«Problema di comunicazione con l’angelo custode»

Stefano Starano
00mercoledì 16 aprile 2008 19:03
Lorenzo De Gregorio era sempre stato un dipendente solerte ed efficiente ma anche polemico e antipatico. In ufficio non lo poteva sopportare quasi nessuno, quei pochi che gli rivolgevano la parola si sentivano rispondere con voce sgarbata (già il suo tono naturale di voce era sempre alto, di per sé irritante).
Era però molto dedito al suo lavoro di impiegato tanto da portarsi addirittura le pratiche a casa. Lui si giustificava dicendo che non era per dimostrare la sua superiorità ma solo perché era efficiente e affidabile a differenza dei colleghi sfaticati e menefreghisti. Non seguiva i consigli pur rari dei colleghi (né delle colleghe, nemmeno della Donazzi, la “bonazza” dell’ufficio) che gli suggerivano di essere più distaccato dal lavoro e di godersi la vita.
Diceva sempre che non aveva tempo da perdere e, quando proprio non poteva evitare il contatto, si scusava dicendo di avere un terribile mal di testa. Neanche il sacro rito del caffè al bar, quello indispensabile per spezzare la mattinata, era rispettato da Lorenzo De Gregorio: mai con nessuno era andato, né al bar né altrove, per non allontanarsi dall’ufficio. Bisogna anche dire, tuttavia, che nemmeno da solo si era mai allontanato durante l’orario di servizio. Era il primo ad arrivare e sempre l’ultimo ad andarsene.
Sognava ad occhi aperti di diventare lui il capo e di avere potere sugli altri. Godeva al pensiero di prenderli tutti a calci insultandoli pesantemente ed obbligandoli a subire punizioni a proprio piacimento. (**)Sapeva che quando sarebbe andato in pensione, o eventualmente si fosse ammalato o sarebbe morto, i colleghi non avrebbero sentito gran ché la sua mancanza. Ma tutto ciò non gli interessava. La sua vita si svolgeva tra lavoro, TV satellitare e internet.(**). Ma doveva portare anche a termine un lavoro che lui stesso si era offerto di terminare col suo capoufficio entro la fine del mese. Questi si era raccomandato con lui avvertendolo che doveva tassativamente essere consegnato sulla sua scrivania il trenta del mese. Dopo quattro ore l’aveva quasi completato, mancava solo l’ultima pagina: era l’alba del trenta, l’avrebbe finita la mattina in ufficio.
Ma in ufficio le orecchie gli ronzavano, seduto davanti al pc doveva solo stampare l’ultima pagina del documento tanto atteso dal capo.
Ma la stampante si era bloccata.
A un certo punto la scena davanti a lui cambiò, vide un tunnel, stranamente sapeva cos’era. Poi vide una luce in fondo e anche quello sapeva cos’era, ne aveva sentito parlare. Finalmente si affacciò uno stuolo di santi e parenti, facce rassicuranti e familiari accompagnate da una musica celestiale seguita da un sottofondo di cori angelici. Si sentì accolto in un mondo nuovo, felice, con lo sfondo di un panorama di verdi prati e dolci colline degno del miglior desktop di Windows XP.
Lasciò parenti defunti e santi e se ne andò in giro a visitare il nuovo mondo. Bellissimo.
Lorenzo De Gregorio era arrivato indiscutibilmente in Paradiso. Unica nota stonata era uno strano luccichìo che spiccava lontano sul prato. All’apparenza sembrava una sottile scatola metallica, troppo lontana per dire cosa fosse in realtà.
«Signor Lorenzo?» disse una strana voce femminile, suadente ma allo stesso tempo priva di personalità.
«Sì?» rispose ma non vedeva nessuno.
«Sono qui, dietro di lei.»
«Ah» esclamò Lorenzo impaurito, «e lei chi diavolo sarebbe?»
«Mi scusi, sono Antonal, il suo Angelo Custode Particolare che l’ha accompagnato tutta la vita.»
Lorenzo lo squadrò da capo a piedi. Non era un uomo, non era nemmeno una donna. Era un xxxxx alto due metri, senza ali e con le orecchie leggermente a punta. I capelli erano lunghi e lisci, di colore azzurro come gli occhi.
«Antonal ha detto? Mi ricorda il mio colluttorio. E poi perché “particolare”?»
L’angelo inarcò leggermente il sopracciglio destro. Lorenzo dovette ammettere che era di una bellezza senza pari. Guardandosi meglio intorno notò diversi angeli in giro, erano tutti xxxxx ma erano tutti xxxx “diversi”, belli quasi quanto una donna, forse di più (sulla terra non accadeva facilmente) e soprattutto seri. Forse un po’ impersonali ma emanavano una sensazione di fiducia tale che gli si sarebbe potuto affidare il proprio cuore in mano, e anche qualcosa di più.
«“Particolare” significa che sono specializzato come Angelo Custode e non sono addetto a nessun altro compito. Altri hanno una doppia o tripla funzione.»
