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Consigli per chi scrive da poco e vuole migliorarsi

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2015 17:30
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29/04/2011 13:43
 
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Ho letto con grandissimo interesse questo "dibattito". Ho scosso la testa, ho annuito, ho sorriso e mi sono infervorata. Quante cose da dire! Non vogliatemene, vi prego, se non sarò molto logica... oggi non sono molto in forma, fisicamente, e questo, ahimé, influisce un po' su tutto.

Io non scrivo per piacere agli altri. Scrivo perché non posso farne a meno, per me è come respirare. Ma sarei ipocrita e bugiarda se dicessi che scrivo solo per me. Non è vero. Non esiste artista che si immerga nell'arte per suo esclusivo piacere personale. Se così fosse, scriveremmo un diario e lo terremmo per noi, senza mai mostrarlo a nessuno. O dipingeremmo quadri nascondendoli poi in garage.
Quando scrivo, che si tratti di poesia, o di prosa, io prendo il mio cuore e lo metto in piazza. Lì, al centro, lascio che intoni la sua canzone. Quindi, per forza di cose, il mio modo di scrivere è spontaneo e diretto. Ma.... c'è un ma.
Nel momento in cui io decido che qualcun altro leggerà quello che scrivo, è "obbligo" da parte mia (un obbligo piacevole, s'intende), far sì che chi legge riesce a sentire il canto del mio cuore sotto la sua pelle. (Perché questo per me è scrivere: regalare nuovi colori all'anima di chi si avventura nel mio mondo).
Il mio cuore è in piazza, dunque, pronto a cantare.... ma cosa canterà se la mia mente non suona gli accordi? Senza note, non potrebbe intonare nulla!

Detto questo... credo che la via di mezzo sia sempre la più adatta alle mie corde. Non la più giusta, non ho la verità universale (e neppure la vorrei!).
Una volta una persona saggia mi disse: puoi trasgredire solo le regole che hai imparato a rispettare. Io sono d'accordo. Tanto per fare alcuni esempi: quando cresceranno, i miei figli potranno decidere di essere disordinati, ma adesso devono imparare l'ordine. Solo in questo modo potranno trovare l'equilibrio nel loro caos.
Quando cucino qualcosa di nuovo, sbircio la ricetta e la seguo come guida generale, ma aggiungo sempre qualcosa di mio.

Ho un amico musicista, un genio... suona il piano con una passione tale da far sgorgare lacrime ogni volta che lo ascolto. Lui odia la musica leggera. Da compositore, mi dice spesso che gli accordi sono banali, falsamente orecchiabili. Io, da scrittrice, ascolto le parole, e trovo spesso frasi banali, e altrettanto spesso espressioni illuminate. Questo per dire che ascoltando la stessa cosa, notiamo cose diverse, perché siamo unici. Nella nostra unicità quello che sentiamo o leggiamo deve vibrare all'unisono con le nostre corde. Altrimenti è solo polvere che vola via col vento. Il compito dello scrittore è compiere quella magia secondo cui riesce ad entrare sottopelle a chiunque stia leggendo.

Non sono brava con le rime... le rare volte che ci ho giocato, ho subito sentito uno spessore diverso nelle mie poesie. Per cui le ho abbandonate... salvo rarissimi casi.
Non amo la metrica, sebbene sia perfettamente in grado di servirmene, perché trovo che il ritmo non sia stabilito dal numero delle sillabe. Ciò non toglie che una delle poesie che ricordo con più affetto la scrissi in endecasillabi.
Credo che una poesia troppo lunga stanchi. Io per prima dopo un po' mi stancherei a scriverla, figuriamoci chi la legge. Adoro le poesie brevi, così difficili da definire in poche parole... come un capolavoro tinto con poche pennellate. Un'impresa da togliersi il cappello. Ogni tanto provo, ma raramente sono soddisfatta dei risultati. Però non mollo, certa che prima o poi l'esperienza un po' mi aiuti! [SM=g27824]
Tempo fa un amico poeta mi prese sotto la sua ala: io gli spedivo le mie poesie e lui le correggeva, dicendomi dove avrei dovuto migliorare. Se rileggo i miei scritti di allora, nemmeno mi riconosco, quasi. [SM=g27828]
Il suo aiuto è stato prezioso e la qualità è migliorata. Con essa, anche l'intensità di ciò che trasmetto. (O almeno spero! [SM=g27829] )

Non troppo diverso il discorso della prosa. Anch'essa segue regole ben precise, ed è ovvio che se voglio che il mio scritto sia piacevole, leggibile e comprensibile, quelle regole vanno seguite. Non si parla di gusto personale. Ma si sa che se voglio essere esplicativa userò periodi lunghi e se voglio essere drammatica li userò brevi. Le ripetizioni e le assonanze sono da evitare e possibilmente (cosa che io faccio fatica a seguire) anche gli avverbi in -ente. Da evitare no, magari, ma vanno usati con parsimonia.

Ma se dovessi dare un consiglio, sarebbe quello che molti qui hanno dato, e che per prima ho seguito: Leggere, leggere, leggere.
Ma non leggere per conoscenza e basta. Farlo per immergersi a tutto tondo nel cuore di scrive, assaporando i colori e i sapori, i profumi. Osservando i sorrisi e mettendo la mano nelle ferite.

Ok... ho scritto un papiro, mi perdonerete spero! [SM=x142823]


...

"Voglio cambiare il mondo", disse la ragazzina.
"Ah sì? E come pensi di farlo?", chiese il professore.
"Con l'Amore", rispose lei sorridendo.
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