| | | OFFLINE | | Post: 122 Post: 122 | Registrato il: 25/11/2006
| Sesso: Femminile | |
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20/10/2007 15:35 | |
Devo fare una premessa, è fondamentale che la faccia:Sono una buona. Lo sanno tutti. Me lo si legge in faccia. Sono una di quelle persone troppo buone, che troppo spesso lasciano correre, non se la prendono mai per nessun motivo, ho una forte razionalità e mi immedesimo alla perfezione negli altri, al punto di capire i comportamenti degli altri nella gran parte delle situazioni.
Me lo ricordo come fosse ieri, la fotografia di quella mezz'ora infernale è nitida nella mia testa.
Avevo sonno, era una sera di dicembre delle vacanze di natale, faceva molto freddo, avevo il naso ghiacciato e le punta delle dita indolenzite, camminavo velocemente col nasò all'insù, bambina stregata dalle luci magiche di un periodo fatato...
Mi rifugiai in un bar e ordinai un cappuccino, il caldo iniziò presto a scaldarmi così mi levai il cappotto e mi guardai attorno, c'era una bianca nonnina con la nipote e un gruppo di ragazze che si scambiavano pacchi colorati e sacchetti luccicanti, c'era una bella atmosfera, sembrava di essere in un film natalizio.
Arrivò il mio cappuccino e mi voltai per ringraziare il ragazzo che me lo aveva portato, quando qualcosa richiamò la mia attenzione..una donna si stava sedendo al tavolo a fianco a me: era alta, portava i capelli troppo lunghi per la sua età di un biondo tinto ridicolo, indossava un vestito aderente verde bottiglia e una collana d'oro al collo, tuttò rallentò, ricordo ogni piega del suo abito, la posizione di ogni suo capello o il disegno di ogni sua singola ruga, non riuscivo a non guardarla, ne ero ipnotizzata, ogni secondo che passava il mio cuore accellerava i battiti, il fiato si faceva corto, e ogni muscolo del mio corpo si contraeva, poi accadde. Fu un istante. Un lampo. Accadde. Io ero ancora lì, lì dentro chiusa da qualche parte, ma quella lì sedutà non ero più io, la rabbia mi scorreva nelle vene, sentivo l'odio incendiare ogni mia cellula, la mia mano tremava violentemente e stringeva il manico della tazza bollente tanto che avrebbe potuto romperlo, l'istinto di lanciarle in pienbo volto l'oggetto era incontrollabile, gli occhi mi pulsavano fuori dalle orbite e sentii lente lacrime fredde bagnarmi le guance bollenti...
Era lei, la donna che mai avrei perdonato; la donna che aveva rovinato la vita di mia madre; l'essere che aveva ridotto la mia mamma alla depressione, all'essere una ragazzina insicura; la donna che le aveva portato via tutto ciò che amava; la donna che mio padre baciava prima di dare il bacio della buona notte a me e mia sorella; il mostro che aveva infranto i miei dolci colorati sogni di bambina; la strega che aveva macchiato la mia bianca favola; l'unica persona che mai avevo desiderato di ferire, desideravo con ogni mia forza che provasse il dolore che ci aveva provocato, volevo che la nostra soffernza la sommergesse fino a farla sprofondare, volevo che le nostre lacrime le otturassero la gola, volevo che ogni momento di tristezza di mia sorella le piovesse addosso acuminato..
Chiusi gli occhi, lasciai che le lacrime si consumassero da sole, respirai e mi alzai, stringevo già nella mano il pacchetto di sigarette, non le dissi nulla...ma la guardai, piantai i miei occhi, carichi di passato, di emozioni lontane riaffiorate come lame, di tristezza, colmi di momenti strappatimi ingiustamente, li fissai nei suoi e vidi qualcosa rompersi nei suoi, vidi le rughe diventare più profonde, vidi una smorfia contrarsi sul suo volto...vidi chiudersi un capitolo. L'odio si sciolse sotto alla mia pelle tesa, e per quella donna non sentii che pena.
Sono una persona buona, ma quel giorno, quel giorno ho desiderato uccidere. |