Mi sento (genere ironico)

Rosy.S
10mercoledì 24 giugno 2015 17:16
Mi sento


Mi sento così goffa, tutta pancia
viso cadente
e tette che non sanno più di niente,
ma la mia voce non smette di cantare,
e quanto più la pelle si fa a onde
la mente che sa scegliere
si affina,
e tra i rumori a cui diviene sorda
ascolta solo note di violini



R.

[SM=g27819]
puer longaevus
00mercoledì 24 giugno 2015 18:15
Re:
Rosy.S, 24/06/2015 17:16:

Mi sento


Mi sento così goffa, tutta pancia
viso cadente
e tette che non sanno più di niente,
ma la mia voce non smette di cantare,
e quanto più la pelle si fa a onde
la mente che sa scegliere
si affina,
e tra i rumori a cui diviene sorda
ascolta solo note di violini



R.

[SM=g27819]



non ti conoscevo così autoironica e direi pure così circense, portata a giocare e divertire, bene, la pausa [SM=x142910] ci vuole perché hai toccato problemi che a leggervi, dico te e Franco pure, si rabbuiano le cataratte del cielo, certo non ci andate sul sottile sui temi dell'ambiente e del sociale, ma qui almeno si ride e poi al violino mi commuovo, dai Rossà che la nostra vecchiaia avara se fa pure lei na grassa risata, io puro me la facetti oibò!!! sciaoooooo vir
debona
00mercoledì 24 giugno 2015 18:48
Carinissima, gustata tutta! [SM=x142946]
Raggio di Sole21.
00mercoledì 24 giugno 2015 19:11
Carina da matti. Una Rosy che non conoscevo neanch'io. Facciamola ogni tanto un po' di autoironia e poi facciamoci una gran bella risata tutti insieme.
Piaciutissima.

[SM=x142887]

Laura.
Orchidea
00giovedì 25 giugno 2015 17:47
fa bene non prendersi troppo sul serio [SM=g1602841]
Rosy.S
00sabato 27 giugno 2015 22:41
@ Virgilio
@ Giovanna
@ Laura
@ io.donna:

in realtà non sono nuova alle trovate ironiche, ma - non so perché - tutti mi ricordano come persona seria [SM=g27817] , al massimo come "maestrina dalla penna rossa" [SM=x142828]
e nessuno sospetta che mi piace anche ridere e scherzare [SM=g27835] o - se volete - esorcizzare [SM=x142832] (come in questo caso) [SM=g27828]


Grazie a tutta la compagnia [SM=g27823]


Violadaprile
00domenica 28 giugno 2015 03:06
ti dò una risposta che è un gioiello
almeno per me

un giorno, anzi, nel giorno del suo centesimo compleanno, qualcuno ha chiesto a Rita Levi Montalcini se non la disturbasse che il corpo mostrasse in modo così brutale i segni dell'età.


Emblematica e serissima risposta:

"il corpo può fare quello che vuole, IO sono la mente!"
[SM=x142887]
Rosy.S
00lunedì 29 giugno 2015 09:23
@ un giorno, anzi, nel giorno del suo centesimo compleanno, qualcuno ha chiesto a Rita Levi Montalcini se non la disturbasse che il corpo mostrasse in modo così brutale i segni dell'età.


Ma davvero hanno usato la parola "brutale"?

In fondo era magra come una signorina, sobria e quindi bella ancora.

A me sembrava più brutta M. Teresa di Calcutta, forse perché ho letto che i soldi ricevuti in beneficenza non erano tutti proprio puliti... e che non si sa quanto di ciò andasse ad arricchire il Vaticano... Non so quale sia la verità, ma sarebbe stato meglio darli per le ricerche scientifiche, invece di osannare le sofferenze dei malati e curarli con modalità oggi non ammissibili.

Che ne dici?


