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APPUNTI SULLA PUNTEGGIATURA

Ultimo Aggiornamento: 13/02/2015 01:51
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Cito dall'articolo di Valeria Merola:
La punteggiatura torna di moda
L'editoria dimostra un crescente interesse per le tecniche della punteggiatura. Ne abbiamo parlato con lo storico della lingua Luca Serianni.
( www.railibro.rai.it/articoli.asp?id=344 )

[....]
Abbiamo incontrato Luca Serianni, ordinario di Storia della lingua italiana all’università di Roma «La Sapienza» e autore, tra l’altro, dei volumi dedicati a Il primo Ottocento e a Il secondo Ottocento della Storia della lingua italiana diretta da Francesco Bruni per Il Mulino, e, tra le opere più recenti, di un’Introduzione alla lingua poetica italiana (Carocci 2002) e di Viaggiatori, musicisti, poeti (Garzanti 2002).

D: Da dove nasce e come si giustifica questo rinnovato interesse per la punteggiatura? Perché si sente questa esigenza di “regolarizzazione”? Sarebbe possibile individuare una connessione con il ritorno alla scrittura introdotto dalle nuove tecnologie al servizio della comunicazione?
R: Sicuramente la scrittura si sta conquistando nuovi spazi nell’àmbito della comunicazione. Si possono comunque individuare due ragioni fondamentali che sono all’origine di questo curioso interesse rinnovato per le tecniche della punteggiatura. In primo luogo, si assiste ad una generale richiesta di addestramento alla scrittura. Ne offrono una prova i numerosi manuali che, proponendosi di educare la scrittura alla comunicazione, riscuotono un successo non indifferente nel mercato editoriale. In seconda istanza, bisogna tenere presente la situazione dell’insegnamento dell’italiano nella scuola. I programmi scolastici trascurano tradizionalmente le questioni relative alla punteggiatura, che spesso sono state subordinate ad altre esigenze. Non si può tuttavia prescindere dall’acquisizione della competenza tecnica della punteggiatura, perché la punteggiatura scandisce la gerarchia della sintassi del testo scritto.

D: A questo proposito, sarebbe interessante osservare le funzioni della punteggiatura. Lo scrittore inesperto tende ad assecondare, con la punteggiatura, i ritmi del parlato, cercando di riprodurne le pause. La punteggiatura è quindi spesso modulata sui tempi della respirazione, perdendo la sua funzione principale che è quella sintattica, di intervento sul senso della frase.
R: Sì, esatto: la punteggiatura non risponde alle pause del parlato, ma contrassegna i rapporti sintattici esistenti tra le varie parti di una frase. Si pensi al tipico errore di inserimento di una virgola tra il soggetto e il verbo, che riproduce la pausa respiratoria. Anche quando si tratti di un soggetto espanso, cioè arricchito di attributi, avverbi, complementi indiretti, il soggetto non può mai essere separato dal predicato, anche se i ritmi del parlato potrebbero far pensare al contrario. La punteggiatura serve allora a sottolineare questo legame sintattico, che trascende dalle impressioni dello scrivente. Un ulteriore esempio di intervento sul senso attraverso la punteggiatura può essere rappresentato dal capoverso. Il capoverso è infatti una sorta di “super punto”, che marca uno stacco logico – tematico molto forte.

D: Il modo di dire «non spostare una virgola» dimostra la capacità della punteggiatura di orientare il senso della frase. Esiste tuttavia un certo margine di arbitrio nell’utilizzo dell’interpunzione, in cui si possono individuare delle scelte stilistiche?
R: L’oscillazione rispetto alla norma deve sempre essere una consapevole violazione di un orizzonte di attesa. L’importante è che le infrazioni linguistiche siano condotte con una certa coscienza, ovvero che si conosca la regola che si tenta di piegare.

D: L’uso a-sintattico contemporaneo può in qualche maniera avere delle analogie con il modo anticonvenzionale di uso della punteggiatura nella poesia e nella letteratura del Novecento? Esiste un nesso tra la crisi della sintassi e quella dell’interpunzione?
R: No, non direi. Non credo del resto che la punteggiatura stia attraversando una fase di crisi. In alcuni settori essa è impeccabile: penso in particolare alla scrittura saggistica o giornalistica, che rivela una notevole attenzione per l’interpunzione. Diverso è il discorso per le scritture dei giovani, e soprattutto per quelle private. La maggior confusione nell’uso della punteggiatura si manifesta in coincidenza con l’impiego di un periodare complesso, che spesso risulta essere poco dominato. Al contrario, la scrittura giornalistica, che privilegia la paratassi e le frasi brevi, controlla efficacemente anche la punteggiatura.

D: Come si impara ad usare punti, virgole e capoversi? Esistono dei corsi specifici?
R: No, non esistono delle scuole mirate al solo apprendimento delle modalità di impiego della punteggiatura. L’unico consiglio che si può dare è di insistere sulle regole, imparando a intervenire nell’ampio margine di elasticità con cui possono essere applicate.

D: Le nuove tecnologie comunicative, nella loro scrittura svincolata dalle norme, intervengono in qualche modo sulla nostra sensibilità alla punteggiatura?
R: Non si può parlare di un’influenza diretta, perché la scrittura di mail e sms rimane confinata nel proprio àmbito. L’uso della lingua degli sms risponde a regole che valgono solo in quella sfera completamente privata e a sé stante. Lo scarto rispetto alla norma non è quindi preoccupante, perché abbastanza cosciente.

[...]

Per saperne di più: www.railibro.rai.it/articoli.asp?id=344




[Modificato da Cobite 12/06/2011 08:26]
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