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GIUSEPPE UNGARETTI antologia

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2010 17:52
09/06/2005 17:18
 
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SENZA PIU' PESO

da IL SENTIMENTO DEL TEMPO
- da L'AMORE



Per un Iddio che rida come un bimbo,
Tanti gridi di passeri,
Tante danze nei rami,

Un'anima si fa senza più peso,
I prati hanno una tale tenerezza,
Tale pudore negli occhi rivive,

Le mani come foglie
S'incantano nell'aria...

Chi teme più, chi giudica?

1934
09/06/2005 17:19
 
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RISVEGLI

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO



Ogni mio momento
io l'ho vissuto
un'altra volta
in un'epoca fonda
fuori di me

Sono lontano colla mia memoria
dietro a quelle vite perse

Mi desto in un bagno
di care cose consuete
sorpreso
e raddolcito

Rincorro le nuvole
che si sciolgono dolcemente
cogli occhi attenti
e mi rammento
di qualche amico
morto

Ma Dio cos'è?

E la creatura
atterrita
sbarra gli occhi
e accoglie
gocciole di stelle
e la pianura muta

E si sente
riavere

Mariano, il 29 giugno 1916
09/06/2005 17:20
 
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PESO

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO



Quel contadino
si affida alla medaglia
di Sant'Antonio
e va leggero

Ma ben sola e ben nuda
senza miraggio
porto la mia anima

Mariano, il 29 giugno 1916

09/06/2005 17:21
 
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O NOTTE

da IL SENTIMENTO DEL TEMPO
- PRIME



Dall'ampia ansia dell'alba
Svelata alberatura.

Dolorosi risvegli.

Foglie, sorelle foglie,
Vi ascolto nel lamento.

Autunni,
Moribonde dolcezze.

O gioventù,
Passata è appena l'ora del distacco.

Cieli alti della gioventù,
Libero slancio.

E già sono deserto.

Preso in questa curva malinconia.

Ma la notte sperde le lontananze.

Oceanici silenzi,
Astrali nidi d'illusione,

O notte.

1919

09/06/2005 17:22
 
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MONOTONIA

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO



Fermato a due sassi
languisco
sotto questa
volta appannata
di cielo

Il groviglio dei sentieri
possiede la mia cecità

Nulla è più squallido
di questa monotonia

Una volta
non sapevo
ch'è una cosa
qualunque
perfino
la consunzione serale
del cielo

E sulla mia terra affricana
calmata
a una arpeggio
perso nell'aria
mi rinnovavo

Valloncello dell'Albero Isolato, il 22 agosto 1926

09/06/2005 17:23
 
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L'ISOLA

da IL SENTIMENTO DEL TEMPO
- da LA FINE DI CRONO



A una proda ove sera era perenne
Di anziane selve assorte, scese,
E s'inoltrò
E lo richiamò rumore di penne
Ch'erasi sciolto dallo stridulo
Batticuore dell'acqua torrida,
E una larva (languiva
E rifioriva) vide;
Ritornato a salire vide
Ch'era un aninfa e dormiva
Ritta abbracciata a un olmo.

In sé da simulacro a fiamma vera
Errando, giunse a un prato ove
L'ombra negli occhi s'addensava
Delle vergini come
Sera appiè degli ulivi;
Distillavano i rami
Una pioggia pigra di dardi,
Qua pecore s'erano appisolate
Sotto il liscio tepore,
Altre brucavano
La coltre luminosa;
Le mani del pastore erano un vetro
Levigato da fioca febbre.

1925

09/06/2005 17:24
 
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LA PIETA'

da IL SENTIMENTO DEL TEMPO
- da INNI



1.

Sono un uomo ferito.

E me ne vorrei andare
E finalmente giungere,
Pietà, dove si ascolta
L'uomo che è dolo con sé.

Non ho che superbia e bontà.

E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.

Ma per essi sto in pena.
Non sarei degno di tornare in me?

Ho popolato di nomi il silenzio.

Ho fatto a pezzi cuore e mente
Per cadere in servitù di parole?

Regno sopra fantasmi.

O figlie secche,
Anima portata qua e là...

No, odio il vento e la sua voce
Di bestia immemorabile.

Dio, coloro che t'implorano
Non ti conoscono più che di nome?

M'hai discacciato dalla vita.

Mi discaccerai dalla morte?

Forse l'uomo è anche indegno di sperare.

Anche la fonte del rimorso è secca?

Il peccato che importa,
Se alla purezza non conduce più.

La carne si ricorda appena
che una volta fu forte.

E' folle e usata, l'anima.

