Todo modo
10venerdì 17 luglio 2015 14:18
DODICI

C'è un campo di fragole,
verde di idee
sulla strada per Torino.

Vivo per conquistarti
ma quando ti avrò avuta
ti perderò.

Ci sono dodici sedie
e tredici invitati.
Uno non verrà.

Alle dodici mi sveglio
raccolgo le idee
in mancanza di fragole..

“Signore, mi indica la strada per Torino?”
nessuna risposta,
silenzio di idee.

Vivo per dimenticarti
e quando lo avrò fatto
mi perderò.

(G.)
A.Bonelli
00sabato 18 luglio 2015 13:27
12: titolo singolare di un numero, considerato sublime, che abbraccia tutto lo scibile umano: matematico-geometrico, filosofico, astronomico, anatomico, mitologico e letterario (i 12 paladino paladini di Carlo Magno, i 12 cavalieri della Tavola Rotonda) e religioso (12 tribu' d'Israele). Ora 12 e' anche l'anno dell' inizio della puberta', periodo difficilissimo del percorso umano, irto di ostacoli sia fisici che psicologici.
E in questa chiave, a mio modo, ho interpretato questa tua abbastanza ermetica, dopo letture e riletture. Io penso che tu voglia riferirti proprio alle diffocolta' nel perseguire il tuo obbiettivo emotivo: raggiungere colei che ami. Ostacoli come non conoscere la strada per Torino (non a caso una citta' esotericamente cabalistica ), poi quella scansione temporale che vivi con disagio, l'ultimo posto a tavola che per te, fuori dalla logica di questo numero sublime, non c'e'. La miae' un'opinione personale e mi scuso se la mia analisibe' errata. La poesia e' interessante perche' wi presta a diverse spiegazioni
Todo modo
00lunedì 20 luglio 2015 15:16
Ciao, ti ringrazio per l’interesse che hai manifestato per questo breve componimento….
Io non amo “spiegare” quello che scrivo. Per due ragioni fondamentali: la prima è che trovo molto affascinante l’idea di una poesia dal significato “plastico”, adattabile alla sensibilità del lettore; la seconda è che, spesso, quello che scrivo è di difficile decifrazione anche per me, in quanto proveniente da una “zona oscura” della mia coscienza.
Mi permetto, tuttavia, di fornire una parvenza di interpretazione:
Dodici anni fa mi sono trasferito a Torino per lavoro. Torino è una città molto particolare, bellissima ma un po’ spiazzante in quanto ricca di contraddizioni: città aristocratica ma anche proletaria; religiosa ma anche esoterica; del nord ma ad alta presenza meridionale; capitale dell’industria pesante ma anche del cioccolato…
In tutti questi anni ho vissuto circondato da un costante senso di estraneità, sentendomi non completamente accolto, come se la città fosse una donna che si nega, che non si lascia conquistare.
Adesso la mia vita si trova ad un bivio e forse, in un prossima futuro, dovrò andarmene.
Bene, quel momento lo attendo con estrema inquietudine.
Ho paura. Paura di scoprire che Torino mi è entrata dentro più di quanto immagini e che la sua mancanza apra in me un vuoto difficile da riempire: i campi di fragole, forse, sono stati sempre a mia disposizione e io, per qualche misterioso motivo, me ne sono sempre sentito escluso.
Un po’ come se improvvisamente scoprissi che la donna della mia vita è una strana signora dall’aria indifferente, dallo sguardo altezzoso e dall’atteggiamento leggermente ostile….

Grazie ancora per i tuoi bei commenti, li ho apprezzati davvero.

(Gianfranco)


A.Bonelli
00lunedì 20 luglio 2015 16:15
Grazie a te per la condivisione del tuo privato. Ottima spiegazione. Torino, effettivamente, e' sfuggente, ma forse per questo e'affascinante. Io ne sono legatissimo, quindi conprendo..
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