UN CANDIDO ABITO DA SPOSA

fiordineve
00martedì 21 agosto 2007 05:09
UN CANDIDO ABITO DA SPOSA

Non arrivava mai quel momento, erano lentissime le giornate, mettevo fretta al tempo che scandiva le ore più lunghe della mia esistenza. Il mio abito nuziale era già pronto e quanto era bello. Mi rimiravo davanti allo specchio, appoggiandomelo davanti, e mi sentivo lontana da quella stanza, come se una fata mi trasportasse verso altri luoghi; riprendevo a sognare ad occhi aperti ancora incredula che avrei sposato il ragazzo che amavo.
Lui alto biondo con gli occhi verdi, io più piccola ugualmente bionda con gli occhi azzurri; nella fantasia già mi vedevo circondata da tanti bimbi tutti uguali a noi due, tutti così chiari, e li stringevo a me; sapevo già i loro nomi: Francesca, Paolo, Matteo, Claudia, Marco e Benedetta. Ne volevo tanti io ero figlia unica non volevo soffrissero di solitudine come me, sarebbero stati amici e compagni, si sarebbero aiutati e nella nostra casa non sarebbe mancata l'allegria, le risate, i giochi e i litigi, naturalmente. Quando pensavo alla mia casa la vedevo con un eterno sole che danzava tra i rami degli alberi, colorando le finestre di acquamarina e di giada, io nella cucina preparavo pranzi squisiti, come negli spot televisi.
Francesco si sarebbe alzato, i bimbi con lui e avrebbero trovato brioches appena sfornate, caffè e latte e immenso amore. Si, sarebbe stata questa la mia vita.

Bene, è il momento atteso, indosso l'abito, il velo con una piccola coroncina, un giacchino di visone bianco, i guanti, tutto è a posto? Si, non manca nemmeno la neve che è caduta copiosa fino alla notte e c'è la nitidezza di un amore giovane e da coltivare. Poi è arrivato uno dei fratelli di Francesco ad avvisarmi che lui era davanti alla chiesa; salgo sulla Mercedes noleggiata, e lo vedo là....... ha un bouquet di roselline gigli e mughetti (come avrà fatto a procuraseli ancora non so), tra loro spicca un ramo di mimosa spvaldamente gialla.
Ed io mi sento bella, sono bella, lo vedo negli occhi dei presenti, una sposa bambina con gli occhi lucenti come lampdine di Natale.
Il mio velo si gonfia quando una folata di vento m'investe, è un bacio leggero, un soffio che mi augura buona fortuna, tanta neve sui tetti, sui prati, per me è l'immagine della favola che continua. Mentre mi avvio verso l'altare sorrido, quasi rido pensando a tutta quella folla che è venuta a vedere me, è venuta solo per me, papà aiuto mi sento svenire; pure questa musica mi fa scoppiare il cuore, sono così felice di donare la mia mano guantata ed unirla a quella del mio meraviglioso ragazzo, che ho amato da sempre e che non smetterò di amare mai. Un ristorante raffinato in una villa antica, musica per gli invitati perchè continuino a divertirsi mentre noi andiamo via. Una luna di miele perfetta e poi.......... l'incubo.

Ti ho buttato via, fatto a pezzi e gettato tra i rifiuti, ingannevole e illusorio abito nuziale; ho donato la mia purezza, certo, ma quanto mi hai fatto pagare questo matrimonio; ora non mi servi più, nessuno indosserà più quel maledetto, candido, immacolato, stregato abito da sposa; ed ancora adesso, se ci penso, chissà perchè piango.



FIORE





un@ltrame
00martedì 21 agosto 2007 11:34
[SM=x142944]

molte di noi hanno creduto che la loro vita acquistasse un senso nel giorno del loro matrimonio, e in esso hanno riversato tutte le aspettative del mondo.
a mia figlia cerco di insegnare che la sua vita ha valore in sè stessa, e che trovare qualcuno con cui condividerla è una gioia e un dono, ma non una necessità.
forse, cara fiore, cenerentola non ci ha fatto molto bene...

poi, neanche a dirlo, il tuo racconto è bellissimo. [SM=x142887]
ELIPIOVEX
00martedì 21 agosto 2007 15:28
Molto bello e toccante.
L'atmosfera del mio matrimonio è stata molto diversa.
Siamo arrivati nervosi a quel giorno principalmente perché c'era nervosismo in entrambe le nostre case.
A mio padre non andava bene niente. Io volevo un matrimonio semplice con un abito fatto in casa, la topolino prestata da mio zio e pochi fiori. Ho sempre desiderato così e così volevo che fosse.
Mio padre ha piantato la solfa che sua figlia non era una pezzente e non voleva si sposasse come una pezzente. Ho dovuto cedere all'ultimo minuto su alcune cose per non avere problemi il giorno del matrimonio.
A casa di mio marito era un inferno.
Mentre preparavo l'appartamento una settimana prima sentivo i miei suoceri urlare (erano di sopra a me) per ogni cosa. Avevo uno strano presentimento che sarebbe successo qualcosa di brutto di lì a poco e purtroppo non mi sbagliavo.
Il mio album di nozze non l'ha visto nessuno: il fotografo me l'ha consegnato dopo quattro mesi dal matrimonio una settimana prima che mia suocera entrasse in coma. Mio marito non ha più voluto vedere le foto di sua madre felice ancora con tutti i suoi capelli...
Di quel giorno ricordo una piccola nebbiolina e i fiori gialli, quelli della chiesa e quelli del parco in cui siamo andati a farci le foto.
Erano pochissimi (era ottobre) ma il fotografo ha saputo farli risaltare come se fossimo stati sommersi dai fiori gialli...
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