E comunque... arrivarci a cent'anni con una mente così lucida e brillante come quella della Montalcini: mi accontenterei di essere la sua serva [SM=x142830]

[SM=x142887]
Violadaprile
00giovedì 2 luglio 2015 04:13
La memoria non sempre aiuta, soprattutto nelle parti meno importanti
per certo non hanno usato la parola "brutale", anche se la notizia riportata mille volte avrà certo preso stradine e rigagnoli di qualunque tipo

ti dico cosa è certo:
-che fosse il giorno del suo centesimo compleanno
-che qualcuno abbia fatto osservazioni inopportune e domande da giornalista

ed è certissima, parola per parola, la risposta

e mio dio, mi ha fatto delirare
quale lucidità, quale levatura mentale, quale fierezza in poche parole
di fronte a un mondo che fa della chirurgia plastica una religione, il coraggio morale di elevare la propria essenza a un punto fermo e incrollabile, il proprio essere mentale al centro del proprio singolare universo (e dato il personaggio neanche tanto proprio ma direi sociale e universale) è il segno che stacca dall'essere qualunque o dall'essere nessuno

perdona la presunzione, io non vorrei essere la sua serva ma vorrei essere lei
pagando anche con lacrime e sangue una tale levatura spirituale e mentale
porterei sacrifici inni e peana a qualunque altare di qualunque dio che mi desse un briciolo della sua saggezza e del suo orgoglio
ci provo, a mantenere il mio fiero sentire, quanto a riuscirci lo dirà solo il tempo


PS
tra parentesi, preferisco la fierezza, del poco o del tanto che si ha, piuttosto della sia pure scherzosa ironia, che mi intristisce
l'ironia in qualche modo mi sembra una velata forma di acquiescenza alle mode, dove il disfacimento del corpo assume più importanza della saggezza antica, che decretava il senato (il governo dei vecchi) come il più adatto a reggere le pubbliche e private cose
la senescenza (parola che ha a che vedere con senno) non è disfacimento fisico ma è meravigliosamente uguale a saggezza e rispetto

c'è un tempo per ogni cosa, ed è sempre un tempo meraviglioso
ma c'è anche un tempo per tutte le cose e tutti i tempi per tutte le cose, apparentemente asincrone ma in realtà del tutto appropriate, ad ogni tempo e ad ogni età
Violadaprile
00giovedì 2 luglio 2015 04:25
quanto a Teresa di Calcutta, non ho preferenze, se non una leggera propensione per un atteggiamento scientifico piuttosto che fideistico, che mi è proprio

nessuna delle due sembra brutta o bella, non a me, entrambe hanno dato quello che potevano e che sapevano dare, ciascuna a suo modo

Teresa è osannata perché le folle amano gli slanci soprattutto emotivi, Rita è apprezzata perché al mondo ha dato tanto, su altri piani
ciascuna ha fatto del bene a modo suo, ciascuna ha fatto molto bene, senza poter fare paragoni col bilancino

però se parli a me, anti-Junghiana e Freudiana fino agli estremi limiti, chiedermi un giudizio obbiettivo e soprattutto di valore universale non puoi
io non sono obbiettiva
ma io vedo i lati delle medaglie e quando ci troviamo di fronte a un dare cosi estremo mettere li un giudizio diventa cosa infattibile e inaccettabile
=D
Rosy.S
00giovedì 2 luglio 2015 10:31
Violadaprile:

(...) quale lucidità, quale levatura mentale, quale fierezza in poche parole
di fronte a un mondo che fa della chirurgia plastica una religione, il coraggio morale di elevare la propria essenza a un punto fermo e incrollabile, il proprio essere mentale (...)

perdona la presunzione, io non vorrei essere la sua serva ma vorrei essere lei
pagando anche con lacrime e sangue una tale levatura spirituale e mentale
porterei sacrifici inni e peana a qualunque altare di qualunque dio che mi desse un briciolo della sua saggezza e del suo orgoglio



fiu fiu...
e t'accontenti di poco [SM=g27828]

ma ognuno è unico e ha un compito, una missione anche piccola, che può svolgere più o meno bene

però la fierezza e l'orgoglio sono due cose diverse,
io sono per la prima, la seconda già si sposta verso punte di narcisismo, tipo 'mio figlio è il più bravo della classe', invece di: 'mio figlio ha superato se stesso' oppure 'mio figlio mi ha stupito'

ma so che nel linguaggio collouiale i due termini vengono accomunati come sinonimi,
era giusto per una sottigliezza [SM=g27817]
e comunque sono stra-d'accordo, ma cosa vuoi, è l'epoca della vanità, anche degli uomini, ancora l'apparenza paga e "paga"





Violadaprile:

(...) tra parentesi, preferisco la fierezza, del poco o del tanto che si ha, piuttosto della sia pure scherzosa ironia, che mi intristisce
l'ironia in qualche modo mi sembra una velata forma di acquiescenza alle mode, dove il disfacimento del corpo assume più importanza della saggezza antica, che decretava il senato (il governo dei vecchi) come il più adatto a reggere le pubbliche e private cose
la senescenza (parola che ha a che vedere con senno) non è disfacimento fisico ma è meravigliosamente uguale a saggezza e rispetto

c'è un tempo per ogni cosa, ed è sempre un tempo meraviglioso
ma c'è anche un tempo per tutte le cose e tutti i tempi per tutte le cose, apparentemente asincrone ma in realtà del tutto appropriate, ad ogni tempo e ad ogni età



e anche qui sono d'accordo, tranne sull'ironia (da non confondere col sarcasmo, che è solo deleterio), perché l'ironia e l'autoironia vere sono la serietà del pensiero privato del suo peso e fatto leggerezza, e quindi intelligenza.


Rosy.S
00giovedì 2 luglio 2015 10:46
Violadaprile:

quanto a Teresa di Calcutta, non ho preferenze, se non una leggera propensione per un atteggiamento scientifico piuttosto che fideistico, che mi è proprio

nessuna delle due sembra brutta o bella, non a me, entrambe hanno dato quello che potevano e che sapevano dare, ciascuna a suo modo

Teresa è osannata perché le folle amano gli slanci soprattutto emotivi, Rita è apprezzata perché al mondo ha dato tanto, su altri piani
ciascuna ha fatto del bene a modo suo, ciascuna ha fatto molto bene, senza poter fare paragoni col bilancino



beh, io fra le due non ho dubbi su chi preferisco

sulle folle che amano gli slanci emotivi invece ci vado piano, sempre e comunque piano, la folla può volere una guerra, la folla può crocifiggere e la folla può santificare, osannare, creare idoli veri o falsi


a me queste letture hanno dato molto da pensare:

www.morasta.it/il-lato-oscuro-di-madre-teresa-di-calcutta-la-santassassin...


poi non so... non dico che il male e il bene stia tutto da una parte o tutto dall'altra ma ho molta più fede nella scienza, pur con tutti i limiti umani...


Comunque è sempre un piacere leggerti perché mi si avverte in maniera viscerale il vigore delle tue convinzioni [SM=g27823]





Violadaprile
00giovedì 2 luglio 2015 21:58
bellissima e lunghissima risposta, che richiede un'altrettanto lunga meditazione, per non essere da meno o per esaurire le curiosità e gli interessi che ci spingono tutti


per il momento mi limito a questo:
-fierezza è essere fieri di ciò che si fa
-orgoglio è essere fieri di ciò che si è

è evidente che nel secondo caso forse non c'è neanche merito, ma la differenza è sottilissima e a volte non si percepisce o non esiste

per il momento ti lascio questo pensiero, e mi dirai se sei d'accordo, ma poi riprendiamo, giuro giuro :-D
(Bog)
00venerdì 3 luglio 2015 10:26
Il genere sarà anche ironico (cosa che apprezzo molto), ma mi sembra sia tutto un crescendo che esplode negli ultimi due splendidi versi dove il sorriso può cedere il passo a una meditazione profonda.

Prendila con le pinze, ma per un momento mi hai fatto pensare a “Mia giovinezza” di Ada Negri.

Complimenti.
Gaspy.
00domenica 5 luglio 2015 00:41
capisco il messaggio autoironico, mna so che sai fare di meglio.
Rosy.S
00lunedì 6 luglio 2015 15:57
Violadaprile, 02/07/2015 21:58:

bellissima e lunghissima risposta, che richiede un'altrettanto lunga meditazione, per non essere da meno o per esaurire le curiosità e gli interessi che ci spingono tutti


per il momento mi limito a questo:
-fierezza è essere fieri di ciò che si fa
-orgoglio è essere fieri di ciò che si è

è evidente che nel secondo caso forse non c'è neanche merito, ma la differenza è sottilissima e a volte non si percepisce o non esiste


per il momento ti lascio questo pensiero, e mi dirai se sei d'accordo, ma poi riprendiamo, giuro giuro :-D




ma sai, a volte sposiamo un significato preciso e particolare perché lo abbiamo percepito in una frase che abbiamo letto o che ci è stata detta e cioè dal contesto della frase, quindi io ho associato la fierezza all'essere:

sono fiero di te perché hai avuto il coraggio di andare controcorrente;
sono fiero di te perché hai sposato un uomo povero ma onesto e lavoratore;

il contesto della frase non lascia dubbi sul fatto che la scelta sia stata determinata un certo tipo di personalità/mentalità/essenza che dà importanza alle qualità interiori


detto questo, le sfumature sono sottili come dici tu e l'importante è metterci d'accordo sul significato che diamo a un termine, cioè asta intendersi.