«E mi dica Antonal, come mai non s’è fatto vivo quando ne avevo bisogno? Mi sarebbe tornato utile in più di una circostanza» disse Lorenzo in tono lievemente acido.
«Non ha mai sentito nel suo cuore una voce che diceva “problema di comunicazione con l’Angelo Custode”?»
«Mai, anche se questa frase mi suona stranamente familiare, e a dire il vero anche la sua strana voce.»
«Sempre la avvisavo dicendo che le porte della sua anima, per la precisione le porte del suo “io” presente, erano chiuse.»
«Che intende dire con “io presente”?»
«Il suo “io” che in quel momento aveva il controllo della sua coscienza. Succedeva spesso che quel particolare “io” non era pronto.»
«Capisco... ovvero non ci capisco niente. Io avrei più “io” a disposizione? È una novità.»
«Tutti hanno più “io” o se preferisce più “sé” in dote. Ma prevale solo uno in quel periodo della vita, o anche per sempre. Dipende da diversi fattori.»
«Interessante, ma non c’era altro modo di aiutarmi che mandare messaggini non recapitati? Che sò, farmi trovare una donna bona, farmi capitare un lavoro soddisfacente come capo, godere di una salute migliore, avere una vita molto più lunga...»
«Non sono concessi aiuti o contatti diretti.»
«Perché, “indiretti” sì?»
«In internet, presso il nostro sito.»
«Cosa?»
«Il nostro sito, signore, www.paradise.sky. È molto visitato signore.»
«E magari avete anche un’email?»
«Certo, info@paradise.sky.»
«Non m’aspettavo un posto così.»
«Non mi meraviglia signore, molti non s’aspettano nemmeno un posto.»
Lorenzo De Gregorio stette a rimuginare un po’. Finalmente capì cos’era quel bagliore lontano sul prato. Era, anzi, erano una miriade di notebook sparsi su colline e prati verdi.
«Di’ un po’ ma quelli sono computer?»
«Di tipo portatile, signore.»
«Come mai sono qui in Paradiso?»
«Affinché chiunque possa collegarsi, signore.»
«Ho un sacco di domande da fare: perché ci si può collegare e com’è che ho un corpo? Anzi, anche tu ce l’hai, e a quanto vedo è anche ingombrante.»
«Qua esistiamo sotto forma di “vibrazioni di energia”, signore. Se fosse stato più accorto sulla terra avrebbe visto che c’è già una teoria scientifica abbastanza accreditata denominata “teoria dei filamenti”. In italiano la chiamano “teoria delle supercorde” o delle superstringhe, o semplicemente delle corde o delle stringhe. Ovviamente non si fa menzione di un “aldilà” ma lei in questo momento sta constatando personalmente gli effetti fisici “di qua”.»
«Quindi si può anche...»
«Tutto, signore. Si può fare tutto quello che si potrebbe fare con un corpo tradizionale, e naturalmente molto di più.»
«Quindi si potrebbe fare anche l’amore?»
«Per sua informazione qua si celebrano matrimoni in piena regola, signore, molto migliori dei vostri.»
«Perbacco! Sul serio? E se uno è già sposato?»
«Il vincolo viene sciolto al momento del trapasso. Nella nuova vita si parte da “single”.»
«Cosa mi attende adesso?» chiese all’angelo.
«“L’Attesa”, signore.»
«Mi attende l’attesa? Quale attesa?»
«L’attesa in fila. Ecco il suo ticket» e gli porse un bigliettino triangolare.
Lorenzo De Gregorio rimase di stucco, non per il bigliettino ma per il numero: era 353 scritto a caratteri d’oro su fondo celeste.
«Ripeto la domanda, cosa mi aspetta dopo?» questa volta si rivolse all’angelo con la sua voce alta e sgarbata. Sembrava volesse fare polemica anche lassù, l’angelo non si scompose più di tanto.
«L’Udienza» rispose Antonal.
«Molto esaudiente» osservò Lorenzo De Gregorio visibilmente spazientito. Decise di non proseguire sull’argomento.
«Cosa posso fare nel frattempo? Immagino siate molto attrezzati qui.»
«Volare, danzare, scomporsi-ricomporsi come nei telefilm di Star Track ma senza apparecchiature, ritrovarsi con altri amici trapassati... tutto, persino consultare le nostre infinite biblioteche di libri, musica e film di tutte le epoche, anche quelle future. E naturalmente connettersi in Rete. Abbiamo una LAN molto completa e sofisticata, signore, ed è possibile non solo per i terrestri collegarsi al nostro sito, come le ho detto, ma addirittura attivare una connessione da qui verso la Terra. In questo caso ci vuole la password, “ritornoalpassato” scritta tutto di seguito, e possibilmente in caratteri minuscoli.»
«E cosa succede se li scrivo in maiuscolo?»
«In verità, anche se scritti in maiuscolo, funziona ugualmente. È che qui c’è l’usanza di mettere solo il Suo nome in maiuscolo. Prima però devo informarla che l’unica forma di comunicazione interdetta è quella diretta: niente email, chat, forum, registrazioni e, soprattutto, niente acquisti, nemmeno se effettuati con contrassegno a domicilio senza carta di credito.»
