O canta mia musa, sotto la luna
splende questa luce diffusa, congelami la paura
sorregi queste mura, fammi d armatura
risveglia la più lontana arcana natura
con i tuoi capelli argentei, rifletti nei miei occhi
ti vedon pochi, perchè di giorno ti nascondi
come uno spettro, mi vieni a trovar la notte
l unico ostacolo, tra me è la morte
sono il riflesso della tua canzone, la mia più vicina emozione
mi regali spesso fastidio, ma nessuna illusione
per cantarmi il solito monito, un evocazione un rito
vedo i suoni eccheggiare verso l indefinito
mi avvolgono sperduta venere da venerare
un rito invernale, uccidimi per non farmi più male
fai danzare l animo del mio mare
esonda verso l infinito stellare
vorrei parlarti, ma sono stonato
l unico mio modo per starti vicino è ascoltarti
mentro ti canto e ti ascolto
i raggi solari cominciano a ostacolarti
tu o mio cardine o mia luce della sapienza
mi fai da giudice, ma non dai sentenza
il tuo mantello nero già ci pensa
confratello flagello un oscura presenza
il calore è ormai vicino, l alba è alle porte
porta le sue melodie contorte, bussa il sole
ormai è la fine, non sento più le tue note
rimane il ricordo ma ora brucia il mio cuore
Questa è la versione ''musicale'' (solo la parte della luna) ,sono comunque riuscito a essere coerente anche cambiando un po la struttura ma era necessario, probabilmente col tempo cambierò qualche vocabolo e ''incastro'' per renderla più godibile all orecchio e usare un lessico più forbito!
debona, 12/01/2016 22:38:
Forse in musica rendera' decisamente di piu'. Come poesia penso che debba essere snellita notevolmente per creare un buon ritmo. Un po' di punteggiatura ne trarrebbe molto beneficio.
Hai ragione! Di poesie ne scrivo poche e di rado, mentre di testi per canzoni già da qualche anno, spero che in questa versione sia più gradibile. Sia benedetta la punteggiatura e mannaggia a me che non la scrivo, nella mia testa c è fortunatamente
Il male a volte, può essere la forma più veloce di apprendimento, o di distruzione.