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Regole per la sillabazione delle parole italiane

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2012 14:17
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Riporto qui alcune regole per la sillabazione delle parole italiane tratte da “La grammatica della lingua italiana”, M. Sensini, Oscar Mondadori, pagg. 37-38 (non si tratta di metrica poetica)

...

· una vocale, quando è all’inizio di parola ed è seguita da una sola consonante, fa sillaba a sé: a-mi-co;

· le vocali di un dittongo o di un trittongo non possono mai essere divisi e, quindi, formano una sola sillaba: a-iuo-la, pie-de.

Erroneamente alcuni gruppi di vocali possono essere presi per dittonghi. Per non sbagliare è importante sapere che non forma dittongo il gruppo costituito dalla vocale i seguita da un’altra vocale nelle parole composte in cui la i appartiene alla prima parte del composto e le altre vocali alla seconda parte: ri-u-sci-re, chi-un-que. Allo stesso modo non forma dittongo e quindi è separabile dal resto la i seguita da altre vocali nelle parole derivate, se la forma primitiva della parola era accentuata sulla i e perciò non poteva formare dittongo: spi-a-re (da spì-a);

· due vocali in iato possono essere divise: ma-e-stro, e-ro-e;

· una consonante semplice posta tra due vocali o seguita da vocale forma sempre sillaba con la vocale che segue: pa-lo, a-mo-re, fi-lo-so-fo;

· le consonanti doppie si dividono sempre fra due sillabe, cioè una sta con la vocale che precede e l’altra con quella che segue: bal-lo, car-ret-tie-re.

· i gruppi di due o più consonanti diverse tra loro e consecutive formano sillaba con la vocale che le segue se costituiscono un gruppo che può trovarsi all’inizio di una parola: ca-pri-no, de-sti-no, di-ma-gri-re (in italiano esistono parole che iniziano con pri-, sti-, gri-: primo, stima, grigio);

· i gruppi di due o più consonanti diverse tra loro e consecutive si dividono in modo che la prima consonante del gruppo vada con la vocale precedente e l’altra o le altre con la vocale della sillaba che segue se non costituiscono un gruppo che può trovarsi all’inizio di una parola. Ciò succede, in particolare, con i gruppi consonantici bd, bs, cm, cn, ct, dm, gm, lm, mb, mp, nc, nt ecc.: bac-te-rio, im-por-tan-za, dif-te-ri-te, com-bi-na-zio-ne;

· la s seguita da una o più consonanti (la cosiddetta s preconsonantica) forma sillaba con la vocale che segue: ri-spo-sta, e-sclu-sio-ne;

· le parole composte con i prefissi trans-, tras-, dis-, cis-, in- e simili si possono dividere secondo le regole citate, oppure, specialmente se nella parola i due componenti sono sentiti ancora come distinti, conservando integro il prefisso: così si può sillabare tanto tras-por-ta-re quanto tra-spor-ta-re, tanto dis-per-de-re quanto di-sper-de-re. La tendenza della lingua, tuttavia, è quella di rispettare le regole generali: tra-spor-ta-re, di-sper-de-re, di-spor-si;

· i digrammi e i trigrammi non si dividono mai: in-ge-gno, bi-scia, fi-glia-stro.”

Preciso alcuni termini.

I dittonghi sono delle unità sillabiche composte di una i o una u semiconsonantiche + una vocale che può essere accentata o no. I dittonghi si dividono in due gruppi: i dittonghi ascendenti e i dittonghi discendenti.
I dittonghi ascendenti sono quelli che presentano la semiconsonante i o u prima della vocale.
Es.: piede, piove, chiesa, piazza, fiume, quello, questo, muoversi, palio, nuotare.
I dittonghi discendenti sono quelli che presentano prima la vocale e poi la i o la u semiconsonante. In questo caso le semiconsonanti sono chiamate più correttamente semivocali.
Es.: laurea, pausa, poi, mai, altrui, eucalipto, sei.

In italiano vi sono anche i trittonghi, che sono composti da tre vocali pronunciate con una sola emissione di voce e formano una sola sillaba. Sono formati da i e u semiconsonantiche + vocale accentata o da i semiconsonantica + vocale accentata + i semivocalica. Es.: buoi, suoi, miei, tuoi.

Lo iato avviene quando due vocali che sono una di seguito all’altra nel corpo della parola non vengono pronunciate con una sola emissione di voce, come nel caso dei dittonghi, e quindi non costituiscono un’unica sillaba, ma due.
Questo succede:
1- quando si incontrano le vocali a,e,o: e-ro-e, bo-a-to, pa-e-se;
2- quando una delle due vocali è una i o una u sulla quale cade l’accento: vì-a, spì-a, scì-a, pa-ù-ra.
In questo caso lo iato rimane anche nelle parole che derivano da quelle che portano tali vocali
accentate: vi-a-le, spi-a-ta, pa-u-ro-so.
3- dopo i prefissi ri-, bi-, e tri-. Es.: ri-u-sci-re, bi-en-na-le, tri-an-go-lo.
4- in parole derivate dal latino dove la u in una sequenza –uo, anche se non accentata, non è consonantica: in-no-cu-o.

Da notare come l’incontro della i con un’altra vocale non formi né un dittongo né uno iato quando la i stessa segue la c, la g, e i gruppi gruppo gl e sc. In questo caso la i è solo un segno grafico che serve per dare un suono dolce alle lettere e i gruppi suddetti. Es.: sciarpa, ciabatta, bacio, ciurma, foglia, giorno, giacca, figlio.

I digrammi sono rappresentati dai gruppi ch, gh, ci, gi, gl, gn, sc.
Se il digramma gl, oltre che da una i è seguito da un’altra vocale, il gruppo gli forma un trigramma.


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Giancarlo cobite




L'Amore sarà l'unica vittoria dell'ultima rivoluzione. Il resto è tempo crudele di non-uomini.


[Modificato da Cobite 14/10/2009 16:27]
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