GLI ULTIMI

Come dissipati nella nebbia
solitari
sono gli ultimi
che non hanno
nessuna opinione rilevante
rimasugli di un pasto irritante
e disgustoso.
Dio non sa nulla di quelle
anime di purgatorio duro
non le riconosce
perché il suo regno algido
non è per loro.
Tremano le mani
quando il sangue di dicembre
è freddo
e sembra fermo,
battono i denti, battono le ore
senza un cuore.
Uomini non-uomini
ogni legame è lacerato
inesorabilmente,
qualche coraggioso eroe forse
sfidando l’ignoranza
porterà la cena.
Porticati odiati
tane luride
buchi tra i marciapiedi
nessun diritto di parola
e le ossa consumano
la forza a stare in piedi.
Male nella bocca
e nelle spalle
gli occhi tumefatti
sono ormai incurabili
nemmeno l’urina
più si trattiene
quando l’acqua ghiacciata
assale
paralizzando le gambe.
L’asfalto sporco
giorno e notte
mentre la puzza cresce
dallo stomaco,
da questa terra
non si vedono più le stelle
ma solo il niente
che prima o poi
soffocherà il respiro.