moneder
00venerdì 11 novembre 2016 05:38
Questa stagione, che incerta avanza biforme
rapprende il giorno e dilata la notte
affilata dai venti e da un fumifero aroma
di cave, di fragore di pietre,
e abbuiandosi trascina con sé un murmure
che sento me stesso.
Da questi spazi essere illeso pavento.
Oggi più spesso e illimitato un pensiero solo
disfa la stringa del non più poter avere,
e sacrario è immaginarti:
fresco smezzato smeraldo che dal fulgere
nascondono le tue alte ciglia lunghe
come lunga l'ombra maggiore è d'inverno.
Forse vivermi vuol dire
contare i tuoi sguardi e ordinarli
dal più spurio al meno
o spingersi adosso con più minaccia
l'amore per una vita insicura
o logora mente, grave ed agra
che si nutre ancora di questi ricordi.
E' questa scorza di reale che mi lega
a te, che forse solo credo vera ancora
dopo lunghi sogni e breve vita che furono,
e sono, quegli anni a me vicini e lontani.