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Quando al di qua o al di là

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2015 00:40
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08/04/2015 00:40
 
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Rosy.S, 21/03/2015 21:43:

Sicuramente bella, certamente da sfoltire anche per me [SM=g27822]
(ci ritornerò su) [SM=g27817]



Mi quoto e dico: sono di parola [SM=x142846]

Però, a furia di leggerla e rileggerla, ho imparato ad apprezzarla quasi nella sua interezza, e concordo con Nadia (sp3ranza): è una poesia molto significativa, profondissima [SM=x142873]

Dicevo che ho capito, leggendola molte volte, il motivo per cui inizialmente mi era apparsa troppo densa, quasi mancasse il respiro nella lettura... ed ecco cosa ho fatto sul mio word:
ho inserito qualche spazio dividendola in strofe, e tanto già mi è astato per assimilarla meglio;
poi ho avuto l'impressione che, scompigliandone un po' la versificazione, il ritmo mi persuadesse maggiormente, quasi divenisse più moderno e più accattivante...
Ora vorrei proporla così ad Angelo Michele Cozza, chiedendo innanzitutto scusa se mi sono permessa di osare, ma non avrei saputo spegarmi meglio se non andando direttamente alla lettura della sua poesia, i cui versi che metto in grassetto ho ammirato moltissimo; solo alcuni diciamo che non li afferro e per questo li trascuro, lasciandoli in grigio.

Ecco qua la tua splendida poesia:

Quando al di qua o al di là di quel che diciamo vita
la mente volge, e tra ambagi
il tutto sventra e discolora,
e crudeli corrono i dettagli di ricordi
non più legati al me estraneo che fui ieri,
afono scoppia un urlo in gola,
polvere fine di tristezze, poi, da tomboli
di solitudine s'alza, e un turbinio segue
mentre occhi e bocca sigillo.


Da incalzo di riesumare irritato
assente al domani ignoto
presente in un presente fatuo
pur qualche pensiero abuso
su lapidi di memorie e giorni
mentre per strapiombi vado
e greve dilegua e muore
l'attimo inutile vissuto.

Quanto tonfa e come s'abbuia
l'anima a visite di altri tempi:
nessun prodigio passato si ripete
nulla raggia da quel che avvenne
scampo non c'è ad ambascia di morte

che a tempo si accompagna
e concluso destino ammanta!


Ricompormi ridarmi forma e volto
nella mora dell'ombra
è poi il compito atroce
per rientrare in un'esistenza
che ancor a nulla riadduce.

Ah quando per viali solitari andando
non incontri abbagli e adeschi di speranze
e un'angoscia come maglio
cala e ti schiaccia cuore!
Nullificata l'agnizione
venuta meno per anemia l'illusione
a che vale recluso opporsi al fato?

Ahimè merlo che chioccoli
tra cingolo di alberi frondosi
mai più, come te, tornerò a cantare!





Non intendo dire che i due o tre versi in grigio vadano tolti, ma magari ne cambierei la forma in qualche altro modo (non so come)...

Colpisce quel grido soffocato nella strofa iniziale, in cui l'essere, spogliato dai ricordi del passato, quasi non si riconosce rispetto ad un tempo; ma che cos'è il presente se non il rapido passaggio del tempo in attimi che già non sono più? E che cos'è il futuro se non un'incognita che ci attende senza sapere cosa ci aspetta? Ecco che il pensiero si sofferma su "lapidi di memorie": quelle sono certezze del già vissuto, ma quanto dolorose l'averle perse, perdendo affetti, speranze di un'età più verde! Ed ecco che l'animo si rattrista, perché nulla si ripete...
Sembra che, per quanto il Poeta cerchi di trovare forza e conforto, la fugacità dell'esistenza vinca ogni resistenza e la solitudine diventa angoscia schiacciante... Vacilla la propria identità, si perdono i colori dell'illusione, il resto è fatalità... L'essere qui ed ora non consola, i fili dell'esistenza non sono nelle nostre mani, non possiamo determinare gli eventi né programmare il futuro...
La tristezza è l'unica nota dell'animo, a cui fa da sottofondo, contrastante, il canto di un merlo, il quale acuisce questo stato d'animo del poeta che ricorda quando anche lui, spensieratamente, cantava, ignaro di quale sarebbe stato il corso della vita futura.


Complimenti [SM=g27811]

(Spero di aver almeno in parte colto l'intento di questi versi).

A rileggerti [SM=g27822]




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