«Mi sembra una buona offerta, peccato che non m’interessi niente di tutto questo. Il mio pensiero ora è rivolto a tutt’altro, cioè che fine farò, se mi è concesso pensare un pochino a me stesso» concluse in tono di stizza.
«Dimenticavo, signore, tra le altre cose che può fare nell’attesa c’è quella di assistere alle Udienze. Sono pubbliche.»
«Allora preferisco di gran lunga le udienze, almeno mi faccio un’idea di cosa mi succederà dopo, dato che lei, signor Angelo, non mi vuole o non mi sa dire.»
«Non mi è data la possibilità di vedere la sorte dei nuovi arrivati. Nelle Udienze è questo che si decide.»
«Cioè se si va all’Inferno, Purgatorio o Paradiso?»
«Non esattamente. Il Purgatorio è stato abolito con D.D., cioè Decreto Divino numero 1150 del 1963.»
«Cioè la scelta si è ridotta a sole due alternative?»
«Precisamente, signore.»
Lorenzo De Gregorio entrò nella grande aula, un auditorium di notevoli dimensioni. Nascose le mani sudate in tasca. Era teso ma non ci teneva certo a darlo a vedere. Temeva di dare l’impressione di sentirsi in colpa per qualcosa, meglio dimostrare disinvoltura. Non si sa mai, pensò, tante volte la gente si fa condizionare dalle apparenze, anche i migliori.
Al centro del palco c’era un vecchio con lunghi capelli bianchi e barba ancora più bianca, che sedeva dietro un’alta cattedra scura. Di fronte a lui una sedia vuota. Alla sua destra attendeva un angelo e alla sua sinistra... un diavolo!
«Ehi, ma in Paradiso sono ammessi pure...» l’angelo lo zittì con un segno. Lorenzo De Gregorio s’accorse che parecchie teste si erano voltate verso di lui, evidentemente il suo tono di voce era stato eccessivamente alto.
«... i diavoli. Sì signore,» continuò l’angelo bisbigliando sottovoce, «dopo il Decreto. Vedete, l’I.B.D.N.S, l’Infinita Bontà Divina di Nostro Signore, ha accolto le istanze del Congresso...»
«Congresso?»
«Sì, quello dei Santi, Beati ed Angeli, ed ha reso operative alcune loro proposte. Tra queste c’era che la pubblica accusa potesse essere sostenuta da un avvocato del diavolo, cioè un diavolo delegato dal Principe degli Inferi in persona.»
«E non è pericolosa la presenza di un diavolo qui? Ah, che stupido, qui c’è Dio in persona, che pericolo potreste mai correre...»
«Non è questo, c’è stato un accordo. Non c’è alcun rischio per la presenza di diavoli.»
«Che genere di accordo?»
«L’abolizione del Purgatorio. Il Principe degli Inferi perdeva molte anime, quelle in Purgatorio finivano tutte in Paradiso.»
«È logico, ma non mi sembra un accordo molto equo» osservò Lorenzo De Gregorio.
«In effetti la questione fu rifilata dal Principe sotto forma di accusa di violazione della Par Conditio.»
Nel frattempo era iniziata la prima udienza. Sul banco dei nuovi arrivati c’era un uomo a cui erano sempre piaciute le donne, un autentico mascalzone e inguaribile donnaiolo. La sua storia verteva principalmente sul fatto che ci aveva provato con tutte. Furono enumerate le sue prestazioni (un numero notevole di donne erano state a letto con lui). Non aveva avuto il minimo riguardo al ruolo che esse ricoprivano, né al ceto, alla razza e all’età. La cosa strana, che a Lorenzo De Gregorio sembrava il massimo della perversione, fu che quell’uomo non badava nemmeno alla bellezza. Le più racchie e le più vecchie non erano state risparmiate. Le incantava con frasi fatte del tipo “un’ora d’amore con te e poi mi accontenterei anche di morire”, finendo per portarle invariabilmente a letto.
Sarebbe andato diritto all’inferno, pensò Lorenzo De Gregorio.
«Accolto in Paradiso. Avanti il prossimo!»
Non ebbe il tempo di riprendersi dalla sorpresa che un altro uomo, un impiegato di una piccola fabbrica di giocattoli, prese posto sulla sedia vuota.
A sua difesa furono portate prove inconfutabili della sua moralità. Mai andato con una donna al di fuori del matrimonio, niente gioco d’azzardo, niente vizio del bere, niente sigarette... nulla. S’era sempre fatto gli affari suoi sia sul lavoro che fuori, nella vita sociale. Aveva provveduto con estrema diligenza a vitto e alloggio per sé e per la famiglia. Alla domanda “Ha mai amato nessun’altra donna?” rispose “Io? Mai!”. Si beccò tre anni d’Inferno.
«Un momento!» urlò mentre due angeli lo trascinavano via, «una volta ho dato diecimila lire a un mendicante fuori la chiesa.»
Al ché San Pietro, posto dietro un botteghino all’ingresso dell’auditorium, fermò l’immissione all’Inferno. Diede ordine a un angelo a servizio dell’aula di avvicinarsi e gli porse un biglietto. Poi disse all’angelo:
