Quando saprò gridare

Jos de Vie
10giovedì 2 luglio 2015 10:47



Quando saprò gridare



Quando saprò gridare il mio dolore,
il salice che amavo da bambino
e i giunchi del ruscello dietro casa
si piegheranno in un devoto inchino,
fino alla foce, uno dopo l’altro;
le raffiche di voce arrufferanno
la chioma cotonata di mia madre
che inutilmente col viso sconvolto
il volto di mio padre andrà cercando;
e mulinando foglie riarse, viole,
e more sparse di spine ombreranno
il sole stanco di novembre e infine,
quando la furia si farà più atroce,
forse anche Dio s’accorgerà che esisto
e sentirà la prece che da sempre
oso, mesto e dubbioso, bisbigliare.




Vogliate scusarmi per la mia scarsa partecipazione al forum, ho apprezzato diverse poesie che mi riprometto di commentare quando sarò più sereno. [SM=x142891]
A.Bonelli
00venerdì 3 luglio 2015 08:09
Gia' questi versi sono un grido forte e risoluto..poesia scorrevolissima, quasi di getto, una delle migliori lette finora e se ci fosse la possibilita' di segnalarla, lo farei..
Bravo! [SM=g27811]
(Bog)
00venerdì 3 luglio 2015 10:10
Bellissima poesia: ottime immagini e sensazioni da brivido.

Complimenti.
garofano a.
00venerdì 3 luglio 2015 13:15
Bella senza dubbio.

Ciao Pino
Jos de Vie
00lunedì 6 luglio 2015 11:00
@ A.Bonelli

@ (Bog)

@ garofano a.



Vi ringrazio di cuore. Mi fa piacere che abbiate gradito. Troppo buoni! [SM=x142838]
alemar88
00mercoledì 8 luglio 2015 21:34
Struggente, malinconica... la poesia nata di getto (quasi) sempre offre delle perle da conservare :)
Rosy.S
00mercoledì 8 luglio 2015 22:58


Quando saprò gridare il mio dolore,
il salice che amavo da bambino
e i giunchi del ruscello dietro casa
si piegheranno in un devoto inchino,
fino alla foce, uno dopo l’altro;
le raffiche di voce arrufferanno
la chioma cotonata di mia madre

che inutilmente col viso sconvolto
il volto di mio padre andrà cercando;
e mulinando foglie riarse, viole,
e more sparse di spine ombreranno
il sole stanco di novembre e infine,
quando la furia si farà più atroce,
forse anche Dio s’accorgerà che esisto

e sentirà la prece che da sempre
oso, mesto e dubbioso, bisbigliare.


E' una poesia bellissima, come sempre lo sono le tue, la si legge con viva partecipazione, c'è come un dolore dolce e maturo come un frutto da offrire su un altare. Belle le immagini e i significati. I versi che ho evidenziato sono quelli che mi hanno conquistata per la musicalità estremamente armoniosa come piace a me; in quanto agli altri:

che inutilmente col viso sconvolto

l'accento in settima "prosasticizza" la lettura, allora preferirei gli accenti tonici su sesta e decima, invertendo:

che col viso sconvolto inutilmente

In questo caso ottersti anche una bella corrispondenza fonica finale tra inutilmente e cercando; inoltre allontaneresti "sconvolto" da "il volto" che sussegue.


Invece questi due versi non mi convincono:

e mulinando foglie riarse, viole,
e more sparse di spine ombreranno


ma non ho un'alternativa da suggerire.

Anche il verso finale secondo me non è all'altezza della prima parte della poesia. La parte che non mi piace è "oso, mesto e dubbioso" e anche la prece... non so, mesto e prece la invecchiano, secondo me. Che ne pensi di rinfrescarla un po'?
No, perché merita, nell'insieme è molto bella.

Ciao.
Rosy.S
10mercoledì 8 luglio 2015 23:03
alemar88, 08/07/2015 21:34:

Struggente, malinconica... la poesia nata di getto (quasi) sempre offre delle perle da conservare :)



Ma siamo sicuri sia nata di getto?

