NOTTE

Contorni di confini senza confine
sfumano se stessi abbandonandosi sul buio mare
ove galleggiano danzanti le scivolose ombre
che specchiano se stesse nell’assente riflesso.
Cala la notte avvolta da pesanti neri mantelli
ad attenuare i suoni d’una camaleontica natura
a confondere le bussole degli infiniti orientamenti
alitandovi i soffi beffardi d’un’impazzita rosa dei venti...
Scende la notte carceriera d’albe e tramonti
sentiero obbligato di tenui speranze
rampa di lancio verso cieli lontanissimi
oppure orrida trivella verso nuclei rocciosi caldissimi...
Giunge la notte culla dondolante di fantastici sogni
oppure letto di Procuste d’osceni vividi incubi
nido d’amanti ululanti d’animal piacere
tavola di fachiro ove gemono lugubri aliti di sofferenza...
Sento i suoi passi misteriosi
leggeri vaporosi trasparenti
come discrete note d’un flauto lontano.
Entro in un magico mondo ove tutto è possibile
ammantellato dal tenue tepore del sonno
che mi ricorda che forse...
sto morendo...
oppure...
mi regalerà la gioia infinita
di gustare il dolcenuovo sapore
d’una luce nascente
avvolta nelle materne fasce
d’un’alba sorgente.

La poesia mi arriva con un ritmo difficile da tenere e a mio avviso scivola a volte in monologo.
Ti consiglierei di dividerla in strofe in modo che il ritmo rimanga definito almeno all'interno di una strofa e poi se alla successiva cambia non importa.
Consiglierei anche un lavoro di sintesi, magari eliminando aggettivi ridondanti o inutili.
Consiglierei anche di non abbondare in punti di sospensione.
Naturalmente questi sono solo pareri personali.

Trovo alcune buone immagini e più di ogni aggettivo, per me, riescono a diventare metafora, a rievocare emozioni e dare anche originalità alla poesia.

Un applauso.

Giancarlo