«Per favore, restituisca le diecimila lire a quel signore e lo mandi all’Inferno.»
«Ma che succede?» chiese Lorenzo De Gregorio allibito, «perché mai quella specie di don Giovanni è andato in Paradiso e il tipo serio all’Inferno? Questa non è la Giustizia Divina che conosco!»
«Le cose negli ultimi tempi sono un po’ cambiate, signore.»
«Un poco? Diciamo parecchio!»
«In ogni caso, signore, al di là del dato del cambiamento avvenuto dopo il 1963, in questo procedimento si è voluto dare rilievo al sondaggio preliminare.»
«Che sondaggio ha detto?»
«Quello delle anime delle donne avute dal primo uomo giudicato, sia quelle viventi che quelle giunte qui. Tutte hanno sottoscritto dichiarazioni spontanee in cui hanno sostenuto di essersi “sentite donne”, realizzate e accettate. Egli dunque è risultato essere un reale benefattore dell’umanità.»
«Per essersele scopate tutte? A saperlo lo facevo anch’io!»
«Non è stato accolto per l’aspetto materiale della faccenda, ma per aver fatto del bene alle loro anime. Esse sono progredite a seguito della fiducia ritrovata, dell’armonia e della fede conseguite. Alcune si sono evolute non poco.»
«E l’altro? Doveva proprio finire all’inferno?»
«Era inevitabile. Non ha dato nulla e ciò che ha fatto era solo il minimo dovere indispensabile per qualsiasi uomo. Non ha fatto rivivere nessun’anima spenta, non ha vissuto nemmeno la sua di anima. Se lo guarda bene noterà che la sua anima è ancora spenta, cieca.»
In effetti guardandolo meglio notò come mancasse un leggero alone colorato che tutti gli altri avevano in misura minore o maggiore.
«Ma un povero diavolo che dovrebbe fare per non andare all’inferno?»
«Deve ritrovare il vero se stesso, ovviamente prima di morire.»
«Ovviamente, e come?»
«Semplicemente deve “vivere”. Non è la stessa cosa di eseguire dei doveri.»
«Già, ma così non avrà più l’opportunità di “vivere” per tutta l’eternità! Non è una sorte crudele?»
«Ha detto eternità, signore?»
«Eternità, sì, ha sentito bene signor Angelo. L’inferno è la pena eterna, un po’ come da noi è l’ergastolo, intende?» disse in tono sarcastico Lorenzo de Gregorio. A volte gli sembrava di parlare con un deficiente.
«Intendo signore, ma non è esatto.»
«Cosa non sarebbe esatto?»
«Il termine “eternità”.»
«Non è esatto solo perché l’ergastolo non è eterno?»
«No signore, perché è stata abolita.»
«Cosa è stata abolita?»
«La P.E., la Pena Eterna. Vede, nell’I.T. il massimo è ventisette anni ma con il B.A.I.E. praticamente il massimo è ventiquattro anni.»
«E che cosa sono l’IT e il BAIE?»
«I.T. sta per Inferno Temporaneo, signore, mentre il B.A.I.E. sarebbe il Buon Atteggiamento Interno ed Esterno.»
«E i criminali? Anche per loro l’inferno è temporaneo?»
«Sì signore, sempre ventiquattro anni.»
«E i pedofili?»
«Dipende, a quelli che hanno fatto del male all’anima del bimbo la massima pena rimane bloccata a ventisette. Non è detto che siano sempre criminali ad avere il massimo della pena.»
«Hitler?»
«Ventisette.»
«Stalin?»
«Idem.»
«Per la Madonna!»
«Ehm, signore...»
«Che c’è?»
«Guardi che la signorina scura che si è voltata lì, in ultima fila...» iniziò a dire l’angelo.
«Chi, quella ragazza nordafricana che mi sta guardando? Somiglia ad una di quelle che si vedono nella zona della Ferrovia, però devo dire che non è niente male. Molto giovane ma notevole. Cosa faceva sulla terra, la prostituta per caso?»
«No, la Madonna.»
«Oh... chiedo scusa. Non sapevo, sono veramente mortificato.» Nel frattempo altri si erano voltati a guardarlo.
«E mi dica, signor Angelo, chi altri ha la pena massima, quella “bloccata” a ventisette anni, visto che non solo i criminali l’hanno.»
«In buona sostanza tutti coloro che si sono allontanati intenzionalmente e senza giustificato motivo dalla loro anima, o dal loro vero se stessi se preferisce questo termine.»
«Anche chi si è masturbato molto, diciamo fino ad un massimo di cinque volte al giorno, può dirsi che si sia allontanato dal vero se stesso?»
«Chiunque si allontana realmente dagli altri si allontana anche da sé. Fantasticare di fare l’amore con una persona è il massimo in quanto ad allontanamento, sia dal vero sé che abbisogna di amore, sia dal prossimo che diventa un fantasma, un’immagine virtuale con cui giocare.»
«Senta, signor Angelo, sa dov’è il bagno?»
«Per quelli “in attesa” i w.c. sono contraddistinti dalle porte rosse. Per semplicità sono stati disposti tutti sullo stesso lato, il sinistro» ed indicò la direzione.
