Tumy76
00giovedì 19 marzo 2015 09:33
Passati i pianti ed i sospiri,
passata la speranza e la disperazione,
passati i giorni e gli anni.
Quello che rimane
è un sordo ,
lancinante,
costante e soffuso
dolore,
come l'ultima nota di una canzone
sospesa nell'aria,
come un ricordo sfuocato
che non lascia la mente,
come l'ultimo sguardo
scambiato tra noi.
sp3ranza
00giovedì 19 marzo 2015 13:22
Re:
Tumy76, 3/19/2015 9:33 AM:

Passati i pianti ed i sospiri,
passata la speranza e la disperazione,
passati i giorni e gli anni.
Quello che rimane
è un sordo ,
lancinante,
costante e soffuso
dolore,
come l'ultima nota di una canzone
sospesa nell'aria,
come un ricordo sfuocato
che non lascia la mente,
come l'ultimo sguardo
scambiato tra noi.



Sembra la descrizione
della fine di un "amore" amaro.


Orchidea
00giovedì 19 marzo 2015 19:14
malinconica [SM=g27829]
simonecorrieri
00giovedì 19 marzo 2015 20:19
Bella nella sua profonda malinconia .
Autobiografica forse ,ma quello che mi preme riconoscerti e' la scrittura , molto bella , chiara e che fa arrivare l'emozione .
Complimenti .
Rosy.S
00giovedì 19 marzo 2015 21:42
Emergono due aspetti: 1) il passaggio inesorabile del tempo che ha fagocitato tutto (speranza e disperazione, pianti e sospiri); 2) l'oggi che sembra congelato nel dolore inesprimibile di un passato che ancora condiziona il presente, come se ci fosse una barriera spessa di "non detto" avvolto nella nebbia che scolora gli attimi della percezione "senza soluzione di continuità".
Probabilmente si tratta di un rapporto padre-figlio (?) ma poco improrta chi siano i soggetti: il senso della poesia mi arriva in questo senso...

Punto critico:
se c'è qualcosa su cui ridire, a mio avviso, è il fatto che la poesia esplicita troppo, prima con un effetto-elenco di elementi esistenziali e psicologici, poi con una serie di aggettivi che nulla lasciano alla fantasia del lettore. In poesia ci sono tanti modi per esprimere il senso: similitudini, metafore, allegorie, con cui evocare al lettore il significato; calcare la mano su tanti aggettivi (sordo, lancinante, costante, soffuso) toglie al lettore la bellezza poetica dell'evocatività, della suggestione, riduce o rende nullo il rapporto empatico e intuitivo con cui il lettore "completa", recepisce e assorbe in maniera "dinamica" l'ispirazione dell'Autore.

Lessico:
il linguaggio è semplice, preciso e minuzioso e tende a esprimere note introspettive di un rapporto vissuto probabilmente senza un dialogo soddisfacente.

La figura retorica dell'anafora (passati... passata...ecc.) ha una sua ragione d'essere, quasi a voler lasciarsi alle spalle quel passato per voltare pagina, al secondo verso però mi salta all'attenzione il mancato accordo con i due soggetti. Avrei collegato i primi tre versi al quarto con una virgola, senza il punto fermo, inoltre direi "sfocato" e non "sfuocato".

Ad ogni modo ti ho espresso il mio parere che non è certo oro colato ma corrisponde al mio gusto personale.
Ciao.
Tumy76
00venerdì 20 marzo 2015 18:04
Grazie a tutti per i commenti, sempre molto preziosi.
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