Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
  Pubblicazione di scrittori dilettanti È vietato copiare senza l'autorizzazione dell'autore. redazionedifiori@hotmail.com    

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

NERA

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2005 17:05
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 116
Post: 98
Registrato il: 30/01/2003
Sesso: Maschile
25/01/2005 16:55
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


NERA – Capitolo quarto


Per fortuna il Commissario è stato abbastanza veloce, dieci minuti in tutto. Viene verso la macchina, tiro giù il vetro del finestrino.
- Le restituisco il cellulare, Picco. Grazie.
- Di nulla. Novità dalla Centrale?
- No, routine. Aveva ragione sulla portiera: solo inutili pettegolezzi.
- Però pare abbia visto l’assassino…
- Non è detto, e comunque non è in grado di descriverlo.
- Ha detto che era un uomo normale, come me. Devo considerarmi indagato?
- No, la sua faccia è talmente comune che se qualcuno mi fornisse il suo preciso identikit dovrei mettere nella lista degli indagati un paio di milioni di persone. E comunque a me ha detto che somigliava al farmacista che sta nel palazzo.
- E’ vero, anche a me lo ha accennato. Ma stai lì al freddo? Sali in macchina, ti invito a mangiare un boccone.
- E va bene, mi devo sdebitare per il favore del telefonino. Ma si scordi che sia io a offrire, tanto meno ad essere suo ospite. Si fa alla romana.
- Come vuoi. Ti porto in un ristorantino che è la fine del mondo, e sono anche onesti.
- Devo fidarmi per forza, non mi intendo di ristoranti.

Non mi aspettavo che accettasse il mio invito, ma devo dire che oggi il Biagio mi sembra un po’ diverso dal solito, direi un po’ meno stronzo. Forse ha voglia di parlare un po’, in fondo è un uomo molto solo, deve avere anche lui i suoi problemi, ogni tanto dovrà pure lasciarsi un po’ andare, mica può sempre fare il riccio chiuso. Al ristorante prendo un fritto misto di mare, lui un risotto in bianco.

- Ma scusa Biagio, vieni in uno dei migliori ristoranti della riviera ligure per mangiare quella roba lì, tipo ospedale?
- La mia ulcera non mi permette stravizi. E poi il riso in bianco mi piace.
- Ah, ce l’hai veramente l’ulcera! Se ti incazzassi un po’ meno qualche volta…
- Vorrei vedere lei, Picco, se facesse questo mestiere del piffero e soprattutto se avesse avuto una moglie come la mia! Lo sa che non mi vuole concedere il divorzio quella megera? Sa cosa si potrebbe fare? Potrei ammazzarla e farla a pezzi, tutti penserebbero subito al quinto omicidio del mostro, e anche se il delitto gli venisse poi ingiustamente addebitato, bhè… uno più uno meno non fa gran differenza!
- Quanti anni ha sua moglie?
- Cinquantadue.
- Eh no, non rientra nella categoria delle vittime del mostro, è decisamente fuori età.
- E’ vero, accidenti. Non me ne va una dritta.

Come immaginavo: il Biagiotti oggi ha voglia di sfogarsi un po’, chissà che sia la volta buona che riesco a instaurare un minimo di rapporto umano decente con lui.

- Ma lo sai che non so nemmeno come ti chiami di nome? Biagiotti e poi…
- Biagio.
- Biagio? Ma davvero? Pensa che ti chiamavo così come diminutivo del cognome. Io mi chiamo Lino.
- Che orrore! Già è brutto come nome in sé, ma poi unito al cognome! Picco Lino! Ma non se ne rendono conto i genitori di certe stronzate che vanno a combinare quando decidono i nomi dei figli?
- Bhè, anche Biagio Biagiotti non è poi quel granché.
- Pienamente d’accordo. Ma Piccolino?! Ammetterà che è ridicolo! Se avevano una figlia i suoi come la chiamavano? Nata? Picco Nata! D’altronde ho un cugino che si chiama Setti e ha sposato una che si chiama Nervo, che così è diventata la Signora Nervosetti! Pazzesco!
- Comunque Lino è il diminutivo, in realtà mi chiamo Marcello.
- Bha, che nome! Mi sembra un nome da macellaio.
- E va bhè, non te ne va bene uno…

Improvvisamente il Commissario cambia registro e il discorso si fa interessante, quanto inatteso.

