fiordineve
00sabato 14 febbraio 2004 22:48
POTEVA ESSERE AMORE?
Domenica di fine luglio.
Io e Carla pedaliamo in fretta per rispettare il coprifuoco imposto dai nostri genitori. Il gelato in città, quattro chiacchere con gli amici avevano fatto scomparire il tempo. Il sole, ancora alto, dardeggiava i suoi raggi caldi e luminosi ma una brezza leggera rendeva più facile il nostro percorso. Abbronzate, bionde, occhi chiari entrambe, giovanissime, cantavamo felici lungo la strada, ammirando quei prati che non esistono più.
Tutto ci rendeva felici, ci bastava poco, niente, avevamo mille sogni ed eravamo innamorate di mille ragazzi. Euforiche per la serata danzante che ci attendeva, sul campo di pattinaggio del nostro paese. I miei cavalieri sarebbero stati Tommy, suo fratello, e Claudio, un compagno di scuola; lei, accompagnata da Franco e da Giulio. Indecise su chi scegliere, perchè amavamo tutti e nessuno.
Ad un tratto un'auto sportiva ci sorpassa, noi sorpassiamo l'auto che si era fermata; il gioco continua per diverse volte, notiamo (e come non vederlo?) che al volante siede un ragazzo in divisa, bellissimo, un principe senza cavallo. Ma tanto i nostri cuori galoppavano più di un purosangue! Lo sconosciuto ci fa cenno di fermarci, impaurite ma curiose ci avviciniamo a lui.
Che botta al cuore! Capelli neri, occhi azzurrissimi, sorriso smagliante. Per me e Carla è subito amore. Ma è a me che si rivolge, presentandosi:
- Sono Paolo, abito a Roma, ma sono tenente alla base aerea di Ghedi (BS). Ti ho visto e volevo conoscerti!
Non dice l'età ma dalle rughe attorno agli occhi e agli angoli della bocca capisco che è molto più grande di me, forse di 10-15 anni. Carla, incavolata per essere così sfacciatamente ignorata, mi fa cenni di andare; lui mi chiede un appuntamento per la sera; quando gli dico i miei programmi, scuote la testa e dice:
- Può darsi che riesca a venire, ma non sono feste che fanno per me. Però aspettami.
Fissiamo un altro appuntamento, per il giorno dopo, davanti all'Upim, alle 16. Torno a casa volando, non mi interessa l'abito nuovo che devo indossare, non mi interessa ballare con i miei amici, sono sulle nuvole e, con una scusa, riesco a telefonare a Sonia raccontandole tutto. Lei, più esperta, mi dice:
- Domani, non ti lascio andare da sola; vengo anch'io con te. Voglio vederlo in faccia.
A me non importa, può venire anche tutta la città, sto volando e non voglio scendere. Musi lunghi tra i miei amici, ho rovinato la serata a tutti; mi parlano ed io sorrido soavemente; mi corteggiano ed io nemmeno li ascolto; io penso a Paolo e la notte mi sembra interminabile. Vorrei già fossero le quattro per incontrarlo.
Finalmente, arrivo in città in anticipo, come suggerito da Sonia, ci incontriamo io e lei in Galleria, davanti all'Upim per osservarlo senza che lui mi possa vedere. Alle 4 precise ecco la sua auto, lui è senza divisa. Parcheggia e si ferma davanti ad una vetrina; Sonia lo osserva ed esplode:
- Tu sei proprio scema! Non vedi quanto è più vecchio di te? Ora ti proporrà un giro in auto e, in men che non si dica, ti troverai violentata! Cerco di ribattere che un ufficiale non si comporterebbe mai così. E lei:
- Non sai nulla di lui, solo il suo nome, magari falso: ti ha detto il suo cognome, ti ha dato un biglietto da visita? Magari avrà una moglie a Roma, che ne sai?
Vedo Paolo camminare avanti e indietro e vorrei correre da lui, ma le parole di Sonia rimbombano dentro me. E se avesse ragione?Così lascio andare quello che poteva essere un amore, e seguo Sonia in Piazza Virgiliana, a mangiare un gelato con i miei amici, con la sofferenza dentro.
Da sempre mi chiedo: perchè non ho avuto il coraggio di vivere un'avventura clandestina, magari, invece di essere sempre la solita saggia, brava e perfettina?