La Fotografia.

La fotografia...

M.G., Ti guardo intensamente,
ma non parli e non dici niente;
Il tuo viso, la tua espressione,
irradiano dolcezza e purezza!

Il tuo sorriso, le tue guance,
la bocca, gli occhi, i capelli:
Tutto fa luce d’amore....
e mi si ...gonfia il cuore!

Una donna come te: sogno!
Ma purtroppo è proibito...
Vaneggiare...tentazione...
Desiderare, ...è peccato!

Ti incontrai...ti parlai, e subito,
mi hai colpito, e mi innamorai;
i tuoi modi, la tua finezza,
il portamento, tutto...notai!

E da allora, io ci...ti penso;
quale è la tua intima storia,
quali sono le sofferenze;
cosa cerchi, nella tua vita!

Nella rete, ti ho tanto cercato,
finalmente poi, ti ho trovato;
è da tempo che cammini,
hai alta e grande, spiritualità!

Sei troppo giovane per me!
Io stesso però, lo capisco..!
Allora mi accontento, a volte...
Ti guardo un poco nella foto!

Che strazio! Niente come un’istantanea riesce a catturare la morte, mentre crediamo di cristallizzare attimi di vita. Colori rutilanti, inquadrature dinamiche, paesaggi mozzafiato… tutto si trasforma subito in un deserto. Non è solo la consapevolezza che il passato, piacevole o meno, è per sempre perduto a sancire il carattere funebre degli scatti, ma soprattutto la loro immobile stolidità. Mi viene in mente una pellicola il cui protagonista, un uomo solo ed infelice, cerca di vivere un brandello di vita attraverso le vite altrui, tenendo una copia per sé delle fotografie che di volta in volta sviluppa. Appende poi le istantanee su un pannello della camera a comporre una mortuaria gigantografia. Ogni foto assomiglia ad un ritratto collocato su una lapide: è un simulacro di un’esistenza presto irrigidita nella glaciale staticità del non essere.

Hai colto, perfettamente, il non senso, delle mie illusioni! Oltre ad essere un bravo poeta, sei un grande psicologo!
Grazie della tua schiettezza.