1. Bohèmien

Paflagone
00martedì 2 dicembre 2014 22:33
Tratto da "Caleidoscopio"
1. Bohèmien . Molto spesso ho provato nella mia breve esistenza quel senso di inadeguatezza, quel senso di solitudine e di angoscia che ti pervade nel non sentirti partecipe della società.
Esso sopraggiunge quando non sei nella stessa lunghezza d'onda della folla, delle persone : non ridi delle stesse cose che fanno sogghignare gli altri, non ti intristisci accoratamente al pianto dei più, non capisci come possa essere interessante un argomento che appare così noioso.
E' inutile negare che, malgrado questo sentimento possa essere interessante, la situazione crea non poco disagio. Sebbene mi dichiari vicino ai valori del Decadentismo e alla figura dell'esteta e del flaneur, non posso che non ammettere ciò : la solitudine e la lontananza dai valori e dalle discussioni della vita comune fa soffrire.
Ma è proprio questa sofferenza che permette di sorgere all'inconscio. La consapevolezza dell'incomprensione costringe la nostra mente ad uno sforzo tale da riuscire quantomeno ad orientarsi nei meandri metafisici del nostro subconscio, per non rimanere più sola ma almeno avvalersi di una compagnia di qualcosa che non conosce, dunque visto come estraneo a sè.
La vita di ciascun intellettuale trova in questa situazione un passaggio obbligato : per riuscire a rompere gli schemi del pensiero comune elevandosi nello straordinario deve necessariamente uscirne, volente o nolente.
Giacomo Leopardi non si riconobbe mai nella gioventù recanatese come scrisse poetando in diversi canti, fra tutti più esplicativo di ciò Il passero solitario, e Charles Baudelaire si estraneò a tal punto dal mondo da non ricordarsi le leggi dell'economia che regolano i debiti.
Volete esempi più antichi? Eraclito preferì morire sotto un mucchio di letame piùttosto che essere compreso dal mondo rinunciando ai suoi geniali aforismi e Diogene visse in una botte per una vita. Di certo questi sono esempi portati all'estremo, ma che di sicuro esemplificano, insieme ad innumerevoli altri, che l'artista non è e non è mai stato in sintonia con la società e le proprie discussioni.
Gli intellettuali sono tutti un po' dandy, anche se fingono di non essere soli al mondo creando avanguardie, circoli e scuole : questi servono solo a trovare altri incompresi con cui condividere il dolore.
Vale un po' di fama tutta quella sofferenza?
Nakurisch
00mercoledì 3 dicembre 2014 09:05
Onore a te. Nulla di più vero purtroppo...o per fortuna. [SM=g27817]
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