Rosy.S
00lunedì 6 luglio 2015 16:01
(Bog), 03/07/2015 10:26:

Il genere sarà anche ironico (cosa che apprezzo molto), ma mi sembra sia tutto un crescendo che esplode negli ultimi due splendidi versi dove il sorriso può cedere il passo a una meditazione profonda.

Prendila con le pinze, ma per un momento mi hai fatto pensare a “Mia giovinezza” di Ada Negri.

Complimenti.



grazie dell'apprezzamento; nel finale c'è il rovescio della medaglia :)







Rosy.S
00lunedì 6 luglio 2015 16:02
Re:
Gaspy., 05/07/2015 00:41:

capisco il messaggio autoironico, mna so che sai fare di meglio.



su, su, dimmi che non ti è piaciuta [SM=g27824]





Gaspy.
00lunedì 6 luglio 2015 16:47
Re:
Rosy.S, 29/06/2015 09:23:

@ un giorno, anzi, nel giorno del suo centesimo compleanno, qualcuno ha chiesto a Rita Levi Montalcini se non la disturbasse che il corpo mostrasse in modo così brutale i segni dell'età.
E comunque... arrivarci a cent'anni con una mente così lucida e brillante come quella della Montalcini: mi accontenterei di essere la sua serva [SM=x142830]

[SM=x142887]




Per me è quello che conta in ogni persona; ma sopratutto in una donna avvezza a considerare il proprio corpo come un valore aggiunto
Violadaprile
00martedì 7 luglio 2015 16:35
ed eccomi qua, fedele nei secoli come un carabiniere :D

spero di riuscire a spiegare tutto, dato che si tratta di una materia, come abbiamo già visto insieme, complessa e variegata

dunque, come primo punto, torniamo alla fierezza, in rapporto all'orgoglio

come dicevo, fierezza pertiene a ciò che si fa, orgoglio a ciò che si è
se guardi bene, i due esempi che fai sono del tutto analoghi, dici:
- sono fiero di te perché hai avuto il coraggio di andare controcorrente;
- sono fiero di te perché hai sposato un uomo povero ma onesto e lavoratore;

in realtà sono due azioni, "ciò che si fa", andare controcorrente e sposare un uomo povero

l'orgoglio per come lo si intende riguarda "ciò che si è": sono orgoglioso perché sono ricco, sono orgoglioso perchè ho comprato una maserati biturbo (che dà uno status sociale), sono orgoglioso perché il nome del mio casato rappresenta la difesa della patria

in questo senso l'orgoglio non riguarda qualcosa di cui essere fieri, al contrario non riguarda neanche cose che ci diano merito, dove sta il merito se si ereditano fantastiliardi?
sono orgoglioso perché sono stato ammesso all'esame (quando invece si dovrebbe dire, sono fiero di aver studiato e fatto completamente il mio dovere, e questo io lo so, anche se non fossi stato ammesso)

--------------------------------------------

poi abbiamo il contrasto, che tu sottolinei, fra ironia e sarcasmo

e qui devo darti torto

l'ironia è una figura retorica che si svolge in poche parole, che tende a dare risposte in genere scherzose e leggere, ma che possono essere più o meno pungenti, oppure a sottolineare garbatamente difetti (sempre morali o di linguaggio), per lo più per evitare risposte dirette, che si suppone sarebbero sgarbate
presuppone un interlocutore, un pubblico (che il parlante ama pensare che capisca i suoi doppisensi) e lievi mancanze dell'interlocutore che si risolvono in poche battute, in un testo in una frase, massimo due

