È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
  Pubblicazione di scrittori dilettanti È vietato copiare senza l'autorizzazione dell'autore. redazionedifiori@hotmail.com    

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Ridere, ridere, ridere

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2015 06:00
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.912
Post: 1.783
Registrato il: 10/09/2010
Sesso: Maschile
19/04/2015 16:25
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Re:
Raggio di Sole21., 18/04/2015 18:02:

E tutto questo perché, caro ri_mario? Perché il riso di Leopardi è un riso amaro, un riso capace di svelare le illusioni e pone l' uomo di fronte alla disperazione (Pensieri e Zibaldone) Non dimentichiamoci che Leopardi utilizza il riso per "costruire" alcune tipologie di opere, come la satira molto confacente a smantellare le credenze dell' uomo (Paralipomeni della Batracomiomachia leopardiana, per esempio).Mi sembra che il riso leopardiano sia di ben più alto spessore.
Cosa c' entra questa tua affermazione ?



Ecco il punto:

nei forum di poesia si ride poco, predominano varie forme di catastrofismo, manieristici riferimenti a sventure sociali, dipendenze mortali,
desolazioni urbane, ecc.



Ciao.

[SM=x142887]

Laura.




Gentile Laura il "ridere" rappresentato dalla composizione da me commentata
mi sembra consideri non solo la risata a volte volgare, la battuta di spirito, la comicità, ecc.
L'ho considerato nelle varie connotazioni, pure soggettive, che può assumere il termine.

Anche l'autore ne elenca certi usi che direi terapeutici, auto-ironici, drammatizzanti.

Riporto:

"Ridere è una precauzione ancor prima che cura; ridere è la sola cosa che sa rabbonire la morte; ridere di noi stessi e gli altri che siamo solo marionette; ridi in faccia ai vili; non prenderti mai sul serio"



Io affermo: "humour, ironia, autoironia sono presenti nella grande tradizione poetica".

La mia percezione è che nei forum, non solo nel nostro, aleggi una sorta di cupezza, di visioni che calcano perlopiù sulla tragicità dell'esistenza.

A mio parere nella poesia non può mancare anche il gioco, lo scherzo, l'ironia, l'autoironia soprattutto, di chi non si prende troppo sul serio. Da non confondere con il sarcasmo.

Quindi mi pare di essere in linea con certa poetica e concezioni del pur pessimista Leopardi.
Il suo "humour", come quello di Pirandello, è stato indagato da più autori, la bibliografia tematica è vasta.


Ti propongo un abstract:

Relazione lab. Operette morali Lorenzo Panzeri, matricola 764504 Il riso leopardiano



Il riso in Leopardi assume una duplice importanza, da una lato il comico viene utilizzato come registro stilistico, dall’altro viene riconosciuto come forma di ammaestramento morale. Il fine che Leopardi si propone di ottenere con le “armi del ridicolo” è quello di scuotere gli animi e rinvigorire le conoscenze.

Le Operette morali racchiudono le diverse sfaccettature di registri stilistici ironici (comico, satira, parodia) e l’intento elevatore, la volontà di far riflettere il lettore.

Il riso in Leopardi è sempre un riso amaro, che svela le illusioni e mette dinnanzi alla disperazione della vita. Chi ha il coraggio di ridere ha il coraggio di morire. Ciò che in fondo si scopre è che non c’è niente da ridere. Dicono i poeti che la disperazione ha sempre nella bocca un sorriso.
Dialogo di Timandro e di Eleandro Il comico all’interno delle riflessioni di Giacomo Leopardi (29 giugno 1798 – 14 giugno 1837) assume una rilevanza altamente peculiare, dovuta al fatto che il poeta recanatese attribuisce ad esso una duplice valenza: - da un lato il comico viene utilizzato come mero registro stilistico, col fine di suscitare nel lettore un riso, per lo più amaro; - dall’altro è grazie al comico che è possibile l’elevazione, in quanto il comico è anche forma di ammaestramento morale.
Senza dubbio all’interno dello Zibaldone si ritrovano innumerevoli riferimenti al tema del riso, nelle sue diverse sfaccettature di comico, satira e parodia, ma ciò su cui Leopardi insiste in maniera particolare è che affinché l’arte comica, ovvero il ridicolo, giovi e non annoi è necessario che l’obiettivo della sua polemica sia qualcosa di serio e di importante.
Nel suo diario di appunti ritroviamo l’intenzione di utilizzare le “armi del ridicolo” con l’obiettivo di scuotere gli animi e rinvigorire le conoscenze; in una nota allo Zibaldone, infatti, leggiamo: «Così, a scuotere la mia povera patria e secolo, io mi troverò avere impiegato le armi dell’affetto e dell’entusiasmo e dell’eloquenza e dell’immaginazione nella lirica, e in quelle prose letterarie ch’io potrò scrivere; le armi della ragione, della logica e della filosofia ne’ Trattati filosofici ch’io dispongo; e le armi del ridicolo ne’ dialoghi e novelle Lucianee ch’io vo preparando».


Anni fa, in un forum di psicologia, presentai il seguente topic, che ti propongo per capire le mie concezioni del "ridere", non certo limitate a barzellette, film comici, rimpatriate con amici, che pure apprezzo molto:

Humour e ironia: quale fortuna oggi?
­
Questa riflessione ha origine dalla notizia di due recenti ricerche negli Stati Uniti (Massechusetts e Ontario) sul potere dell'umorismo su cui finora si sono fatti pochi studi. 
In conclusione chi sa far ridere viene apprezzato perchè risulta simpatico e sagace 
Non sono un umorista ma riconosco l'importanza dell'humour nei rapporti interpersonali, e ho sempre ammirato e invidiato i tipi alla W. Allen geniali nelle loro battute.

