Come pietre nel fiume di Ursula Hegi
Le storie crescevano e cambiavano mentre le metteva a punto, cercando di capire fin dove potevano arrivare, quanto si poteva aggiungere e quanto no, ma tutte nascevano da un nucleo autentico, fatto di ciò che lei sapeva o intuiva delle persone. E non è che lei inventasse, piuttosto ascoltava attentamente se stessa."
Com'è il mondo visto con gli occhi di chi non ha la fortuna di essere "normale"? E come può essere la storia della Germania nazista raccontata con le parole e il punto di vista di chi ne vede gli orrori possibili gettare ombra sulla propria pelle? Come può crescere e diventare adulta un piccola donna infelice sin dall'infanzia, desiderosa di uniformarsi, di confondersi con gli altri e continuamente frustrata dalla realtà? Crescere con la consapevolezza di essere affetti da nanismo è un'esperienza quasi inimmaginabile. Eppure l'autrice è riuscita a farci penetrare nell'intimità del sentimento e del dolore di una ragazzina che diventa donna con questo forte handicap e in un periodo storico difficilissimo per la sua nazione. Piano piano entriamo a far parte della sua difficile esistenza, conosciamo la madre, una donna tormentata che la rifiuta appena si accorge della sua diversità, riesce a avvicinarsi a lei per un breve periodo e poi ricade nei suoi tormenti esistenziali fino alla follia e alla morte, lasciandola sola, bambina, ad affrontare l'incerto futuro che l'aspetta
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