debona, 30/01/2013 12:19:
... sembrerebbe cosi' facile: be happy ... e via!
Alcuni decenni fa era in voga una psicoterapia del “pensiero positivo”, importata dagli Stati Uniti. Niente di nuovo: si trattava di auto indursi il buon umore ripetendo decine e decine di volte formulette come : “sono felice”, “ogni giorno mi sento meglio”, “ sono sempre più sicuro di me stesso”, “oggi è un giorno fortunato”, ecc. Fui tra quelli che ironizzarono su tale sorta di indotta autoipnosi,ben sapendo che certi disagi della psiche hanno radici profonde e richiedono altri metodi. Ricordo anche la canzonetta “Be happy”
Noi poeti usiamo sovente qualche spunto d'humour che sdrammatizza una vita troppo dura, e spesso sappiamo che certe realtà desiderabili, che compaiono nei versi, non corrispondono al volto della realtà effettiva.
In ogni caso le rimette vorrebbero contrastare quel clima a volte di tragica disperazione e di tetri topos, che aleggia nelle poesie, sapendo che possono suggestionare a una visione non serena della vita, ben più dell'indurre alla felicità chi ripete certe formulette ottimistiche
Mario