macrino
00martedì 20 marzo 2018 18:47
Siamo qui,
tu ed io sotto l'architrave spezzata
del cielo,
a chiederci se qualcosa rimanga
oltre queste ombre che feriscono
la luce,
oltre le voci senza più suono,
ora che il dolore assoluto
rivendica le parole che non troviamo,
perché non esistono.

Si può morire anche così,
estranei, eppure vicini
sin quasi ad essere un unico cuore
che soffre,
se il tuo sacrificio ha bruciato
la fenice della speranza,
non appena si è librata.

Sono qui
con le cicatrici dei rimorsi
ed i chiodi dei ricordi.
Niente ormai ti posso più offrire,
se non il rantolo di un'altra,
inutile preghiera.

Prego che il tuo destino
non sia il mio.

A. Sarvento
00martedì 20 marzo 2018 20:11
"Sono qui
con le cicatrici dei rimorsi
ed i chiodi dei ricordi.."

Non so come ma questi versi mi hanno realmente fatto rabbrividire.
Ho letto nella tua poesia un mondo reale, lo specchio del nostro dove tu è come se consolassi una vittimavittima: di guerra, discriminazione, segregazione, bullismo.

Anche "Oltre queste ombre che feriscono la luce... rivendica le parole che non troviamo, perché non esistono"

Mi ha veramente colpito il tuo modo di scrivere, senza parole.
L'unica "pecca", se così posso definirla, una mia semplice incomprensione o mancata interpretazione, riguarda la "fenice della speranza".
Per quanto grande possa sembrare come paragone forse l'ho trovato un po' fuori luogo..
Non so
macrino
00mercoledì 21 marzo 2018 16:41
L'immagine della fenice allude ad una speranza che risorge sempre dalle sue ceneri e che brucia, però, molto presto, essendo la speranza simile ad un'illusione. Forse è una metafora vieta, ma mi pare consona al tema centrale.

E' una lirica per molti versi terribile: hai ragione. Ahimé anche il destino spesso lo è...

Ciao
A. Sarvento
00sabato 24 marzo 2018 07:14
Si ecco, immaginavo avessi tralasciato qualcosa [SM=g27816]
macrino
00martedì 27 marzo 2018 15:37
Sì, ho soprattutto tralasciato la felicità, perché non la conosco.

Ciao
macrino
00martedì 27 marzo 2018 15:37
Sì, ho soprattutto tralasciato la felicità, perché non la conosco.

Ciao
davidalcova2
00giovedì 5 aprile 2018 22:16

Io, invece, ti posso garantire che vedo più felicità di quanto tu possa affermare nell'ultimo post:

"Prego che il tuo destino
non sia il mio"

On the road

DRAGONEFIRE
00venerdì 6 aprile 2018 15:22
Re:
macrino, 20/03/2018 18.47:

Siamo qui,
tu ed io sotto l'architrave spezzata
del cielo,
a chiederci se qualcosa rimanga
oltre queste ombre che feriscono
la luce,
oltre le voci senza più suono,
ora che il dolore assoluto
rivendica le parole che non troviamo,
perché non esistono.

Si può morire anche così,
estranei, eppure vicini
sin quasi ad essere un unico cuore
che soffre,
se il tuo sacrificio ha bruciato
la fenice della speranza,
non appena si è librata.

Sono qui
con le cicatrici dei rimorsi
ed i chiodi dei ricordi.
Niente ormai ti posso più offrire,
se non il rantolo di un'altra,
inutile preghiera.

Prego che il tuo destino
non sia il mio.




complimenti [SM=x142885] bella poesia. Si sente che è molto sentita, probabilmente è tratta da una tua esperienza di vita.
Posso farti un appunto... le virgole prima di andare a capo, ho sempre saputo che non servono, è come fare una ripetizione di punteggiatura.

Gran bella poesia [SM=x142885]
macrino
00lunedì 9 aprile 2018 16:06
Grazie infinite dell'apprezzamento, Dragonefire. Sì, è un componimento radicato in un'esperienza dolorosa, direi traumatica, un trauma che tuttora mi angoscia.

Ciao
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