco, si vedono tra il Principio e la Fine,
tra il Giorno della Creazione e il Giorno del Giudizio.
E' dato all'uomo di morire una volta sola e poi il Giudizio!

Una finale trasparenza e luce.
La trasparenza degli eventi -
La trasparenza delle coscienze -
Bisogna che, in occasione del conclave, Michelangelo insegni al popolo -

Non dimenticate: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius.
Tu che penetri tutto - indica!
Lui additerà...



blitz1
00lunedì 4 aprile 2005 13:06
Quando apri gli occhi sul fondo dell'acqua

i sassi trasparenti per la recente pioggia, brillano e

lava dai tuoi occhi i cerchi di stanchezza

e ti lambisce il volto con riflessi di larghe foglie.

MOLTO BELLA, PAROLE CHE FANNO RIFLETTERE.[SM=g27811]

[SM=x142825] [SM=x142873] [SM=x142825] [SM=x142873] [SM=x142825]


[SM=x142923] [SM=x142922]
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