Sharm el Sheikh: la perla del Mar Rosso, meta prediletta degli italiani
In principio era il deserto.
Per 3 mila anni i peggiori tagliagole del medioriente sono andati
a perdersi lì, a Sharm el Sheikh, al riparo dalla legge.
Allora li chiamavano i "pirati di sabbia".
Oggi con i suoi 423 alberghi, Sharm è diventata una miniera d'oro.
Grazie al suo mare, alle montagne incantate, è diventata una specie
di variopinta "Little Italy".
Per il turista fai da te è "l'esotico a portata di mano",
un paradiso a buon mercato a tre ore di volo da Roma.
Niente fuso orario ma stesso effetto di Cuba o di Miami,
mare limpido, vita spensierata. Basta camminare per i suoi viali,
per le mille multiproprietà o le villette a schiera
sulla costa per sentire idiomi familiari, il romanesco,
il bergamasco, il bolognese.
Un pezzo d'Egitto che tra tate filippine, ambulanti magrebine
e lap dancers del Baltico, sembra una piccola riviera
nella terra dei faraoni.
Per anni è stato un eterno cantiere a cielo aperto,
alberghi nati come funghi, di padroni italiani che 20 anni fa
tentarono la fortuna giocando su un nuovo tipo di attrazione,
l'acquario a misura d'uomo, il paradiso per i sub di tutto il mondo.
Ma non sono solo gli amanti del mare che ogni anno
fanno a gara per raggiungerla.
A Sharm ci può finire benissimo anche chi non sa nuotare per niente
o chi vuole fare pace con Dio.
È una delle capitali del divertimento e della vita notturna,
con i suoi mille locali, il Bus stop, l'hard Rock Cafè, Lo Smailàs,
a Coral Bay.
Luoghi frequentati da italiani, da tedeschi, da americani,
luoghi perfetti per tirare tardi e giocare alla dolce vita in trasferta.
E poi c'è la Sharm mistica, quella affascinante dei luoghi incantati
del monastero di santa Caterina, dei 725 gradini necessari
a raggiungere la vetta del Monte Sinai,
quella dove Dio consegnò a Mosé le tavole coi 10 comandamenti,
quella dove migliaia di italiani ogni anno vengono portati
per assistere all'alba della rigenerazione.
Si chiama così ed è qualcosa che nelle liste dei tour operator
non manca mai, come il the nel deserto, il motosafari
o la cena coi beduini, non importa poi se i beduini sono comparse
reclutate tra gli stessi camerieri dell'albergo in cui alloggiamo
e noi ci vestiamo come aspiranti archeologi, strani emuli di Lara Croft,
con i calzettoni arrotolati sulle caviglie e gli scarponi da montagna.
Agli italiani piace sognare.
Ci vanno perché si sentono un po’attori,
ci vanno in fondo perché di Sharm si sentono un po’padroni.
fonte TG5