POPOLI LIBERI
In nessun caso un popolo
deve essere privato
della libertà di gestire
la propria tradizione,
sia essa linguistica
o culturale o religiosa;
per ciò non ci deve essere
alcuna indebita ingerenza
da parte di altro stato,
al fine di limitarne
la sovranità da esercitare
sul proprio territorio;
né tanto meno di soffocarne
la libera espressione
di qualcuno degli aspetti
legati alle sue usanze.
Così pure a tale popolo
deve essere garantita
dal diritto internazionale,
insieme alla libertà,
pure l'autodeterminazione,
la cui perdita senz'altro
deriverebbe ai suoi danni
dalla sua iniqua conquista
da parte di popoli invasori,
nonché dalla schiavitù
che da loro gli verrebbe
ignominiosamente imposta.
Perciò, in quel luogo dove
i sacri diritti di un popolo
vengono con la prepotenza
gravemente lesi e calpestati,
è dovere imprescindibile
dell'intera collettività
armarsi fino ai denti
ed opporsi compatta e decisa
all'abominevole sopraffazione,
impegnandosi contro di essa
in una lotta senza quartiere.
Anzi, diventa un vero obbligo,
per ciascuno degli individui
di un popolo oppresso,
rivoltarsi e prendere parte
all'insurrezione armata,
magari anche votandosi
nel caso che occorresse
al supremo sacrificio,
al fine di abbattere
il suo dispotico oppressore
e di riconquistare con onore
la propria libertà.
In mancanza di sollevazione,
l'insostenibile schiavitù
di sicuro viene a privarlo
della preziosa facoltà
tanto di autodeterminarsi
quanto di autogovernarsi,
finendo per annientare in esso
sia la libera iniziativa
che la libertà di espressione.
E per esso, come si sa,
rappresentano entrambe le cose
la pregiata linfa vitale,
poiché in tutti i tempi
lo preservano da ogni forma
d'inciviltà e di barbarie,
oltre che salvaguardarne
con cura meticolosa
l'integrità e l'identità.
Ad ogni modo, un popolo
responsabilmente deve assumere
l'identico atteggiamento,
anche quando la sopraffazione
e il conseguente sopruso,
anziché da uno stato straniero,
gli dovessero provenire
dal proprio sovrano.
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