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MELACERBA

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2006 03:07
25/01/2006 03:07
 
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MELACERBA


Non vi conviene
credere ai romanzi,
credere alle parole affascinanti
di chi s'inventa
una vita di carta.
Io, per esempio,
non sono rinsavito,
come racconta il finale
della storia:
passato è il tempo,
non so dire quanto,
ma sono sempre
lo stesso di allora,
io sono sempre lo stesso
di prima,
io sono sempre lo stesso
di sempre.
Semplicemente,
adesso sono solo,
perché anche il mio scudiero
mi ha lasciato,
insieme alla speranza
e al pentimento.
Ora giro nei boschi,
in mezzo ai campi,
senza fermarmi mai,
la notte e il giorno.
Il mio cavallo è vecchio,
cieco e zoppo,
è monca della punta
la mia spada,
la mia lancia spaccata
nel suo mezzo,
il mio scudo affogato,
sprofondato
o trascinato via
dalla corrente,
varcando un fiume
su un ponte di corde,
portando il mio cavallo
sulle spalle;
il mio elmo
l'ho dato a una ragazza
che mi ha concesso
un bacio sulla bocca
e una succhiata
dal suo seno caldo,
profumato di rosa
e melacerba.
Altro non ho,
né cerco, e neanche spero,
ma nonostante tutto
non mi arrendo;
proseguo,
non conosco la paura:
non mi spaventa il vento,
né la pioggia,
non temo gelo,
frastuono, silenzio,
né tempeste di grandine
o di sabbia,
né bufere di sangue
o di parole;
sfido la morte
in giochi di prestigio,
d'acrobazia e vario altro talento
e, non lo credereste,
ho sempre vinto;
non ho paura del buio,
della luce,
fisso negli occhi il sole,
molto a lungo,
sempre senza provare
alcun dolore,
e parlo con la luna,
con le stelle,
amo l'asfalto
e odio la mia ombra:
spesso la inseguo
quando mi precede,
spesso la fuggo
quando mi rincorre.
Ho fatto anche di peggio,
ma, lo giuro,
non m'importa più nulla
della gloria,
e giro al largo
dai mulini a vento.
Mi chiamano
Chisciotte de la Mancha,
ed è quello che sono,
solo questo,
ma avrei potuto essere
ben altro,
avrei dovuto essere
tutt'altro.
Avrei voluto essere
un eroe,
uno dei tanti:
Achille, Ajace, Ulisse;
avrei voluto,
avrei potuto avere
la forza, la bellezza,
la ricchezza,
anche più d'Ercole,
d'Apollo e Mida;
avrei potuto avere
la maestà
ed il segreto
della conoscenza,
anche più di re Artù
e di Merlino.
Non potendo trovarmi
fra le mani
queste virtù,
sono quello che sono,
perché un punto intermedio
non esiste:
fra tutto e niente
non c'è via di mezzo.
E forse, in fondo,
questo è il mio segreto:
avrei voluto essere soltanto
giusto quello che sono,
o ancora meglio,
quello che sono diventato adesso,
senza mulini a vento
da attaccare,
senza, con me,
la stupida saggezza
del benpensante Sancho
che mi affianca,
con quel suo ragionevole bagaglio
di lenti dubbi
e di vigliaccheria
che, nel confronto,
esalta il mio coraggio.
Ebbene sì, lo ammetto,
lo confesso:
tutto quello che sono
io l'ho scelto,
anche se a volte piango,
a volte urlo
il mio risentimento
e il mio rimpianto,
mi specchio
su pozzanghere di ghiaccio
e sputo sull'immagine riflessa.
Eppure,
nonostante tutto questo,
sono quello che sono
e me ne vanto;
quanto ai rimorsi,
è un altro discorso.
Non cerco Dulcinea,
non la rincorro
sulle strade che sceglie
per sfuggirmi;
spesso la sua presenza,
o il suo miraggio,
mi riempie l'orizzonte
del pensiero,
della stessa mia vista
e del ricordo,
però non la amo più,
non ne ho più voglia,
forse nemmeno fosse lei,
un giorno,
a venire a cercarmi,
ad inseguirmi,
come ho fatto con lei
per molte strade,
come ho fatto con lei
per troppo tempo.
Non tento neanche più
di sostituirla,
son quasi pronto
per un nuovo amore,
sebbene non lo cerchi
e non mi manchi.
Proseguo il mio cammino
d'ogni giorno,
senza voltarmi
e alzando alto nel vento
il mio stendardo
e la sua nuova insegna:
una clessidra,
simbolo del tempo
che passa sul mio viso,
sul mio corpo,
lasciandolo coperto
di ferite,
che passa sui pensieri,
sul mio cuore,
lasciandomelo intatto,
sempre uguale,
immacolato nella giovinezza.
Altro non chiedo
al tempo ed alla vita:
come non cerco
stima e compassione,
non cerco l'immortalità
di un gesto,
non cerco lo stupore
degli sguardi,
non cerco il mito, il sogno,
la fortuna,
così non cerco più
neanche un amore.
Per il momento
può bastarmi un bacio,
una vetrina spalancata d'occhi,
una cascata di capelli sciolti,
l'ebrezza di una voce
e di un sorriso,
un profumo di rosa
e melacerba.


Walko

digilander.libero.it/Poetidellaluce/index_file/Page639.htm
[Modificato da Cobite 27/01/2009 18:01]
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