La fine di tutto

Era sera ormai, la luna portava il proprio candore sulla terra, i bambini si preparavano per la successiva giornata scolastica, i commercianti abbassavano le serrande dei propri negozi e i lavoratori trafficavano le strade per far ritorno a casa. Tempo qualche ora e le luci si sarebbero spente, le strade trafficate solo dal silenzio in attesa di un altro giorno monotono.
Un uomo non fece ritorno a casa, ma si fermò su di un ponte e si arrampicò sul bordo.

Perché dovrei farlo? In fondo ho tutto: una bella casa, un trascorso universitario degno di nota, un lavoro che in molti sognano. Ho tutto e non ho nulla. Il mio è semplice pessimismo, vedo il bicchiere mezzo vuoto quando nella metà piena c’è tutto quel che mi serve. Magari se provassi a vedere meglio il bicchiere risolverei tante cose.
Ma cosa sto pensando? E’ questione di un attimo, l’acqua è così invitante, dovrei gettarmi e finirla qui. Ma chi voglio prendere in giro, non ho il coraggio, non ho il pieno controllo di me, non l’ho mai avuto.
La mia esistenza è un dubbio continuo, le mie voglie e i miei desideri la mia croce, i miei sogni illusioni che mi hanno dato speranza portandomi via tutto e nascondendomi la realtà. E la realtà è bastarda ed io non voglio più sognare, voglio essere felice.
La felicità, dopotutto, non è altro che una porta di cui non dispongo le chiavi e, per quanto io provi ad aprire quella porta, mi faccio solo del male.
Quanti sogni che mi son fatto da giovane e quanti non si sono avverati.
Non mi sono mai reso conto che in fondo tutto ciò che avevo intorno poteva aiutarmi a raggiungere il mio scopo.
Ma ora ho quarant’anni, metà della mia vita è andata, l’altra metà è un foglio bianco in attesa di essere scritto. Eppure quante volte me lo son detto, quante volte ho provato a cambiare tutto e quante volte ho fallito. Perché domani dovrebbe andar meglio? Perché domani è un segreto e i segreti, lo sanno tutti i curiosi, sono attraenti.
La scoperta mi ha sempre attratto, volevo far sempre luce nel buio, ma non capivo quanto questo mi facesse male. Ho capito troppo tardi che l’indifferenza mi avrebbe sicuramente aiutato. Il dubbio, per quanto mi avrebbe corroso, non mi avrebbe fatto di certo appassire.
La purezza ormai è solo un lontano ricordo, il tempo me l’ha portata via e mi ha lasciato colpevole. O sono io che mi sento colpevole di tutto? Mi sembra tutto così sbagliato, tutto così insignificante, ma cosa dovrei fare? Le ho provate tutte ma mi sembra sempre di sbagliare, mi sento colpevole di tutto, vorrei solo sbarazzarmi di me stesso e non fare più danni, ormai nulla può essere risolto, non trovo più soluzione. Dovrei solamente buttarmi e non pensarci molto. Ma se tornassi indietro? Magari la mia vita diverrà migliore, magari tutto cambierà. Nessuno me lo dice se sarà così, forse tra una settimana starò di nuovo qui, la stessa situazione, gli stessi pensieri, gli stessi che mi stanno rovinando da una vita. Penso che se andrò avanti così impazzirò. E’ giunto il momento, lo devo fare ora. Lo faccio.

L’acqua era fredda. Sul ponte rimase solo il rumore di un’autoradio accesa.

Ci uccidiamo nei racconti, perché nella vita non abbiamo il coraggio?