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Mi dimetto

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2011 18:54
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All’inizio, il mio lavoro mi piaceva.
Anche se parlare di inizio per me non ha molto senso. Si potrebbe dire che un giorno mi sono svegliata e già lo facevo da molto tempo.
Non è un lavoro semplice: si deve smistare, aspettare, mietere. Soprattutto mietere. Non ho mai avuto problemi, comunque. Non venite a farmi i soliti moralismi, non sono un tipo scrupoloso: il lavoro è lavoro. Anzi, a dirla tutta, l’idea di poter essere, con la mia falce, giudice, al di là del bene e del male, di una vita, seppur misera quanto quella degli uomini, mi inebriava. Letteralmente.
Ma il problema è questo: gli uomini.
Sarà capitato a tutti di amare il proprio lavoro, ma di dover aver a che fare con personaggi alquanto fastidiosi. Ecco, per me questi personaggi siete voi uomini. Vi disprezzo, nel senso più letterale e profondo della parola.
Se ne avessi potere porrei fine oggi stesso alle vostre esistenze. Tutte. In un attimo. Non sarebbe un gran danno. Anzi, forse farei un piacere a tutti voi. Vi farei scendere una volta per tutte da questa giostra malsana che vi siete creati negli anni.
E pensare che all’inizio eravate oggetto del mio orgoglio, artefici della maestosità delle mie tragedie. Perché, sarò all’antica, ma io vedo nel lavoro una cosa seria, a cui dare un senso. Nobile, se è possibile.
E cosa c’era di più nobile e maestoso di accompagnarvi nelle vostre vendette, nelle vostre battaglie eroiche. Quale soddisfazioni provavo nel prendere per mano i vostri miti caduti e danzare con loro!
Sono stata clemente, ho portato la pace a chi mi invocava. Maligna a volte, ho fatto crollare imperi, mondi interi.
Ho accettato queste vostre follie nonostante il mio compito fosse quello di attendervi nel vostro letto di morte, ormai vecchi e segnati dal tempo.
Questo perché credevo che sareste cresciuti. Vedevo nelle vostre guerre il gioco di un bambino incosciente, la vostra infanzia.
E, invece, mi illudevo! Voi uomini non crescete, anzi!
Prima c’erano almeno le bandiere, gli stemmi, la gloria e ora, ora i vostri motivi sono i più futili e abietti! Il colore della pelle! Il credo! Le differenze di pensiero! È incredibile! Davvero. Non riesco a capacitarmi di come un qualunque essere possa rivelarsi così stolto.
Avete avuto millenni, millenni per imparare dai vostri errori che par vi dia, invece, gioia ricalcare con sfumature sempre nuove.
Quale ignoranza vi ha portati ad odiare i vostri simili senza ragione? Perché mai reputerò ragione valida queste differenze. Quale merito trovate nell’esser nati qui e non lì? Con questa pelle o con quella? Siete figli del caso, niente più! E non cercate rifugio nel vostro pensiero! Neanche quello vi appartiene davvero! Neanche i vostri dei!
Mi viene da ridere a pensare a come vi scannate fra di voi per poi ritenervi diversi dai lupi. I lupi sono migliori, loro lo fanno per fame e non attaccano mai i loro simili. Qualcuno l’aveva capito. Homo homini lupus.
Continuate a sterminarvi al grido di queste idiozie! Come se quando io verrò a trovarvi guarderò il colore della vostra pelle o mi chiederò se credevate in Dio, nel diavolo o in Me! Ridicoli! Incredibilmente ridicoli! Non capite neanche di essere uguali ai mie occhi. Ugualmente futili ed eterei agli occhi della Morte.
Questo era il mio insegnamento! Questo è ciò che avreste dovuto imparare: che potrete creare imperi infiniti, pensare grandi cose, dire tante belle frasi, ma poi ci sarò io.
Ed io sarò la stessa per voi tutti, che abbiate pelle o cieli diversi.
Ci sarò sempre io a venirvi a prendere alla fine della corsa.
Ho smesso di credere che riuscirete a capirlo e mi disgusta l’idea di sporcare la mia falce del sangue di così infime creature.
Non mi farò ancora complice di tali pazzie.
Che io sia maledetta se avrò a che fare con voi un sol giorno ancora!
Ed è per questo che io mi dimetto senza rimorsi. Non mi è dato sapere se qualcuno prenderà il mio posto, né mi interessa.
Vi regalo la vita eterna, fatene ciò che volete! Già so che saprete trasformarla solo in eterna morte.
La mia falce toccherà me per ultima, ora.
Io, la Morte, mi concedo me stessa. Senza colore né Dio, uomini.
Senza colore, né Dio.


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Questo è un testo scritto per il concorso scolastico "Una società priva di pregiudizi". Spero vi piaccia [SM=g27823]
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