DRAGONEFIRE, 26/06/2015 16:58:
Ciao
Io non me ne intendo molto
Ma questa non è più prosa che poesia?
Comunque piaciuta!
E' una prosa poetica, caro Massimiliano. (E non una poesia prosastica). E non è prosa, perché la prosa ti spiega tutto, ti porta per le lunghe, e qui invece c'è molta sintesi. E nella sintesi ci sono poche parole che evocano un mondo. E per questo emozionano. La prosa piace o non piace, interessa o non interessa, la poesia coinvolge, evoca, suggestiona, emoziona. Ti inchioda a un verso e tu lo fai tuo.
Pensa a questo verso:
ogni momento dura solo un momento: ah, quanti ne avremmo voluti fermare, trattenerli fra le dita, negli occhi, nella mente... e invece è già cambiato il contesto, la scena, lo stato d'animo, dentro e fuori di noi. Anche la gioia, che proviamo, non resta mai uguale a se stessa.
e se pensiamo a tutte le gioie e ai dolori
e a quelle mani strette che volevano
alle violazioni degli occhi liberi di dire
Qui c'è un verso generico, il primo; seguono due versi che fanno riferimento a un momento e a una situazione precisa che solo l'Autore conosce; a quanto pare però in quel momento sono mancate le parole, c'è un non detto che è rimasto come in un limbo (- cosa poi - ne avremmo dovuto parlare), (forse perché non era il momento dell'intesa condivisa?), ma adesso è il tempo giusto: adesso, dopo potrebbe essere tardi, adesso è l'ora della raccolta dell'uva matura:
o parliamone adesso che non è tardi
e s’avvicina la vendemmia
E se ogni momento dura solo un momento, bisogna cogliere l'attimo nel momento giusto, in quel preciso momento, ché dopo potrebbe essere troppo tardi (come prima forse non erano maturate le condizioni adatte):
non dovrebbero mai cadere le parole
quelle dette davvero con tutte le mani forti
per mantenerle dentro quel cuore che ti vuole
per tutti i per sempre che sogniamo
Cribbio, se non è poesia questa, cos'è la poesia?
Quattro versi lasciano hanno una tale forza da lasciare ammutoliti!
Non dovrebbero mai cadere le parole...
Sono d'accordo, bisogna dirle le parole, dirle o/e scriverle, inciderle affinché il vento non le porti via a svanire nel nulla;
e non importa se...
anche se non ci crediamo più e non so
se è tempo d’andare o quello per tornare
e da qui mi chiedo cosa avremmo da dire
se un dio invidioso cancellasse il cammino
cosa avremmo da dire e cosa avremmo da guardare
...non importa se l'incertezza, l'insicurezza prova a distoglierci, le parole gettano le fondamenta, lasciarsi distogliere dal profferirle equivale a farci tendere lo sgambetto da un "dio invidioso"
vorrei chiedere al postino quante lettere
ha portato alle persone sbagliate
e quante volte avrebbe voluto strapparle
o dire a voce: non è il vostro sogno
non sono le vostre parole
sentirsi è una malattia e solo chi ama davvero
non ne morirà mai anche su treni diversi
L'ultima strofa è bellissima, ma dovrò leggerla a mentge fresca per trovare i collegamenti con quanto precede, che al momento mi sfuggono, e l'ora e la stanchezza non mi autano, tuttavia avverto una "drammatica poeticità" che me la fa apprezzare particolarmente.
Ciao.