Ricordi ancora, fanciulletto mio,
quando una sola cosa
io e te sempre eravamo?
Benevolo su noi vegliava Iddio:
sorrisi spensierati, aria giocosa
mattina e sera mano nella mano;
- allora fummo l'un dell'altro specchio -
la vita era uno scherzo, un nascondino,
rincorrere una palla nel giardino,
vendemmie a mano e uva dentro al secchio.
Innocenti noi, sia angeli che demoni,
distanti da impensati giorni atoni.
Perduto è, troppo presto, il tempo gaio:
si sciolse il nostro abbraccio, senza cuore,
rendendo addolorati e tristi entrambi;
volgendomi all'indietro, marinaio,
sull'isola ti piansi, solitario,
più mesto d'orfano cerbiatto Bambi,
cosciente d'aver rotto il nostro amore.
Di tanto in tanto torni dal fratello
chiedendo di giocar di nuovo insieme...
Ma ormai sono cresciuto, giovincello,
deluso arbusto del provetto seme.
Potessi ancor, con te scapperei via;
vecchio a vent'anni e non per progeria,
tornassi addietro, vorrei la criogenia.