- Picco, le faccio una confidenza grossa, non so nemmeno io perché, forse perché non ne posso parlare al Procuratore: mi darebbe mandato di approfondire l’inchiesta e ho l’impressione che questo manderebbe tutto all’aria, poi non è che sia molto convinto, è solo una debole traccia, quasi inconsistente. Inutile dirle che conto sulla sua discrezione assoluta.
- Parola d’onore. C’è un indiziato?
- Non propriamente. Diciamo che ho trovato un esile collegamento fra la seconda e la quarta vittima del mostro: la seconda vittima frequentava con una certa assiduità una farmacia, pare fosse entrata in confidenza col farmacista, si davano del tu, e per un paio di sere ha aspettato che chiudesse la farmacia e sono andati via insieme, non si sa dove, forse a cena, magari a letto.
- Non mi dica che si tratta proprio del farmacista vicino di casa della quarta vittima!
- Proprio lui.
- Ma è stupefacente!
- Stupefacente? Ma che razza di termini usa?
- Tu cosa avresti detto?
- Avrei detto semplicemente: belàndi!
- Belàndi?
- Sì, ma posso anche capirla, lei è pur sempre un giornalista. Dov’eravamo rimasti?
- Al belìn….ehm… al farmacista…
- Ecco, è lui il sospettato numero uno a questo punto, anche perché non ho in mano altri elementi, questo è un caso maledettamente complicato.
- Immagino che l’opinione pubblica ti stia soffiando sul collo, e tu al momento brancoli nel buio.
- Ma lo sa che lei è proprio un compendio vivente di frasi fatte? Come si fa ad essere sempre così banali?
- Oh insomma, possibile che con te debba sempre stare attento a tutto quel che dico, nemmeno parlassi con la maestrina dalla penna rossa?
- La maestrina dalla penna rossa? Che roba è?
- Non hai letto il libro “Cuore”?
- No.
- Lo immaginavo. Mi stai sempre a correggere, a contestarmi le frasi. Che palle! In fondo questo è un “giallo-comico”, mica un capolavoro della letteratura mondiale!
- Mi urtano le banalità. E poi chi l’ha detto che i comici non devono scrivere come si deve? Idem i giallisti. Guardi Camilleri che successo che ha, scrivendo libri gialli! Lo sa Montalbano quanto guadagna? Il triplo del mio stipendio, eppure facciamo lo stesso mestiere! E anch’io ho le mie brave gatte da pelare… ecco, adesso ho detto anch’io una cazzata. Lei ha mai visto un Commissario capo della Squadra Omicidi intento a pelare un gatto?
- A dire il vero, no. Mai.
- Appunto. Poi chissà perché uno dovrebbe pelare un gatto, povera bestia! Ma lasciamo perdere queste facezie. Io non mi posso muovere allo scoperto con questo farmacista, non posso indagarlo apertamente, insomma è un casino.
- Capisco. Hai le mani legate, dovrai agire nell’ombra.
- Basta, me ne vado. Ho sentito abbastanza luoghi comuni per oggi.
- Aspetta, ti accompagno!
- No, vado a piedi, e non mi dica che ho ragione, che fa bene dopo pranzo fare quattro passi all’aria aperta, sennò com’è vero che mia moglie è una stronza, le sparo sul posto in mezzo agli occhi, così finisce il romanzo per la prematura scomparsa del protagonista. E mi dia del lei!!!

Il protagonista, o non piuttosto il co-protagonista? Ho l’impressione che Biagiotti mi stia rubando il centro della scena. Ma no, ma no. L’io narrante sono pur sempre io, e poi sono io il simpatico, il buono della situazione; lui è solo un gran rompicoglioni, cinico, antipatico e nevrastenico. Però ha avuto una bella intuizione, e siccome sono buono ho deciso che lo aiuterò. Svolgerò indagini parallelle sul farmacista, io non ho le mani legate, posso agire allo scoperto, sono libero come l’aria…Va bhè, adesso sto esagerando sul serio coi luoghi comuni, meglio darci un taglio.
Siccome il capitolo è ancora abbastanza corto, mi metto subito all’opera. Dovrò avvicinare il farmacista: la prima mossa, scontata, sarà quella di spacciarmi per un normale cliente, poi giocherò sul fatto di essere un giornalista, dirò che sto svolgendo un’inchiesta sui gravi ritardi delle Regioni nel rimborso alle farmacie dei medicinali soggetti a ticket, un argomento che gli farà sicuramente drizzare le orecchie: vorrà dire la sua, mi farò invitare da lui per un’intervista e avrò modo di vedere come vive, in quale ambiente; lì potrò eventualmente trovare qualche indizio, scoprire altri collegamenti con la prima e la terza vittima. Avrei dovuto proprio fare il poliziotto. Peccato stia dall’altra parte. Non nel senso che sono un delinquente, intendo dire nel senso che sono un giornalista di “nera”, e tra le categorie non corre buon sangue, si sa, e se non si sapesse basta andare a rileggere i dialoghi fra il sottoscritto e il Commissario Biagiotti per rendersene conto. A proposito di Biagio, ovviamente anche in questo caso lo terrò informato delle mie mosse e delle eventuali scoperte, prima o poi mi ringrazierà. O forse no. Non importa. Mi dirigo direttamente verso la farmacia.
Dopo un bel pezzo di strada mi rendo conto di aver trascurato un particolare, piccolo ma fondamentale: non ho idea di dove si trovi questa maledetta farmacia. Torno alla palazzina dove abita il farmacista, mi segno i nomi scritti sulla bottoniera coi campanelli poi entro in un bar, apro le Pagine Gialle e cerco le farmacie. Eccolo: “Farmacia Schiappacasse dott. Osvaldo”, è lui! Mi reco….no, mi reco non mi piace. Vado subito alla farmacia, entro, mi guardo intorno, getto uno sguardo oltre il banco: ci sono solo una ragazza con gli occhiali, carina davvero, e un uomo in camice bianco di almeno cinquant’anni. Preciso: il camice deve avere cinquant’anni, è ingiallito, rattrappito, rattoppato. L’uomo che lo indossa è intorno alla trentina, su per giù la mia età, e devo dire che mi rassomiglia. In effetti ho una faccia molto comune. Continuo a guardare la merce in esposizione per non dare nell’occhio. E’ davvero incredibile la mercanzia che si può trovare in una farmacia: ci sono passeggini, giochini, palloncini, chewing-gum, scarpe, calzini, collant, occhiali, shampoo, bagnischiuma, mutande, pannolini, pannoloni, carta igienica, preservativi, nasi e baffi finti. Mi accorgo di essere rimasto l’unico cliente presente nella farmacia. Mi rivolgo direttamente all’uomo.
- Eh eh, incredibile quanta roba si possa trovare in farmacia!
- E’ vero, non è più come ai tempi di mio padre, che si vendevano solo farmaci.
- Anche suo padre aveva un supermercato… ehm, voglio dire… una farmacia?
- Sì, anche mio nonno.
- Però!