il sarcasmo invece presuppone cattiveria, vuole trasmettere una grande incazzatura, può presupporre -ma non necessariamente presente- un interlocutore ma richiede sempre un pubblico
chi usa il sarcasmo vuole apparire profondamente intelligente -e possibilmente solo lui-, usa toni pesanti e aggressivi e il suo fine è quello di insultare, avvilire, umiliare, abbattere, sottomettere
sia l'oggetto del sarcasmo sia i presenti ossia il pubblico
può rivolgersi anche a un oggetto generico, come l'umanità, la politica, piove governo ladro, che imbecilli i giovani d'oggi
la finalità non palese è quella di recuperare ai propri stessi occhi un valore sentito come mancante, in sostanza di compensare un complesso di inferiorità che non dà scampo, in quanto chi agisce cosi è realmente inferiore
abbastanza intelligente da latamente percepirlo, ma non abbastanza da cambiare


abbiamo però altre forme, certamente considerabili forme d'arte, la prima delle quali è la satira
la satira è una composizione complessa, basata sull'irrisione di una certa situazione politica, storica, sociale ecc ed ha la funzione di mettere in luce, facendo ridere, gli aspetti negativi o assurdi che si vogliono sottolineare
la satira è un'intera opera, in genere teatrale, su cui si svolge tutto l'assunto, presuppone un pubblico ma non necessariamente un interlocutore
e soprattutto non presuppone che l'interlocutore, quando c'è, sia il bersaglio della satira stessa, per lo più funge da alter ego o se vogliamo da spalla del comico, porgendogli la battuta

la satira è antichissima, una delle prime forme di rappresentazione ad esempio nell'antica grecia, partendo come opera religiosa, ed essendo principalmente rappresentata durante le feste di bacco e di pan
ma la letteratura successiva offre una vastissima gamma di componimenti, definiti "satirici", oppure "burleschi.
La poesia "comico-giocosa" medievale nasce proprio come rifiuto e rovesciamento delle convenzioni della poesia cortese e dello “stil novo”: i valori della cortesia e dell'amore vengono capovolti e ridicolizzati; i sentimenti elevati cedono il posto ad argomenti volgari, terreni o addirittura blasfemi; il desiderio sessuale prende il posto dell'amore spirituale e nobilitante, la donna plebea, sensuale e rozza soppianta la dama gentile e idealizzata, l'elogio del vizio sostituisce quello della virtù.
In particolare riprende la cosiddetta “lode” della donna brutta o vituperium in vetulam (invettiva contro la vecchia), vero e proprio capovolgimento dell'elogio della figura femminile bella, giovane e cortese, alla quale subentra una ben poco ortodossa vecchia, figura di uno spietato realismo.

Secondo me la tua poesia potrebbe rientrare in questo filone, nato per contrastare il dolce stilnovo ma tuttora vivente, basti leggersi un po' di Dario Fo.
Oppure Brandolino di Eco.

Ma ecco come Berni descrive la sua donna:
Francesco Berni (1497-1535)

“Alla sua donna”


Chiome d'argento fino, irte, ed attorte

       Senz'arte intorno ad un bel viso d'oro;

       Fronte crespa, u' mirando, io mi scoloro,

       Dove spunta i suoi strali Amore e Morte;


Occhi di perle vaghi, luci torte

       Da ogni obbietto disuguale a loro;

       Ciglia di neve; e quelle ond'io m'accoro,

       Dita e man dolcemente grosse e corte;


Labbra di latte; bocca ampia, celeste;

       Denti d'ebano, rari e pellegrini;

       Inaudita, ineffabile armonia;


Costumi alteri e gravi; a voi, divini

       Servi d'Amor, palese fo che queste

       Son le bellezze de la donna mia.

Ne avevo una anche più bella, che mi sono dannata inutilmente a ritrovare, che parlava di perle nei capelli che altro non erano che uova di pidocchi
ma deliziosa invero, a prima vista ingannava ...


Però ritrovo persino Shakespeare =
My mistress' eyes are nothing like the sun

My mistress' eyes are nothing like the sun;
coral is far more red, than her lips red:
if snow be white, why then her breasts are dun;
if hairs be wires, black wires grow on her head.

I have seen roses damask'd, red and white,
but no such roses see I in her cheeks;
and in some perfumes is there more delight
than in the breath that from my mistress reeks.

