Che cosa resta?
Elì, Elì, lemà sabactàni?
Che cosa ci rimane dell’estate
che declina fra trepidi oleandri
e esangui vene di luce? Passate
sono le ore, già perse nei meandri
di un presente che subito muore.
Poche nubi si librano sui lidi
e un’eco indaco trafigge il cuore.
Ora che il silenzio si tinge di gridi
- gabbiani in stanchi giri sul mare -
ti chiedi che cosa resti ancora…
Guardo le prime stelle sbocciare,
il cielo che adagio trascolora,
i pendii ove scorrono venti grigi.
Nel tiepido chiarore che scema,
mentre indugia il sole sui fastigi,
ti sfioro il viso con mano che trema.