Dio, guarda la nostra debolezza.

Vorremmo una certezza.

Di noi nemmeno più ridi?

E compiangici dunque, crudeltà.

Non ne posso più di stare murato
Nel desiderio senza amore.

Una traccia mostraci di giustizia.

La tua legge qual è?

Fulmina le mie povere emozioni,
Liberami dall'inquietudine.

Sono stanco di urlare senza voce.

2.

Malinconiosa carne
Dove una volta pullulò la gioia,
Occhi socchiusi del risveglio stanco,
Tu vedi, anima troppo matura,
Quel che sarò, caduto nella terra?

E' nei vivi la strada dei defunti,

Siamo noi la fiumana d'ombre,

Sono esse il grano che ci scoppia in sogno,

Loro è la lontananza che ci resta,

E loro è l'ombra che dà peso ai nomi.

La speranza d'un mucchio d'ombra
E null'altro è la nostra sorte?

E tu non saresti che un sogno, Dio?

Almeno un sogno, temerari,
Vogliamo ti somigli.

E' parto della demenza più chiara.

Non trema in nuvole di rami
Come passeri di mattina
Al filo delle palpebre.

In noi sta e langue, piaga misteriosa.

3.

La luce che ci punge
E' un filo sempre più sottile.

Più non abbagli tu, se non uccidi?
Dammi questa gioia suprema.

4.

L'uomo, monotono universo,
Crede allargarsi i beni
E dalle sue mani febbrili
Non escono senza fine che limiti.

Attaccato sul vuoto
Al suo filo di ragno,
Non teme e non seduce
Se non il proprio grido.

Ripara il logorio alzando tombe,
E per pensarti, Eterno,
Non ha che le bestemmie.

1928

09/06/2005 17:25
 
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IL LAMPO DELLA BOCCA

da DIALOGO
- da UNGA'



Migliaia d'uomini prima di me,
Ed anche più di me carichi d'anni,
Mortalmente ferì
Il lampo d'una bocca.

Questo non è motivo
Che attenuerà il soffrire.

Ma se mi guardi con pietà,
E mi parli, si diffonde una musica,
Dimentico che brucia la ferita.

1966 - 1968

09/06/2005 17:26
 
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INNO ALLA MORTE

da IL SENTIMENTO DEL TEMPO
- da LA FINE DI CRONO



Amore, mio giovine emblema,
Tornato a dorare la terra,
Diffuso entro il giorno rupestre,
E' l'ultima volta che miro
(Appiè del botro, d'irruenti
Acque sontuoso, d'antri
Funesto) la scia di luce
Che pari alla tortora lamentosa
Sull'erba svagata si turba.

Amore, salute lucente,
Mi pesano gli anni venturi.

Abbandonata la mazza fedele,
Scivolerò nell'acqua buia
Senza rimpianto.

Morte, arido fiume...

Immemore sorella, morte,
L'uguale mi farai del sogno
Baciandomi.

Avrò il tuo passo,
Andrò senza lasciare impronta.

Mi darai il cuore immobile
D'un iddio, sarò innocente,
Non avrò più pensieri nè bontà.

Colla mente murata,
Cogli occhi caduti in oblio,
Farò da guida alla felicità.

1925

09/06/2005 17:27
 
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IL PORTO SEPOLTO

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO



Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde

Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d'inesauribile segreto


Mariano, il 29 giugno 1916

09/06/2005 17:28
 
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GIORNO PER GIORNO



"Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..."
E il volto già scomparso
Ma gli occhi ancora vivi
Dal guanciale volgeva alla finestra,
E riempivano passeri la stanza
Verso le briciole dal babbo sparse
Per distrarre il suo bibmo...

2.

Or apotrò baciare solo in sogno
Le fiduciose mani...
E discorro, lavoro,
Sono appena mutato, temo, fumo...
Come si può ch'io regga a tanta notte?...

3.

Mi porteranno gli anni
Chissà quali altri orrori,
Ma ti sentivo accanto,
M'avresti consolato...

4.

Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...

7.

In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...

8.

E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!...

10.

Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell'aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio..
.
11.

Passa la rondine e con essa estate,
E anch'io, mi dico, passerò...
Ma resti dell'amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall'inferno arrivo a qualche quiete...

12.

Sotto la scure il disilluso ramo
Cadendo si lamenta appena, meno
Che non la foglia al tocco della brezza...
E fu la furia che abbattè la tenera
Forma e la premurosa
Carità d'una voce mi consuma...

13.

Non più furori reca a me l'estate,
Nè primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per uno spoglio desiderio, inverno
Distende la stagione più clemente!...

