Sì, come dice David, quei sapori particolari esistono ancora, ma soprattutto esiste il passato e lascia senza parole.
Quando vorrò sentire l'odore di mosto o vedere il salnitro, il torrente fra i cipressi, verrò a rileggere questa poesia. Bellissima per me che ne rivivo ogni sfumatura:
Io sono l' ortica d'asfaltonon sapevo di stare nel soffitto
come teschio sorpreso dal passaggio
e già
Più orgoglioso di me il coccio impastato
di cenere ed il fiume
che- come rimembranza-
eternamente gira nei cipressi
Non è morta questa lingua che scende
lungo il ponte la fontana del canto
la compostezza greca
luce in salita e chiocciare sui letti
Meravigliose queste due quartine: il particolare l'hai reso universale, bravissimo.
Giuro di sapere il respiro
oltre l'offesa delle bottigliette
di grate e vicoli il rimbombo cupo
l' odor di mosto per vie sotterranee
Ah, le bottigliette... Si sa, "la mamma dei cretini è sempre incinta" e qualche deficiente incapace di rispetto dei luoghi, della natura e del passato esiste sempre ovunque...
Il pozzo è vasto, devastato forse
un ticchettio riporta alla coscienza
non bagna la pioggia il mio fondo
Ultimi versi da sottolineare per quello che dici, oltre che per come lo dici.
Mi è piaciuta molto, per gli elementi che hai colto oltre che per aver condiviso le stesse sensazioni.
Un abbraccio,
Ros