Io non conosco la tua personale vicenda.
Però ho letto una tua frase, nel commento dedicato al racconto che ho postato (Io sono il mio cane)che mi sembra molto chiara.
Peraltro ricompare ancora la coincidenza che avevi rimarcato tu stessa: la compresenza di due testi uniti dalle dissomiglianze.
La coincidenza è data dal fatto che ieri ho scritto una poesia dove affronto la stessa tematica della tua.
La metto qui a mimesi di un dialogo tra testi.
Ho subito le malie della morte.
Sarebbe stata la cosa più semplice.
Sarebbe stato come cedere al sonno,
chiudendo gli occhi,
dopo giorni di veglia stremante.
Sarebbe stato l’ultimo colpo d’anca
dell’amore
che ti porta nell’infinito.
E per rinunciare alla bellezza dell’addio,
per sottrarmi al suo fascino,
alle sue irresistibili lusinghe,
avvolgenti come coperte calde d’inverno,
ho dovuto desistere
dal chiudere gli occhi sebbene sfinito,
ho dovuto rinunciare
a dare l’ultimo affondo di reni.
Ho dovuto contrarre ogni muscolo,
proibirmi.
Ho dovuto spalancare gli occhi,
fortissimo,
e soffrire di vivere.
Adesso vedo di eclissarmi per un po', consapevole che troppo Mauvilla finisce per essere deleterio.
[Modificato da Mauvilla 02/02/2005 3.27]