I love to hear her speak, yet well I know
that music hath a far more pleasing sound.
I grant I never saw a goddess go,—
my mistress, when she walks, treads on the ground.

And yet by heaven, I think my love as rare,
as any she belied with false compare.

William Shakespeare (1564-1616)


Ma ecco come Cecco Angiolieri descrive se stesso (il che dimostra che il bersaglio della satira non è necessariamente un'altra persona):

Tre cose solamente mi so ’n grado,
le quali posso non ben men fornire:
ciò è la donna, la taverna e ’l dado;
queste mi fanno ’l cuor lieto sentire.

Ma sì me le conven usar di rado,
ché la mie borsa mi mett’al mentire;
e quando mi sovvien, tutto mi sbrado,
ch’i’ perdo per moneta ’l mie disire.

E dico: – Dato li sia d’una lancia! –
Ciò a mi’ padre, che mi tien sì magro,
che tornare’ senza logro di Francia.

Trarl’un denai’ di man serìa più agro,
la man di pasqua che si dà la mancia,
che far pigliar la gru ad un bozzagro.


--------------------------------------------

ed ecco che dunque, visto ciò che abbiamo visto, la tua poesia (poetria, come direbbe Cecco) può rientrare agevolmente nella satira, e in questa nella poesia comico-giocosa.

Ed ecco quindi il tuo comico-giocoso, che ha una precisa identità e dignità letteraria:


perché l'ironia e l'autoironia vere sono la serietà del pensiero privato del suo peso e fatto leggerezza, e quindi intelligenza.



[SM=g1602821]
Gaspy.
00martedì 7 luglio 2015 17:08
O come la celebre canzone triestina "Teresuta" sulle note di c'eravamo tanto amati.

TERESUTA

Xe gavèmo incontrado per fatal combinaziòn
mi imbriago ela disfàda nel giardin dela staziòn.
Dopo un mese la sposai , me ricordo un venerdì
su dei frati sèmo andai mi imbriago ela in candì.

Pena fora dela cièsa in gostilna*é sèmo andai
la sera mi e Teresa, tuti carighi e disfài.
Oh, Teresuta ti te ieri un miragio
l’ocio de vetro e la gamba de fagio,
altri difeti ti no te gavevi
ma te bevevi, ma te bevevi.

Ghe pasavo un bon mensile che la fazi de magnar
ma sta bruta imbriagona la me andava zò a ciuciar.
Dopo averme sbagazàdo per trincar anche el paion**
con un altro petesèr la xe ‘ndada a Monfalcon.

Una sera te la trovo proprio in zima del canal,
distirada in tel molo, soto el lume de un feràl.

Ghe gò ligado una piera sul colo
la gò butada a tre metri dal molo,
là in te l’acqua un cocàl la pareva
e la beveva, ssai la beveva.

Iera tuta la contrada a quel tristo funeral,
iera el sinter*** de Gropada co la banda comunal,
proprio in zima del corteo iera quatro papagai
che cantava a squarciagola l’ino dei alcolizai.

Mi contrito dal dolore me gò fato un biberon
con dò litri de verona pò me son ficà in paion.

Oh, Teresuta, ti te son in paradiso
più no rivedo el tuo angelico viso
e pel dolor bevo come un imbuto
ma bevo nero perchè son in luto.

Pel dolor e pel rimorso mi no bevo squasi più
e se anca bevo un sorso sento un gropo che vien su
no poder andar de trita me fa come un crepacuor
per saver una de drita son andado del dotor.
Dopo averme visitado per davanti e per da drè
el dotor me gà ordinado de contar fin 33.

“Su giovinoto contatemi tuto”
mi fa e mi dice il dotor Canaruto
“ogi la scienza ogni mal la rimedia.”
Ghe gò spiegado la mia tragedia.

Ma col tempo tuto pasa e pasà xe anche el dolor
diese giorni iero in cassa e torna son sul lavor.
Son un giorno capitado per fatal combinazion
imbriago e anche disfado nel giardin dela stazion.

Distirada sul mureto, chi te vedo, la Flonflon
el mio amore de muleto, co no iero imbriagon.
Ghe gò butado i brazi sul colo
e a far l’ amor semo andadi sul molo
e da quel giorno no son più nervoso
e bevo bianco perchè me sposo.

*osteria slovena
**pagliericcio
***accalappiacani
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