Lorenzo De Gregorio evacuò con dolore, pensò ad un fatto emotivo dato che da quando era arrivato lì non aveva mangiato nemmeno una caramella. Come al solito la carta igienica finì prima del previsto, meno male che aveva sempre dei fazzolettini con sé. Si affrettò a tornare al proprio posto, la sua preoccupazione era di rimanere in piedi.
«Però che Cristo,» esclamò con il suo tono antipatico «pure in Paradiso manca la carta igienica!»
«Senta, non vorrei sembrare pedante, signore, ma quel giovane a fianco alla Madonna...»
«Non mi dica che quel meticcio dal volto lungo è il Cristo. Ho visto centinaia di immaginette, e quella specie di cantante Hip-Pop non ci somiglia per niente.»
«L’iconografia terrestre che lo raffigura biondo e con gli occhi azzurri, è inesatta. Mi dispiace, signore, ma è proprio il Cristo Gesù, figlio del Signore.»
«Okay, siamo alla seconda gaffe. Forse è meglio che vada a prendere un po’ d’aria fuori.»
«La seguo signore.»
«Le dispiace se le chiedo perché mi segue sempre? Sa, la faccenda mi dà un lieve senso di oppressione.»
«No, non mi dispiace che me lo chieda. La risposta è perché sono il suo Angelo Custode.»
Passeggiando lungo gli infiniti prati del Paradiso, Lorenzo De Gregorio scorse una discesa che s’incuneava tra le colline diventando un viale cieco che finiva con un enorme portone recante il simbolo matematico della tilde ~.
«Dove porta quell’entrata? E che diavolo significa quel simbolo sul portone?»
«È l’ingresso dell’Inferno Temporaneo, signore. Una volta al posto della tilde c’era la scritta Inferno: perdete ogni speranza o voi che entrate. È stata rimossa e sostituita dalla tilde con lo stesso Decreto Divino che ha abolito il Purgatorio e ridotto le pene infernali a ventisette anni.»
«E come sono le pene, in che consistono esattamente?»
«All’Inferno ormai si lavora sempre. Un tempo era pena e sofferenza, rimorso eterno per i peccati commessi e rimpianto di non poter vedere la Luce Divina. Ma la cosa peggiore era la noia, dopo i primi anni. Oggi non c’è più tempo, bisogna assemblare o riparare computer. Inoltre c’è l’assistenza ai nuovi arrivati quando gli angeli sono impegnati in altri compiti. I miei colleghi devono tenere costantemente aggiornato il sito internet, effettuare il controllo antivirus eccetera eccetera. Infine sono nati tutta una serie di nuovi lavori dopo il Decreto, quali l’assistenza spirituale ai condannati all’Inferno, ausiliare al traffico dei nuovi arrivati, ricerche di anime recuperabili sulla terra...»
«Sono autorizzati quindi a tornare?»
«In quanto a questo c’è un tale andirivieni da far girare la testa... sono loro che supportano gli immensi compiti angelici. Senza il loro aiuto non credo ce l’avremmo fatta a farvi arrivare all’anno duemila. L’umanità sarebbe finita molto prima, mi creda. Molti angeli sono super impegnati e sono stati costretti a diventare multifunzionali. Io per esempio ho dovuto provvedere anche alla procedura del trapasso. Di regola questo incarico è di competenza di un Angelo della Morte.»
«Ma che razza d’Inferno è, allora?»
«Molto piacevole, signore. C’è chi si riconferma volontario.»
«Che cosa?»
«Ormai sono sempre più quelli che chiedono di rimanere oltre il periodo di espiazione. Prendono con passione il loro compito. Il fatto è che si sentono in dovere di portare gli esseri umani al livello delle anime del Paradiso. Essi si sentono fortemente motivati dal debito per i peccati commessi in terra, ed ora che sanno cosa vuol dire la mancanza della Luce Divina capiscono la gravità del male commesso. Hanno “realmente” compreso, non dimenticate che stiamo parlando del più grave peccato, l’allontanamento da Dio e dal “loro vero se stessi” in un sol blocco. Molti di loro, anche dopo aver pagato tutto il loro debito e potendosi godere tutte le gioie della beatitudine, non possono fare a meno di aiutare gli altri che sono rimasti indietro, quelli che stanno sulla via sbagliata. Poi c’è anche un altro aspetto della faccenda, e cioè che hanno preso gusto a fare le ricerche delle anime da salvare, e si divertono da matti a svolgere tutti quegli altri compiti. Li fa sentire di nuovo vivi e dicono che si annoierebbero un po’ a fare i beati in Paradiso. Ovviamente minimizzano.»
«In che senso?»
«Non possono dire apertamente che si annoierebbero a morte, per rispetto al Signore Dio Padre. In fondo è Lui che ha dato loro queste infinite opportunità. E sono opportunità immense. Dicono che mai nessun terrestre, nemmeno santo in vita, potrà mai arrivare a comprendere la misura delle infinite occasioni che essi hanno all’Inferno.»
«È incredibile!»
«Ma vero.»