Che cazzata che ho detto: “però!”. Così la conversazione langue, devo andare subito al nocciolo.

- Mi presento. Mi chiamo Marcello Picco, sono un giornalista del “Cittadino” di Genova, sto svolgendo un’inchiesta sui ritardi…
eccetera eccetera, come ho scritto alcune righe fa. Il pesce, cioè il farmacista, abbocca subito: si infervora, si impaonazza, si ingabibba, gesticola, dice che i soldi arrivano sempre tardi e col contagocce; gli propongo un’intervista, a casa sua, per stare più tranquilli. Mi invita per il pomeriggio seguente, la farmacia aprirà alle 17, se arrivo verso le 14 a casa sua avremo circa tre ore di tempo per parlare. Ottimo. Continuiamo a chiacchierare di varie cose, gli sono già diventato simpatico, si fida di me. La rete è lanciata, anzi, qualcosa ho già raccolto nel momento in cui lo saluto e ci confermiamo l’arrivederci a domani: ho trovato un possibile collegamento con la terza vittima. Il farmacista mi ha detto che non vede l’ora di arrivare al 15 gennaio, quando chiuderà per ferie e se ne andrà per tre settimane a Cervinia, come ogni anno. La terza vittima lo scorso anno, nello stesso periodo, era proprio andata a fare una settimana bianca a Cervinia. Probabile che si siano conosciuti, magari erano nello stesso albergo, o si sono incontrati su una pista, hanno scoperto di essere entrambi di Genova, hanno fatto amicizia, sono entrati in confidenza, si sono scambiati i rispettivi numeri telefonici. Nulla di più probabile. Poi, mesi dopo, il farmacista-serial killer avrebbe ripreso contatto con la donna, lei l’avrebbe invitato a cena a casa sua, lui l’avrebbe uccisa e fatta a pezzi e poi avrebbe fermato tutti gli orologi, come suo solito. Uso il condizionale perché anche questa è una traccia appena accennata, ma è un altro indizio che va ad aggiungersi agli altri, sebbene al momento ancora troppo ipotetico. Dovrò approfondire, e dovrò anche trovare un possibile collegamento con la prima vittima. Intanto torno al giornale per battere un pezzo interlocutorio, assolutamente discreto, ma leggermente insinuante: “La polizia brancola nel buio? Diciamo piuttosto che si muove nella penombra. All’apparenza il quadro è ancora fosco, ogni possibile strada dell’indagine tende a tramutarsi repentinamente in vicolo cieco, ma c’è come l’impressione che qualche tessera vada lentamente a trovare il giusto incastro, per la composizione di un mosaico ancora frammentario, nebuloso, eppure al tempo stesso…..” uhm, al tempo stesso cosa? Mi sono incartato. Ci penserò su al giornale. Parcheggio, attraverso di corsa la strada tra lo sguardo ammirato dei passanti che notano la mia eleganza sportiva e il mio fisico asciutto e slanciato, l’equilibrio aggraziato dei miei movimenti mentre procedo ad ampie falcate sul marciapiede, con quella mia tipica aria sana e un po’ “americana”, il mento volitivo, il sorriso aperto, la dentatura perfetta e splendente da non fumatore, l’andatura leggiadra, appena appena ondeggiante, il passo svelto, sicuro e… accidenti! Ho pestato una merda!



27/02/2004 5.44


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:53. Versione: Stampabile | Mobile | Regolamento | Privacy
FreeForumZone [v.6.1] - Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com