fiordineve
00giovedì 8 aprile 2004 00:18

Sono stata adottata con altri 5 bambini.
I miei genitori adottivi fanno i medici, abitiamo in una bella casa di campagna, con due ettari di parco; non ci manca nulla, abbiamo amore, coccole, attenzioni, abiti griffati e pratichiamo qualsiasi sport.
Nuotiamo nella piscina di casa nostra, ridiamo molto; la tipica famiglia della pubblicità.
Mamma è sempre presente quando abbiamo bisogno di lei, papà lascia tutto se qualcuno di noi ha una gara importante o per portarci in campeggio.

Serenità!

Quindi cos'è questa inquietudine che non mi fa sentire serena, che non mi fa riposare, che mi mette addosso un'ansia incredibile?

Una sera, ormai ho diciotto anni e non sono più una mocciosa, lo dico ai miei genitori:
"Vorrei sapere chi mi ha partorita e chi erano coloro che mi hanno dato la vita; io vi voglio un bene immenso, ma vorrei conoscere le mie radici."

I miei si guardano, tra le lacrime, poi la mamma si alza, va nella sua stanza e mi porge una scatola ancora infiocchettata.
La apro e vi trovo un delizioso abitino da neonato e una lettera della mia madre naturale che mi spiega che, all'epoca della mia nascita lei aveva solo 15 anni, come il ragazzo che l'aveva messa incinta; i suoi erano morti da tempo, lei credeva nell'amore del ragazzo, di ottima famiglia; al suo rifiuto di abortire, i genitori del ragazzo la mandano in una clinica lussuosa per ragazze madri, le danno moltissimi soldi, a patto che non abbia altre pretese e che mi dia immediatamente in adozione.
Guardo i miei, piango con loro, no, non voglio più conoscere dei genitori fasulli, che per egoismo non mi hanno accolta; ho già questi: che sono fantastici che mi amano così tanto e non posso dare loro dolore in cambio della felicità con cui hanno intessuto la mia vita.
JACKdibimba
00giovedì 8 aprile 2004 19:39
fiore
è toccante il tuo racconto
e mi fa pensare,che i genitori
sono coloro che ti allevano,
e non coloro che ti marchiano
il sangue col loro D. N. A.
SU CON LA VITA..ciao.ale.







fiordineve
00venerdì 9 aprile 2004 01:30


Re Jack, è una storia di fantasia; io sono stata abbandonata dal mio padre biologico e MAI, nemmeno per scherzo, ho avuto il desiderio di conoscere le mie radici, che d'altra parte conosco bene.


E' vero MIO PADRE è quello che mi ha amato, allevato, tenuto per mano, che ora mi regala ancora più amore, semmai fosse possibile.
L'ho scritta pensando che, magari, qualcuno che ha vissuto la prova dell'adozione non rimpianga chi non l'ha voluto; che seppelisca il passato e viva nella SUA FAMIGLIA CHE LO HA ALLEVATO, senza farsi illusioni di nessun tipo sui genitori biologici.
darcri
00venerdì 9 aprile 2004 03:11
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