Dopo ben sette giorni di attesa venne finalmente il suo turno.
«Antonal, qual’è la miglior difesa?» chiese Lorenzo De Gregorio all’angelo. Ormai si davano il “tu”.
«L’attacco» rispose questi.
«L’attacco?»
«Cioè una difesa attiva. Occorre “essere”, essere vivi, essere se stessi senza falsità. Dire quello che si pensa senza peli sulla lingua. Non puoi sbagliare, Lorenzo. Il tuo spirito polemico forse ti può salvare.»
«Non si rischia di essere offensivi?»
«Mai se si dice la verità. Ma bisogna saperla “vedere” la verità per dirla, e per far questo bisogna “saper” essere. A volte voi umani credete di “essere” e siete già morti sulla terra.»
«A proposito, Antonal, chi è che giudica oggi? Non vedo ancora nessuno sulla cattedra.»
«Quel Signore.»
«Quale Signore?»
«“Il” Signore, quello che sta parlando con la Madonna.»
«Cosa... Ah, “Lui” in persona. Capisco, quindi è sempre lui. Non l’avevo capito la prima volta.»
«Signor Lorenzo!» la voce tonante scandì il suo nome. Sembrava quella del film “I Dieci Comandamenti”.
«Presente!» rispose Lorenzo De Gregorio ad alta voce.
«Fra poco sarete giudicato per i vostri peccati!»
Seguirono dei lunghi momenti di silenzio inframezzati da un tramestìo di angeli che cercavano gli incartamenti relativi alla vita di Lorenzo.
«Cosa sta accadendo?» chiese sottovoce Lorenzo al suo Angelo.
«Non lo so, sembra un contrattempo. È la prima volta che succede.»
«E doveva succedere proprio quando toccava a me?»
«Chi è l’Angelo Custode Particolare dell’anima?» tuonò il Signore.
«Sono io, Antonal, Sua Grazia Infinita» disse l’angelo inchinandosi con riverenza.
«Mi sa indicare chi è stato l’Angelo della Morte che ha seguito il trapasso?»
«Veramente me ne sono occupato io stesso, Sua Grazia Infinita.»
Il Signore fece una smorfia. «Capisco, Anto... Antro...»
«Antonal, Sua Grazia Infinita.»
«Sì sì, va bene. Bando ai titoli, mi chiami pure Signore come gli umani. Oggi c’è una fila lunghissima e ho da badare ad altri sei miliardi di figli.»
«Sì, Sua Gra... Signore.»
«Antronal, Antoral o come diavolo si chiama... sa cos’è una C.A.T.?»
«Credo... credo una Citazione Atti Temporanea?»
«È una Comunicazione di Avvenuto Trapasso» tuonò Dio.
«E mi dica, angelo,» proseguì iddio trattenendo l’ira a stento, «ha mai assistito, cioè ha mai fatto lezioni pratiche di Scuola-della-Morte?»
«Veramente no, solo di teoria. Però mi hanno spiegato estesamente gli Angeli Superiori.»
Lorenzo fu felice di sapere che gli angeli avessero delle gerarchie. Forse il suo amico avrebbe fatto carriera.
«Tranne il piccolo dettaglio della Comunicazione di Avvenuto Trapasso. Bene, con te ne parliamo dopo» disse Dio, quindi si rivolse direttamente a lui.
«Signor Lorenzo...»
Il cuore di Lorenzo balzava come fosse un canguro. Le cose non sembravano andare per il verso giusto.
«Mi duole informarla che lei è stato...»
«No, non me lo dica!» fece Lorenzo mettendosi una mano sul cuore.
«La prego, mi faccia terminare» disse Dio passandosi una mano tra i capelli.
«Non so nemmeno da dove cominciare. Vede, lei è stato vittima di un incidente.»
«Questo l’avevo immaginato. Il computer, vero? L’addetto alla sicurezza se n’è sempre infischiato delle mie segnalazioni...»
«No, il computer non c’entra niente. È l’Angelo... vede signor Lorenzo, diciamo che non era giunto il suo momento. O almeno, se anche ora appurassimo informalmente che fosse giunto il suo momento, è stata persa la Comunicazione di Avvenuto Trapasso per cui è come se non fosse trapassato.»
«Confesso che i giochi di parole non sono mai stati il mio forte, odio la Settimana Enigmistica» ammise Lorenzo.
«Il fatto è che la Legge Divina che io stesso ho promulgato implica in questi casi una grave conseguenza.»
«Quale?» disse Lorenzo con un filo di voce davanti a un Dio che sembrava molto contrariato.
«Che a seguito di questo spiacevole disguido dovuto ad un difetto di comunicazione con l’Angelo Custode, per non dire incompetenza ed incapacità, lei non potrà più essere giudicato. Purtroppo lei è destinato a vivere ancora, e da come è complicata la faccenda,» Dio mandò uno sguardo fulminante all’Angelo, «penso che vivrà anche piuttosto a lungo.»
Lorenzo De Gregorio emise un lunghissimo sospiro di sollievo. Si grattò dietro la nuca, poi fece per ridere. Subito dopo voleva parlare ma si trattenne, così facendo però non riuscì più a trattenere il riso. Infine, dopo diversi secondi, riuscì finalmente a ricomporsi. L’assemblea rimase in silenzio, allibita di fronte a quell’esibizione. Dio non sembrava per niente soddisfatto dell’accaduto, la figura fatta dall’organizzazione non era molto divina.
Lorenzo allora pensò all’angelo, si era affezionato a lui. Temeva che questa vicenda in qualche modo potesse comprometterne la carriera.
«E, mi scusi,» esordì Lorenzo. Nessuno s’aspettava più un suo intervento.
«Qual’è stato il disguido? Sa’, dopo il mio arrivo c’è stata una baruffa fra il play-boy e quel moralista, e il mio angelo era l’unico presente. È dovuto intervenire a mantenere l’ordine e si saranno perse le carte...»
«No, nessuna baruffa» Dio lo guardò con un’espressione che sembrava voler dire “qua nessuno è fesso”.
«Si è trattato solo di un problema di comunicazione con l’Angelo Custode» sentenziò.