Io ci vedo della fine maestria, anche se, ripeto, manca un tantino così alla perfezione anche stilistica.

In genere la poesia di getto dà tali risultati solo dopo aver fatto molta gavetta, e può darsi che sia il caso di Jos... Non so, sentiamo l'Autore.


Violadaprile
00mercoledì 8 luglio 2015 23:16

Invece questi due versi non mi convincono:

e mulinando foglie riarse, viole,
e more sparse di spine ombreranno


ma non ho un'alternativa da suggerire.


quoto il dubbio di Rosy, anch'io non ero troppo convinta
ma io invece una soluzione l'avrei (ma naturalmente è solo il poeta che può dire l'ultima)


ossia:

e mulinando foglie riarse e viole,
more sparse di spine ombreggeranno


la e nel primo verso scompare assorbita da riarse, quindi non dà nessun fastidio

mentre nel secondo verso togliere la congiunzione iniziale non toglie nulla al senso e lascia una sillaba libera per il molto più normalmente eufonico "ombreggeranno"

per il resto, nessuna altra obiezione e tutto un bellissimo insieme armonico e malinconicamente melodioso
Jos de Vie
00giovedì 9 luglio 2015 10:23



@ alemar88

@ Rosy

@ Viola


Grazie per l’interesse dimostrato per quanto ho scritto e per i complimenti elargiti a profusione. [SM=g27828]

Faccio un unico intervento per rispondere un po’ a tutti.

Cosa intendete con “scrivere di getto” una poesia?
Se significa scriverla così per come la leggete, con la sua musicalità, le sue rime e assonanze e il ritmo, vi ringrazio per la stima, ma ha ragione Rosy: non sono un poeta tanto navigato da riuscire in tale complessa impresa.

Però non si pensi che sia una poesia nata a tavolino, come possono essere ad esempio, quelle della sezione degli “esercizi di scrittura” del nostro forum. Non ci sono “effetti speciali” o figure retoriche create ad hoc per suscitare nel lettore questo o quel sentimento.
La poesia nasce di getto, tutta, perché era già dentro di me, lo è stata da sempre!

Già avevo chiari (per averli conosciuti in prima persona) i luoghi , le persone, le situazioni, il periodo dell’anno (autunno) e sapevo già l’andamento parabolico che dal grido del primo verso si sarebbe spenta (dopo un momentaneo crescendo) al bisbiglio dell’ultimo verso, quasi a voler dare una risposta implicita al “quando” iniziale. La risposta è “mai”. Un “mai” che si evince in contrapposizione al “sempre” della sommessa preghiera.
Quindi, ricapitolando, la poesia nasce di getto nella sua interezza ma in seguito ha subito una operazione di maquillage per renderla più affascinante.

Comunque è una poesia che si legge tutta d’un fiato e per questo certe variazioni ritmiche sembrano non funzionare.
Un componimento in endecasillabi tutti di sesta risulta monotono e cantilenante. Ma, mentre il verso accentato in 4° e 8° spezza divinamente, l’endeca coll’accento in 7° , in questo componimento, ha un effetto negativo.

Per quando riguarda l’ottavo verso mi atterrò con piacere al suggerimento di Rosy.

I seguenti versi, invece:


e mulinando foglie riarse, viole,
e more sparse di spine ombreranno



non suonano bene prima di tutto per il già citato accento in 7°.
Essi nascono come una correzione della versione originale che ho rigettato perché trattavasi di polisindeto, figura retorica a me cara, che avevo già usato nella precedente poesia pubblicata sul forum e che m’imbarazzava riproporre.
E’ stato un errore anche perché ho perso due antitesi e un chiasmo vitali per il componimento.



vers. originale

e mulinando foglie riarse e viole
e more rosse e spine offuscheranno





Gli ultimi due versi, infine, presentano dei termini "demodé" [SM=x142839] .
Rosy, che mi legge da un po’, sa bene che è uno dei miei numerosi difetti quello di fare riferimento nella forma e nel linguaggio alla poesia datata e classica del liceo. Pian pianino sto cercando di ammodernare anche il lessico [SM=x142856] .

