Gaspy., 23/06/2015 09:25:
Un fiore violato
Nel mezzo della valle c'era un prato,
divinamente ricco di colori,
nel mezzo lì, fra tanti, tanti fiori
cresceva un fiore bianco delicato.
Di una rara bellezza era baciato,
puro come la neve quando scende
ed ogni cosa candida essa rende.
ma venne un toro e il fiore fu violato.
Sognava una fanciulla la sua vita,
nel cuore suo un fiume di promesse,
ed un futuro pien di gioia ambita.
Ma un bruto nauseabondo il sogno oppresse
inferse un'insanabile ferita
e furon le speranze allora fesse.
Gaspy
Invece di "
nel mezzo lì, fra tanti, tanti fiori", preferirei":
e lì nel mezzo, fra quei tanti fiori"
Invece di "cresceva un fiore bianco delicato" preferirei: "cresceva un giglio bianco delicato" (per non ripetere 3 volte "fiore/i", anzi 4 col titolo)
"
Di una rara bellezza era baciato" non va bene: si è "baciati da", non "baciati di"; le alternative sono: sostituire "Di" con "Da" lasciando "baciati", oppure: lasciare "Di" e cambiare il verbo, per esempio "ammantato", "dotato"
Propongo di modificare qualcosa in questi versi:
"Sognava una fanciulla la
sua vita,
nel cuore
suo un fiume di promesse,
ed un futuro
pien di gioia ambita."
per non ripetere "sua/suo", e poi quel "pien di gioia ambita": ambita mi sembra un termine poco adatto alla lirica, e l'espressione "pien di gioia", sarà per via dell'apocope, mi ricorda uno stile filastroccheggiante
molto meglio, secondo me, "nel cuore aveva un fiume di promesse", mentre al verso successivo, rimanendo nello stesso campo semantico, metterei: "sorgente di una gioia indefinita; in alternativa: "all'orizzonte gioia indefinita; ma le alternative possono essere tante e deciderai tu.
Ma il verso che proprio-proprio non mi vuole piacere è quello in chiusura:
"e
furon le speranze
allora fesse"
"furon": si ricade su una facile soluzione "ottocentesca"; per non parlare di "fesse" che credo di non aver mai sentito usare nel linguaggio orale contemporaneo, anzi mi sembra caduto in disuso.
Io concluderei dicendo:
"e luce al suo futuro non concesse."
Mi sembra molto più poetico, più attuale come linguaggio e con un senso ugualmente profondo, perché "non concesse" fa cadere la responsabilità del danno sul bruto come un peso di piombo sulla sua coscienza, mentre il termine "luce" ha un senso molto esteso, possiamo immaginare la ragazza confusa, delusa, disillusa, disgustata, prigioniera di un lungo tunnel tutto buio.
Nel mezzo della valle c'era un prato,
divinamente ricco di colori,
e lì nel mezzo, fra quei tanti fiori
cresceva un giglio bianco delicato.
Di una bellezza rara era dotato,
puro come la neve quando scende
ed ogni cosa candida essa rende,
ma venne un toro e il fiore fu violato.
Sognava una fanciulla la sua vita,
nel cuore aveva un fiume di promesse,
sorgente di una gioia indefinita;
ma un bruto nauseabondo il sogno oppresse
inferse un'insanabile ferita
e luce al suo futuro non concesse.
Scusami per il remake, ma mi sembra una poesia troppo importante e troppo bella per lasciarle quei seppur piccoli nei.