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Trilogia "Tre donne: Maria, Isa, Annie"

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2005 17:31
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Isa


ISA

Le cinque amiche inseparabili, le chiamavano così, tanti anni fa. Adesso hanno fra i trentasei e i quarant’anni ed è un caso assai raro che si ritrovino insieme, tutte quante, come questo pomeriggio. Che poi è stato un caso: due sono arrivate insieme, altra due a poca distanza di tempo una dall’altra, e per ultima lei, Isabella, che è uscita dall’ufficio alle diciotto. Si sono trovate per coincidenza dentro al supermercato e poi sono andate in un bar, hanno occupato un tavolino e parlano e raccontano, e si raccontano e ridono, ridono, ridono.
Isabella ha trentotto anni, ma è sempre stata un po’ la leader delle cinque amiche inseparabili. Anche adesso, che da anni si sono quasi perse di vista, ha subito preso il centro della scena, lei così sempre serena, così allegra, così sempre un po’ più intelligente e un po’ più colta degli altri, lei così sempre curata nell’aspetto: i capelli ordinati, trucco preciso e leggero, le unghie sempre smaltate, il suo vestire sportivo ed elegante, il suo sguardo sempre arguto e un po’ furbetto, dietro le lenti da miope, rotonde, con montatura leggera, lei con la sua ironia e quelle sue battute folgoranti, lei sempre di poche parole, a volte basta un certo sguardo dei suoi e anche l'uomo più spavaldo del mondo si ritira in silenzio, portando altrove, lontano il suo imbarazzo. “Fortunata te!”, è questa l’espressione ricorrente delle sue quattro amiche. Sì, perché delle cinque lei è l’unica sola, l’unica libera, senza legami, senza catene, senza nessuno a casa ad aspettarla. Le guarda, sbuffa e dice “eh, povere amiche!”, e ride, ride, ride.
Una si lamenta del marito geloso, l’altra sta per sposarsi e già si chiede se non starà per fare un grosso sbaglio, un’altra ha già due figli e i problemi, e i casini, l’ultima si è sposata da pochi mesi e non fa che ripetere “che noia!”. Le storie che raccontano dipingono scene di vita varia e indaffarata: la casa da comprare con il mutuo, tanti progetti da mettere in atto, lui che guarda la partita e urla, lui che se c’è da spostare un pezzo di mobilio ha mal di schiena e non si regge in piedi, ma dopo cinque minuti scende le scale di corsa, lui che l’accompagna anche a fare la spesa perché non si sa mai chi può incontrare, lui che sta in casa tutto il pomeriggio, lui che esce di sera con gli amici, lui che questo e che quello, lui lui, lui. “Fortunata te, Isa, l’hai scampata!”, e lei ride, ride, ride forte.
Lei no, non si è sprecata, non si è lasciata scegliere, non si è mai regalata. Gli uomini con lei hanno sempre provato soggezione, non sono mai riusciti a prevalere. Però anche lei ha avuto le sue storie, ha amato quelle storie, anche Isabella ha amato: lui che parlava poco e non rideva mai, non si sentiva all’altezza e lo diceva, era una vera lagna e l’ha mollato; lui che era sposato e lei non si sentiva al posto giusto, ma lui le ripeteva “non la amo, non la sopporto più”, però non la lasciava, non riusciva a decidersi mai, c’era il bambino, c’era la casa da costruire, c’erano tante cose, e infine ha scelto di restare con lei, hanno poi avuto un altro figlio, hanno finito la casa, hanno ritrovato un loro equilibrio, per quanto sempre precario, provvisorio, insomma è poi finita anche con lui; e lui che era troppo intelligente e troppo instabile, anche lui, come lei, così votato alla libertà, con le sue scappatelle che chiamava spazi di fuga, senza importanza, così com’era senza importanza quella loro storia, finita lentamente senza nemmeno rendersene conto, e dopo lui si è sposato, adesso gira spingendo lentamente un passeggino sul viale, chi l’avrebbe mai detto? Le amiche ridono e parlano, raccontano e ricordano: “l’hai scampata bella, Isa, tu sì che sei fortunata!”, e lei ride, ride, ride.
Si è fatto proprio tardi. Le cinque amiche si lasciano, ridendo: “dobbiamo ritrovarci, rivederci!”, e poi ognuna di loro torna a casa, torna alle proprie cose di ogni giorno. Isabella rientra e pensa “cosa mangio per cena?”. Ma poi perché cenare? E’ obbligatorio? Non deve rendere conto a nessuno, ha già mangiato un tramezzino e un po’ di patatine al bar, per adesso può anche bastare, poi magari più tardi, se ritorna un poco di appetito, si potrà sempre spiluccare qualcosa. Che fare? In televisione non c’è niente di bello, uscire…dove andare? Godersi in pace questa libertà? Leggere un libro o qualche cosa, ma no, meglio riposare la vista, lasciamo perdere anche la chat per questa sera: troppo casino, troppi cretini, troppe risse. Sarebbe il caso di fare qualche lavoro di casa, cambiare le tendine, fare le pulizie, ma no…chi se ne frega, non c’è mica nessuno che poi si lamenta, per lei va bene così, la casa serve per viverci, ci penserà domani, come ha detto già ieri, e l’altro ieri, e da un po’. L’unica cosa da fare è riposare, è stata una giornata pesante in ufficio, forse domani sarà pure peggio. Meglio vestire il pigiama e andare a letto, un bel concerto di Bach in sottofondo, per farsi accompagnare verso il sonno. Isa si infila sotto le lenzuola, si gira su un fianco, stringe fortissimo il suo vecchio koala di peluche… e piange, piange, piange.



24/02/2004 8.57


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