15.

Rievocherò senza rimorso sempre
Un'incantevole agonia di sensi?
Ascolta, cieco: "Un'anima è partita
Dal comune castigo ancora illesa..."

Mi abbatterà meno di non più udire
I gridi vivi della sua purezza
Che di sentire quasi estinto in me
Il fremito pauroso della colpa?

17.

Fa dolce e forse qui vicino passi
Dicendo: "Questo sole e tanto spazio
ti calmino. Nel puro vento udire
Puoi il tempo camminare e la mia voce.
Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso
Lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l'aurora e intatto giorno"

09/06/2005 17:29
 
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FASE D'ORIENTE

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO



Nel molle giro di un sorriso
ci sentiamo legare da un turbine
di germogli di desiderio

Ci vendemmia il sole

Chiudiamo gli occhi
per vedere nuotare in un lago
infinite promesse

Ci rinveniamo a marcare la terra
con questo corpo
che ora troppo ci pesa

Versa, il 27 aprile 1916

09/06/2005 17:30
 
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DOVE LA LUCE

da IL SENTIMENTO DEL TEMPO
- da LEGGENDE



Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.

Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo.

1930

09/06/2005 17:31
 
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DESTINO

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO




Volti al travaglio
come una qualsiasi
fibra creata
perchè ci lamentiamo noi?

Mariano, il 14 luglio 1916

09/06/2005 17:32
 
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CROAZIA SEGRETA

da NUOVE
Roma, Harvard, Parigi, Roma, dal 12 aprile al 16 luglio 1969



LE BOCCHE DI CATTARO

Quando persi mio padre, nel 1890, e avevo solo due anni, mia madre
accolse in casa nostra, come una sorella maggiore, una vecchia donna,
e fu la mia tenerissima, espertissima fata.
Era venuta tanti anni prima in Egitto dalle Bocche di Cattaro dove
risiedeva, ma era per nascita più croata, se possibile, che non sia la
gente delle Bocche.
Lo stupore che ci raggiunge dai sogni, m'insegnò lei a indovinarlo.
Nessuno mai si rammenterà quanto se ne rammentava lei, di avventure
incredibili, nè meglio di lei le saprà raccontare per invadere la
mente e il cuore d'un bambino con un segreto inviolabile che ancora
oggi rimane fonte inesauribile di grazia e di miracoli, oggi che quel
bimbo è ancora e sempre bimbo, ma bimbo di ottant'anni.
Ho ritrovato Dunja l'altro giorno, ma senza più le grinze d'un secolo
d'anni che velandoli le sciupavano gli occhi rimpiccioliti, ma con il
ritorno scoperto degli occhioni notturni, scrigni di abissi di luce.
Di continuo ora la vedo bellissima giovane, Dunja, nell'oasi apparire,
e non potrà più attorno a me desolarmi il deserto, dove da tanto erravo.
Non ne dubito, prima induce a smarrimento di miraggi, Dunja, ma subito
il bimbo credulo assurge a bimbo di fede, per le liberazioni che sempre
frutterà la verità di Dunja.
Dunja, mi dice il nomade, da noi, significa universo.
Rinnova occhi d'universo, Dunja.

DUNJA

Si volge verso l'est l'ultimo amore,
Mi abbuia da là il sangue
Con tenebra degli occhi della cerva
Che se alla propria bocca lei li volga
Fanno più martoriante
Vellutandola, l'ardere mio chiuso.

Arrotondìo d'occhi della cerva
Stupita che gli umori suoi volubili

Di avvincere con passi le comandino
Irrefrenabili di slancio.

D'un balzo, gonfi d'ira
Gli strappi, va snodandosi
Dal garbo della schiena
La cerva che diviene
Una leoparda ombrosa.

O, nuovissimo sogno, non saresti
Per immutabile innocenza innata
Pecorella d'insolita avventura?

L'ultimo amore più degli altri strazia,
Certo lo va nutrendo
Crudele il ricordare.

Sei qui. Non mi rechi l'oblio te
Che come la puledra ora vacilli,
Trepida Gambe Lunghe?

D'oltre l'oblio rechi
D'oltre il ricordo i lampi.

Capricciosa croata notte lucida
Di me vai facendo
Uno schiavo ed un re.

Un re? Più non saresti l'indomabile?

L'IMPIETRITO E IL VELLUTO

Roma, notte del 31 dicembre 1969 - mattina del 1° gennaio 1970

Ho scoperto le barche che molleggiano
Sole, e le osservo non so dove, solo.

Non accadrà le accosti anima viva.