Così di botto mi vengono questi due versi :

e sentirà la voce che da sempre
flebile chiede aiuto al Cristo in croce.



Forse un po’ pacchiani… magari ci ragiono su con calma. [SM=x142935]


Grazie ancora per avermi dedicato il vostro tempo.



Rosy.S
00giovedì 9 luglio 2015 12:44

Jos, lo sai che non esagero nei complimenti, ma se dico che sei uno dei preferiti nel tuo genere mi devi credere; per stile e per temi mi ricordi molto da vicino le poesie di un altro mio amico che si chiama Francesco Ballero e scrive in genere in endecasillabi molto scorrevoli; me lo ricordi anche per il modo di porti di fronte alle osservazioni. Per esempio adoro che tu dica:
Così di botto mi vengono questi due versi [...] Forse un po’ pacchiani… magari ci ragiono su con calma
Il dubbio in giuste dosi fa bene[SM=g27822]
In effetti trovo che inserire anche Cristo e la croce dopo Dio possa appesantire, rendere retorico il concetto, e tu stesso non ne sei convinto:
beh, intanto ti dico che la tua modifica al penultimo verso con "voce" al posto di "prece" è ottima, secondo me [SM=g27811]
e vedi, un termine più 'laico' al posto dell'altro allarga credo anche la cerchia di coloro che non sono propriamente credenti e religiosi; ma la religiosità si avverte comunque, il termine voce rimanda sempre a un dialogo con l'Altissimo, e poco conta essere credenti o laici, perché credo non ci sia essere, anche non credente, che un Dio non se lo immagini o desideri.
Ed è proprio quella "voce" che mi suggerisce di suggerirti così l'ultimo verso, che probabilmente è vicino al tuo sentire:

quando la furia si farà più atroce,
forse anche Dio s’accorgerà che esisto
e sentirà la voce che da sempre
nel mio silenzio osava bisbigliare.


Mi piace molto il verbo in terza persona in quanto potenzia e mette in risalto la voce anziché l'io che emergeva nella versione con "oso", e poi mi piaceva anche "bisbigliare", trovo bella la sequenza e il rapporto tra questi termini:
......forse/sentirà......nel mio silenzio.......la voce.......che osava bisbigliare
(altro valido sinonimo potrebbe essere "osava sussurrare").


Questa la mia analisi, nel tentativo di eliminare anche quel "flebile" che per me ha ancora una stretta parentela con "mesto" (aggettivi che io non userei), comunque vedi tu.


Per quanto riguarda gli altri due versi... io dico devi, ma proprio devi ripristinare quelli che avevi messo all'origine!


vers. originale

e mulinando foglie riarse e viole
e more rosse e spine offuscheranno




Vedi, se anche a me le due "e" incolonnate nei due versi della versione che hai postato mi erano saltate all'occhio come a Viola, qui, invece, nella versione originaria senza virgole, le varie "e" mi piacciono molto; sembrano quasi formare un movimento rotondeggiante come il mulinello; vedi come le sensazioni possono cambiare! E suonano perfettamente!
Già la rilettura di Viola di quei due versi mi era sembrata più morbida e ombreggeranno mi era sembrato preferibile, senonché riflettendo sul senso, mi è parso che nel suggerimento di Viola l'azione di ombreggiare sia riferita solo alle more sparse, mentre invece io credo che tu voglia comprendere anche viole e foglie, che, facendo mulinello, adombrano il sole.
Leggo così:
e, mulinando, foglie riarse e viole e more rosse e spine offuscheranno il sole stanco di novembre
se si considera "mulinando" solo un inciso, si comprende che è triplice il soggetto del verbo "offuscheranno".
(Io avevo pensato "adombreranno", ma sia "offuscheranno" che "ombreggeranno" sono validi sinonimi)


Per quanto riguarda i motivi per cui ero titubante su alcuni versi, hai colto in pieno le mie perplessità dal punto di vista ritmico, bravissimo [SM=g27823]

E per finire:

Un componimento poetico di questa levatura non mi fa pensare neanche per un attimo che possa essere costruito a tavolino; che sia stata già dentro di te per me è chiaro, ma quella la chiamo ispirazione; il bello e la fatica vengono dopo, e infatti io mi riferivo a ciò che chiami maquillage [SM=g27822]


Auguri per la desiderata serenità.