Inoltre non limiterei l'humour ad una comicità immediata che suscita simpatia, perchè a volte manifesta una divergenza inquietante da schemi abituali di vedute. Confermo in ogni caso che oggi ci si lamenta perchè in famiglia non si ride abbastanza per alleviare i disagi e le pesantezze dell'essere. Come dice Leopardi “chi ha coraggio di ridere è padrone del mondo”. 

A questo proposito indico un illuminante saggio da poco uscito: “Ridere, ridere, ridere ancora...” di D. S Camillocci e M. Vella. In particolare per il capitolo “Riso e psicoterapia”. 

La comicità sarebbe uno dei più efficaci e strategici strumenti di adattamento, essendo le patologie forme comportamentali di rigidità e ripetitività che il riso può contrastare perchè suo bersaglio sono proprio certi stereotipi e automatismi della vita dove può soccorrere un pirandelliano “sentimento del contrario”.

Il terapeuta abbandona la posizione di potere dell'”esperto” e mette a disposizione la sua giocosa “irriverenza”. Non prende troppo sul serio nessuno, a cominciare da se stesso, usando al caso anche idee paradossali o bizzarre. Sa cogliere il risvolto comico anche nelle situazioni drammatiche, sia pure con leggerezza e sensibilità. E' sempre se stesso, ma sa dimostrare distacco e ironia, non manifesta paternalismo, presunzione o sentimenti falsi, riconosce i propri limiti sapendo uscire dalla maschera imposta dal suo ruolo. Con immaginazione riduce le tensioni e fa vedere le cose da un diverso punto di vista e con una flessibilità linguistica che non impone convinzioni. Abbandona il territorio delle certezze e delle verità per entrare nel mondo del possibile accettando ambivalenze e rifiutando l'inflessibilità degli aut-aut. 

Ma già Wathlavick ne “Il linguaggio del cambiamento” notò che lo stesso Freud aveva studiato il motto di spirito nel passaggio dall'inconscio al conscio ma non le influenze positive che potrebbe avere un linguaggio condensato e rivelatorio, espresso in “battute” metaforiche e significative che dal conscio arrivino fino all'inconscio. 

Credo si sia capito quali sono i presupposti ed il valore di un autentico sense of humour. 


Una più sottile variazione dell'humour, ma con molte più varianti e sfumature,è l'ironia.
Quanto l'ironia e l'autoironia sono oggi capite, apprezzate e diffuse? E cos'è l'ironia? Se si vuole è anche un sense of humour, ma fine, sfuggente, per nulla volgare e a volte quasi impercettibile. 
Sue estrinsecazioni sono l'allusione, l'implicito, il detto e il non detto, l'antifrasi, l'ammiccamento ad una contraddizione, il conflitto tra il cosa si dice e il cosa si pensa che pure dovrebbe in qualche modo trasparire, ecc. 
Quale qui la vogliamo intendere è lontana da un umorismo irridente e anche dal sarcasmo beffardo dove può prevalere il cinismo. 

Per entrare nello spirito dell'ironia si deve risalirne alla storia filosofica. Fa parte dell'arte della parola usata con garbo ed ingegno per un'efficacia comunicativa, a volte è autorappresentazione e maschera che pur rivela, ma non solo. Infatti definisce anche uno stile, un abitus mentis. Comincerei dalla dignitosa sottovalutazione di Socrate che fa il tonto per confondere la presunzione altrui. Da cui si si comprende come si relativizzano le false sicurezze prendendo distanza da atteggiamenti intransigenti e dogmatici. 
Anche per Aristotele è senso del contrario che si situa tra le esagerazioni ed una realtà ben più modesta. Poi per Pirandello sarà il disaccordo tra reale e ideale. Per Rorty ironia è contingenza: ogni cosa è interpretabile altrimenti senza prospettive trascendentali considerate inutili per poter giudicare. 
Icona ne è ancora l'astuto Ulisse che al ritorno da Itaca volle apparire debole per meglio dosare le sue forze. 

Alla base dev 'esserci un divertito disincanto ed un non eccessivo coinvolgimento con i fatti della vita che così si riescono a dominare. Atteggiamento sdrammatizzante usato anche nelle psicoterapie, come detto. 

Si associa all'idea di leggerezza e ad uno spiazzante self control pure estranei sia a stati di rinuncia che ad impulsività. Può celare emozioni inespresse di varia origine, è efficace anche nella seduzione, ma non dovrebbe ferire. E' tutt'altro che fondata sulla superficialità perchè come dice Nietzsche “tutto ciò che è profondo ama la maschera”, e sarebbero da citare alcuni grandi romanzi del '900: ne indico almeno L'uomo senza qualità di Musil. 

Può sorprendere, disorientare, informare, insinuare dubbi, ma con un'attenzione a non esporsi troppo e sempre con signorile eleganza. L'includerei nell'intelligenza sociale e anche nella mentalità divergente e flessibile che non fanno parte dei valori educativi. 

Alla luce di esperienze personali, qual'è la fortuna del sense of humour e dell'ironia nella società sempre più banale e superficiale, antirelativista e becera, nemica di ogni autentica lievità?

Mario

[SM=x142815]






Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:21. Versione: Stampabile | Mobile | Regolamento | Privacy
FreeForumZone [v.6.1] - Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com