...problema di comunicazione con l’Angelo Custode, problema di comunicazione con l’Angelo Custode...

«Problema di comunicazione con la stampante!»
Lorenzo si svegliò. S’era addormentato davanti al computer. La stampante, come al solito, si era bloccata.
La strana voce femminile del programma di stampa avvisava, come sempre in questi casi, che c’era un “problema di comunicazione con la stampante”.
Già, proprio una voce suadente ma priva di personalità.


II – LA RINASCITA

La prima cosa che Lorenzo De Gregorio ancora intontito vide dopo il pesante colpo di sonno, fu la signorina Donazzi, la bonazza dell’ufficio.
«Signorina Donazzi!» chiamò prima che questa entrasse nella stanza del capo.
Quella sobbalzò.
«Oh... è lei che mi ha chiamato, signor De Gregorio?»
«Sì, proprio io!» disse lui sorridendo.
Lei rimase a guardarlo meravigliata come se lo vedesse per la prima volta. Poi, scrutando meglio i suoi capelli scompigliati, disse:
«Vuole qualcosa?» Il tono era sospettoso.
«Certo che voglio qualcosa, prima però ho bisogno di sapere se lei è libera stasera.»
«Io? Oh.. veramente, credo... credo di no. Avrei un impegno di beneficenza. Ma come mai me lo chiede?»
«Niente, ho semplicemente deciso di cambiare vita.»
«Come mai?» disse lei. Questa volta il suo sguardo era più aperto.
«Senta, cioè, senti – posso darti del tu vero? – è una storia molto interessante, credimi. Te la racconto un’altra volta, magari la prossima sera che sei disponibile per una cena.»
«Be’, signor De Gregorio...»
«Mi chiamo Lorenzo.»
«Bene Lorenzo, io pensavo... se invece della cena andassimo a prendere un caffè adesso? E, a proposito, mi chiamo Donata.»
«Magnifico Donata, andiamo.»
«Non mi puoi nemmeno accennare la cosa interessante?»
«Sai, avevo un problema di comunicazione con l’angelo custode...»


III – L’INCONTRO

«Ciao, Lorenzo!»
«Ciao, ma... ci conosciamo?»
Il tizio col passamontagna e la giacca a vento dall’altro lato della strada aveva un aspetto familiare, pure non lo riconosceva.
«Ho cambiato look. Quaggiù fa molto più freddo che da noi. Come va con la nuova vita, è cambiato qualcosa?»
«Ma tu... sai?»
«Ovviamente. Non mi riconosci? Sono Antonal.»
«Tu? L’angelo custode? Sei completamente trasformato... e ti sei fatto crescere i baffi! Che ci fai qui? Ti possono vedere gli altri?»
«Certo che mi possono vedere, sono un uomo ormai.»
«Cosa? Come è possibile?»
«Diciamo un semplice provvedimento disciplinare. Sai, lo sbaglio del tuo trapasso...»
«Ah, capisco. È stato a causa mia. Mi dispiace, se non fossi morto...»
«Ma che dici, sei pazzo? Causa tua?»
«Be’, se non era per me tu forse facevi carriera... ma senti, ti sono comunque debitore. Ti devo la vita e non so come ringraziarti. Sai, qui è cambiato molto per me, anzi è cambiato tutto. Adesso sono sposato e ho una moglie fantastica, e ci sono anche tre magnifici pargoli. Ma la cosa più importante è che mi sento diverso. Ora sono dirigente e la cosa bella è che i miei dipendenti mi vogliono bene. Pensa che proprio ieri una mia impiegata è venuta da me persino a confidarsi, capisci? Mi ha parlato delle sue pene d’amore, mi ha detto che da quando l’ha lasciata il suo uomo non vive più e tante tante altre cose intime. Mi ha raccontato della sua vita passata... incredibile!»
«Ma vero.»
«E dimmi,» disse Lorenzo grato di poter raccontare queste cose a qualcuno, «tu come ti arrangi, di cosa ti occupi qui sulla terra?»
«Assisto anziani, disabili... faccio anche il baby sitter.»
«Sul serio? E lo sai fare?»
«In verità sono molto quotato, soprattutto con i bambini. C’è una certa sintonia con loro. Per me questo mondo è meraviglioso ma gli uomini adulti sono ancora troppo “alieni” per me. A proposito, non è che potresti darmi una mano? Sai, ho scelto di essere maschio e... a parte il servizio scarseggio in quanto a vita sociale.»
«Per tutti i diavoli, oh, scusa, non volevo pronunciare il nome della concorrenza.»
«Non fa niente. Allora, che ne dici?»
«Cosa ne dico? Che innanzitutto mi serviva proprio una baby sitter, e poi mi fa un immenso piacere poter parlare con qualcuno che mi può credere e capire. A volte mi capita di parlare a certi livelli, tu sai quali. Sapessi quanto è difficile trovare qualcuno...»
«...Che è stato in Paradiso? Ti capisco.»
Lorenzo tornò per un attimo col pensiero a quella settimana passata lassù.
«Certo fu un bel guaio, eh?» ricordò.
«Guaio?» l’angelo inarcò leggermente il sopracciglio destro.
«Già, il problema di comunicazione con l’angelo... cioè con te.»
«Ah, la sparizione del Certificato?» disse Antonal con uno strano sorriso.
«Certo, Lorenzo» continuò l’angelo, «ricordo benissimo. Devo dire che è stato un gioco da ragazzi. Non ci speravo.»
«Non ho capito, “cosa” non ci speravi?»
«Che “l’incidente” passasse così facilmente.»
Lorenzo non capì immediatamente, poi dopo qualche secondo realizzò. Sentì i capelli rizzarsi in testa.
«Spero solo che il Signore non sia in ascolto in questo momento» concluse Antonal.

“Quale grande sacrificio per me” pensò commosso Lorenzo.
“Chi ti dice che l’ho fatto per te” rispose telepaticamente l’ex angelo ridendo sotto i baffi.