Jos de Vie
00giovedì 9 luglio 2015 18:34
@ Rosy


intanto ti dico che la tua modifica al penultimo verso con "voce" al posto di "prece" è ottima, secondo me [SM=g27811]
e vedi, un termine più 'laico' al posto dell'altro allarga credo anche la cerchia di coloro che non sono propriamente credenti e religiosi; ma la religiosità si avverte comunque, il termine voce rimanda sempre a un dialogo con l'Altissimo, e poco conta essere credenti o laici, perché credo non ci sia essere, anche non credente, che un Dio non se lo immagini o desideri.



Del resto la voce è protagonista della poesia e motore di ciò che in essa si narra.


Ed è proprio quella "voce" che mi suggerisce di suggerirti così l'ultimo verso, che probabilmente è vicino al tuo sentire:

quando la furia si farà più atroce,
forse anche Dio s’accorgerà che esisto
e sentirà la voce che da sempre
nel mio silenzio osava bisbigliare.



Anche questo suggerimento è azzeccato, quindi, ben accetto [SM=x142829]



Per quanto riguarda gli altri due versi... io dico devi, ma proprio devi ripristinare quelli che avevi messo all'origine!


vers. originale

e mulinando foglie riarse e viole
e more rosse e spine offuscheranno



per me era cosa già fatta



nella versione originaria senza virgole, le varie "e" mi piacciono molto; sembrano quasi formare un movimento rotondeggiante come il mulinello; vedi come le sensazioni possono cambiare! E suonano perfettamente! [...] io credo che tu voglia comprendere anche viole e foglie, che, facendo mulinello, adombrano il sole.



ESATTAMENTE! [SM=x142906]



I complimenti non li quoto ché m'imbarazzano.

Grazie ancora!!! [SM=g27811]


Per chi non gradisce fare collage ecco la versione aggiornata dalla poesia:




Quando saprò gridare



Quando saprò gridare il mio dolore,
il salice che amavo da bambino
e i giunchi del ruscello dietro casa
si piegheranno in un devoto inchino,
fino alla foce, uno dopo l’altro;
le raffiche di voce arrufferanno
la chioma cotonata di mia madre
che col viso sconvolto inutilmente
il volto di mio padre andrà cercando;
e mulinando foglie riarse e viole
e more rosse e spine offuscheranno
il sole stanco di novembre e infine,
quando la furia si farà più atroce,
forse anche Dio s’accorgerà che esisto
e sentirà la voce che da sempre
nel mio silenzio osa bisbigliare.









Rosy.S
00giovedì 9 luglio 2015 20:34
L'ho riletta cercando di dimenticare tutto quello che abbiamo scritto in precedenza, e...



Jos de Vie:


Quando saprò gridare


Quando saprò gridare il mio dolore,
il salice che amavo da bambino
e i giunchi del ruscello dietro casa
si piegheranno in un devoto inchino,
fino alla foce, uno dopo l’altro;
le raffiche di voce arrufferanno
la chioma cotonata di mia madre
che col viso sconvolto inutilmente
il volto di mio padre andrà cercando;
e mulinando foglie riarse e viole
e more rosse e spine offuscheranno
il sole stanco di novembre e infine,
quando la furia si farà più atroce,
forse anche Dio s’accorgerà che esisto
e sentirà la voce che da sempre
nel mio silenzio osa bisbigliare.







... Jos, è UN CANTO SPLENDIDO!!! Scorre limpida come acqua di ruscello!


(e la tua voce sarà ascoltata)


[SM=x142944]


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