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Pensieri di un netturbino e della sua spazzatura

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2018 19:38
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29/11/2018 19:38
 
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Solitario a tarda ora scendo nella via,
-un netturbino ed il suo sacco fondo come un precipizio-
l'unico momento in cui tutta la città è mia,
re indiscusso di rifiuti, foglie secche e di sporcizia.

Quando gelo, silenzio e foschia a te s'apprende,
rotti da poche luci dentro al caldo e l'eco di passi frettolosi,
non ti so dir quanti pensieri s'accavallano per la mente
ché i minuti per pensar non mi son rari né preziosi.

Mentre ficco nel mio sacco questo e quello,
un Santa Claus all'incontrario assai meno amato,
ristoro ad ogni parco e strada il suo bello
senza che il peso sulle mie spalle sia considerato.

Silenzioso sono, assai modesto
ma non c'è virtù nell'essere afoni in un concerto d'urlatori,
fin troppo facile essere invisibili del resto
o evitato per vestiti sporchi e fastidiosi odori.

Dopotutto a chi interessa del cestino dopo che il rifiuto vien buttato?
Chi ringrazia la colonna per aver fatto da sostegno?
E' automatico che chi c'è sempre venga dato per scontato
e che dell'attenzione degli altri non sia degno.

Tali cultori di appariscenza e bellezza,
accorati seduttori e festaioli,
mai si curano di non sparger a terra la monnezza,
"La raccoglieranno gli sfigati e i segaioli".

Miei cari, io brindo a voi con un calice di vino,
ché se il mio fato è raccoglier merda e massa tal siffatta
aspetto trepidante di cogliere anche voi e la vostra schiatta,
così filosofeggia il netturbino.


...

"E quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: A che tante facelle?Che fa l'aria infinita e quel profondo Infinito Seren? Che vuol dir questa Solitudine immensa? Ed io che sono?" G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
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