IV – DIVERSI DECENNI DOPO

«Nonno Lorenzo, nonno Lorenzo, ci racconti ancora la storia del Paradiso?»
«Buoni, buoni bambini. Sù, andate in cucina, la zia vi ha preparato una merenda.» La giovane madre tentava di convincere i figli ed i cuginetti ad andare in cucina, voleva portarli lontano dal capezzale. Ma l’ostacolo era proprio il nonno che insisteva a farli rimanere.
«Perché vuoi che vadano?» disse il vecchio alla figlia maggiore.
«Papà, tu sei la persona più bizzarra e creativa che io abbia mai conosciuto, ma non puoi pretendere che dei bambini di pochi anni assistano...»
«Al mio trapasso?» L’uomo respirava a fatica.
«Papà, il dottore ha detto...»
«Lo so, ha detto che sono gli ultimi istanti della mia vita. Lo sento, non c’era bisogno che lo dicesse lui...»
I bambini entrarono di nuovo, stavolta la madre e la zia rinunciarono ad ogni tentativo di allontanarli.
«Signora,» intervenne il fidato maggiordomo, «la volontà di suo padre è ferma e lucida, e a questo punto credo che vada rispettata. Non si preoccupi dei bimbi.»
«Oh, grazie Antonal, come sempre hai il dono di farci riflettere in questa famiglia di pazzi. Devo riconoscere che tu riesci sempre a rimettere armonia fra noi, anche in questa circostanza. Sì, hai ragione, in fondo mio padre non ha tutti i torti.»
«Nonno, nonno, che possiamo fare per te?» domandarono i nipotini.
«Nulla piccoli miei, auguratemi solo di andare all’Inferno.»
«Papà ma che dici?» insorse a questo punto la figlia.
«So quel che dico, figlia mia.»
«Ma papà, quello fu solo un sogno, lo hai sempre detto.»
«Sì, ma io ci credo» e spirò.
Fu composto amorevolmente dal fedele maggiordomo e dalla moglie. Il sorriso era rimasto sulle sue labbra come succede ai santi.

* * *

tempo dopo
«Ma Antonal, per i bambini andava bene la storia del Paradiso, ma dire di voler andare all’Inferno è tutt’altra cosa, è sacrilegio!»
«Non si preoccupi signora, crescendo capiranno. Io li aiuterò.»


V - CAMBIAMENTO

Questa volta Lorenzo De Gregorio non trovò i notebook per collegarsi, ma il Potere Assoluto del pensiero che gli avrebbe consentito di realizzare semplicemente... tutto.

Santa libertà del pensiero.


VI - IL FINALE

La cosa più bella dell’intera vicenda è che Lorenzo De Gregorio, tra l’altro, riesce a comunicare con chi vuole, anche con i viventi del passato (del suo passato, cioè il nostro presente). Egli ha recentemente comunicato via email le ultime notizie di là e cioè l’abolizione totale dell’Inferno e, udite udite: in futuro l’Immensa Bontà Divina ci riserva un Decreto Divino che, dice Lorenzo, sarà una novità assoluta: la S.C.T. ovvero Soluzione di Continuità del Trapasso.
Come dire, immortalità per tutti.
ELIPIOVEX
00mercoledì 16 aprile 2008 23:05
(**) i pezzi indicati con l'asterisco sono stati tolti perché non adatti a questo forum.
ELIPIOVEX
00mercoledì 16 aprile 2008 23:06
E' una storia affascinante, come sempre trovo questo genere di storie.
Io però ho una concezione un po' più romantica del Paradiso.
Non credo che Dio abbia tanta dimestichezza con internet e le mail, ma non si sa mai: magari le ha create proprio lui a uso e consumo dell'uomo...
misterx78
00giovedì 17 aprile 2008 03:21

    Ah, ah, ah, soprattutto nella parte 'celestiale' si è annusato un pò d'odore di postmoderno con il verso tra gli anni '80 e l'inferno della burocrazia e i nostri giorni con l'inferno dei computer...
Davvero ironico.
Sarei molto curioso di sapere cosa c'èera scritto al posto degli asterischi..!
Cobite
00giovedì 17 aprile 2008 10:16
Re:
misterx78, 17/04/2008 3.21:


...
Sarei molto curioso di sapere cosa c'èera scritto al posto degli asterischi..!



Non dirlo a noi, ma, se proprio vuoi, ti consiglio di chiederlo in privato all'autore.

Giancarlo


Stefano Starano
00venerdì 18 aprile 2008 23:32
Riferimenti
Gli asterischi non avevano alcuna importanza.
Penso tu ti riferissi alle xxxx: esse si riferivano a un genere di persona non uomo e non donna.
Il termine usato è in romanesco.
fiordineve
00giovedì 1 maggio 2008 02:26




Un racconto lunghissimo eppure carico di ironia ed umorismo.

Un uomo arido ed un angelo pasticcione (mi ricorda Michael con John Travolta), ed una morale.

L'amore ci è donato gratuitamente e gratuitamente lo dobbiamo donare agli altri.
Quel Giorno non ci verrà chiesto quante volte abbiamo fatto sesso, ma come abbiamo usato i talenti e quell'Agape ricevuto.
L'amore sterile indurisce i cuori.


Davvero godibile. [SM=x142837] [SM=x142897] [SM=x142876] [SM=x142874]
Stefano Starano
00giovedì 1 maggio 2008 14:38
Grazie
Grazie Fiordineve per averci aggiunto del tuo, di qualcosa di universale.
Stef
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