Impalpabile dito di macigno
Ne mostra di nascosto al sorteggiato
Gli scabri messi emersi dall'abisso
Che recano, dondolo nel vuoto,

Verso l'alambiccare
Del vecchissimo ossesso
La eco di strazio dello spento flutto
Durato appena un attimo
Sparito con le sue sinistre barche.

Mentre si avvicendavano
L'uno sull'altro addosso
I branchi annichiliti
Dei cavalloni del nitrire ignari,

Il velluto croato
Dello sguardo di Dunja,
Che sa come arretrarla di millenni,
Come assentarla, pietra
Dopo l'aggirarsi solito
Da uno smarrirsi all'altro,
Zingara in tenda di Asie,

Il velluto dello sguardo di Dunja
Fulmineo torna presente pietà.

09/06/2005 17:33
 
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C'ERA UNA VOLTA

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO



Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona

Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna

Quota Centoquarantuno, l'1 agosto 1916

09/06/2005 17:34
 
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CANTO

da IL SENTIMENTO DEL TEMPO
- da L'AMORE



Rivedo la tua bocca lenta
(Il mare le va incontro delle notti)
E la cavalla delle reni
In agonia caderti
Nelle mie braccia che cantavano,
E riportarti un sonno
Al colorito e a nuove morti.

E la crudele solitudine
Che in sè ciascuno scopre, se ama,
Ora tomba infinita,
Da te mi divide per sempre.

Cara, lontana come in uno specchio...

1932

09/06/2005 17:36
 
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A RIPOSO

da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO



Chi mi accompagnerà pei campi

Il sole si semina in diamanti
di gocciole d'acqua
sull'erba flessuosa

Resto docile
all'inclinazione
dell'universo sereno

Si dilatano le montagne
in sorsi d'ombra lilla
e vogano col cielo

Su alla volta lieve
l'incanto si è troncato

E piombo in me

E m'oscuro in un mio nido

Versa, il 27 aprile 1916

09/06/2005 17:37
 
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AMARO ACCORDO

da IL DOLORE
- da IL TEMPO E' MUTO



Oppure in un meriggio d'un ottobre
Dagli armoniosi colli
In mezzo a dense discendenti nuvole
I cavalli dei Dioscuri,
Alle cui zampe estatico
S'era fermato un bimbo,
Sopra i flutti spiccavano

(Per un amaro accordo dei ricordi
Verso ombre di banani
E di giganti erranti
Tartarughe entro blocchi
D'enormi acque impassibili:
Sotto altro ordine d'astri
Tra insoliti gabbiani)

Volo sino alla piana dove il bimbo
Frugando nella sabbia,
Dalla luce dei fulmini infiammata
La trasparenza delle care dita
Bagnate dalla pioggia contro vento,
Ghermiva tutti e quattro gli elementi.

Ma la morte è incolore e senza sensi
E, ignara d'ogni legge, come sempre,
Già lo sfiorava
Coi denti impudichi.

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26/08/2005 16:44
 
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VEGLIA

da L'ALLEGRIA - da IL PORTO SEPOLTO


Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore.
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.

Cima Quattro il 23 dicembre 1915



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ETERNO

Tra un fiore colto e l'altro donato
l'inesprimibile nulla



[Modificato da Cavolina 06/03/2006 23.27]

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TAPPETO

Ogni colore si espande e si adagia
negli altri colori

Per essere più solo se lo guardi

[Modificato da Cavolina 06/03/2006 23.28]

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NASCE FORSE

C'è la nebbia che ci cancella

Nasce forse un fiume quassù

Ascolto il canto delle sirene
del lago dov'era la città

[Modificato da Cavolina 06/03/2006 23.28]

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CASA MIA

Sorpresa
dopo tanto
d'un amore

Credevo di averlo sparpagliato
per il mondo

[Modificato da Cavolina 06/03/2006 23.28]

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NOTTE DI MAGGIO

Il cielo pone in capo
ai minareti
ghirlande di lumini

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IN GALLERIA

Un occhio di stelle
ci spia da quello stagno
e filtra la sua benedizione ghiacciata
su quest'acquario
di sonnambula noia

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UNIVERSO

Col mare
mi sono fatto
una bara
di freschezza

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SONNOLENZA

Questi dossi di monti
si sono coricati
nel buio delle valli

Non c'è più niente
che un gorgoglio
di grilli che mi raggiunge

E s'accompagna
alla mia inquietudine

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SOLITUDINE

Ma le mie urla
feriscono
come fulmini
la campana fioca
del cielo

Sprofondano impaurite

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DORMIRE

Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve

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