Pubblicazione di scrittori dilettanti È vietato copiare senza l'autorizzazione dell'autore. redazionedifiori@hotmail.com    

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Ridere, ridere, ridere

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2015 06:00
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 103
Post: 103
Registrato il: 25/07/2009
Sesso: Maschile
17/04/2015 21:08
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Ridere è una precauzione
ancor prima che cura

ridere è un gran ceffone
sul volto delle disgrazie

ridere è quell'armatura
che nulla riesce scalfire

ridere è la sola cosa
che sa rabbonire la morte

ridere è quell'arma divina
che uccide la malinconia

ridere è dei coraggiosi,
di chi non teme giudizio.

Ridere di noi stessi e gli altri
che siam solo marionette

ridere anche a più non posso
fino a sembrare dei pazzi

ridere di ciò che fa ridere
pure solamente a noi

ridere o provocar risate,
le donne sono affascinate

ridere perché in fondo in fondo
che cosa c'è meglio del ridere (?)

ridere perché prima o poi
non avrai più la bocca per farlo

ridere perché a ben sentire
è l'anima che te lo chiede

ridere, ridere, ridere,
quandanche si chiedono tutti

che cosa ci sia mai da ridere,
tu ridi! Perché non dovresti?

Ridi in faccia vili e prepotenti,
ad antipatici e maldicenti

e non prenderli mai sul serio
e non prenderci troppo te stesso.

E se non sta bene a qualcuno
tu ridi ancora più forte!

E se non ne hai un buon motivo
tu trova un spunto e poi ridi!

Ridi, dai fallo sto sforzo!
Vedi, basta far così :-D

E' facile, muovi quei muscoli!
Ridi e avrai il mondo ai piedi.

La vita è una grassa risata
che a volte sta a testa in giù.
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.911
Post: 1.782
Registrato il: 10/09/2010
Sesso: Maschile
18/04/2015 15:46
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Re:
NicolaPagano, 17/04/2015 21:08:

Ridere è una precauzione
ancor prima che cura

ridere è un gran ceffone
sul volto delle disgrazie

ridere è quell'armatura
che nulla riesce scalfire

ridere è la sola cosa
che sa rabbonire la morte

ridere è quell'arma divina
che uccide la malinconia

ridere è dei coraggiosi,
di chi non teme giudizio.

Ridere di noi stessi e gli altri
che siam solo marionette

ridere anche a più non posso
fino a sembrare dei pazzi

ridere di ciò che fa ridere
pure solamente a noi

ridere o provocar risate,
le donne sono affascinate

ridere perché in fondo in fondo
che cosa c'è meglio del ridere (?)

ridere perché prima o poi
non avrai più la bocca per farlo

ridere perché a ben sentire
è l'anima che te lo chiede

ridere, ridere, ridere,
quandanche si chiedono tutti

che cosa ci sia mai da ridere,
tu ridi! Perché non dovresti?

Ridi in faccia vili e prepotenti,
ad antipatici e maldicenti

e non prenderli mai sul serio
e non prenderci troppo te stesso.

E se non sta bene a qualcuno
tu ridi ancora più forte!

E se non ne hai un buon motivo
tu trova un spunto e poi ridi!

Ridi, dai fallo sto sforzo!
Vedi, basta far così :-D

E' facile, muovi quei muscoli!
Ridi e avrai il mondo ai piedi.

La vita è una grassa risata
che a volte sta a testa in giù.



[SM=x142872]

Ecco il punto:

nei forum di poesia si ride poco, predominano varie forme di catastrofismo, manieristici riferimenti a sventure sociali, dipendenze mortali,
desolazioni urbane, ecc.

L'humour, l'ironia, l'autoironia è pur presente nella grande tradizione poetica.


"Grande tra gli uomini e di gran terrore è la potenza del riso:contro il quale nessuno nella sua coscienza trova se munito da ogni parte.
Chi ha il coraggio di ridere, è padrone del mondo, quasi come chi è preparato a morire (da Pensieri di Leopardi).

[SM=x142870]


OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 10.025
Post: 9.988
Registrato il: 20/11/2007
Sesso: Femminile
18/04/2015 18:02
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

E tutto questo perché, caro ri_mario? Perché il riso di Leopardi è un riso amaro, un riso capace di svelare le illusioni e pone l' uomo di fronte alla disperazione (Pensieri e Zibaldone) Non dimentichiamoci che Leopardi utilizza il riso per "costruire" alcune tipologie di opere, come la satira molto confacente a smantellare le credenze dell' uomo (Paralipomeni della Batracomiomachia leopardiana, per esempio).Mi sembra che il riso leopardiano sia di ben più alto spessore.
Cosa c' entra questa tua affermazione ?



Ecco il punto:

nei forum di poesia si ride poco, predominano varie forme di catastrofismo, manieristici riferimenti a sventure sociali, dipendenze mortali,
desolazioni urbane, ecc.



Ciao.

[SM=x142887]

Laura.


...

Laura______Raggio di Sole21.
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 322
Post: 322
Registrato il: 22/10/2014
Sesso: Maschile
18/04/2015 19:25
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Ridere e' un arma divina , e' una dote per affrontare la vita e prendere le cose nella giusta misura , senza mancare di profondita'
quando serve .
E una qualita' che tu hai descritto bene .
[SM=x142846]


...

Simone Corrieri
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 10.031
Post: 9.994
Registrato il: 20/11/2007
Sesso: Femminile
18/04/2015 20:30
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Sono d' accordo con Simone; non lo sono per l'accostamento al riso leopardiano.

[SM=x142887]

Laura.


...

Laura______Raggio di Sole21.
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.912
Post: 1.783
Registrato il: 10/09/2010
Sesso: Maschile
19/04/2015 16:25
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Re:
Raggio di Sole21., 18/04/2015 18:02:

E tutto questo perché, caro ri_mario? Perché il riso di Leopardi è un riso amaro, un riso capace di svelare le illusioni e pone l' uomo di fronte alla disperazione (Pensieri e Zibaldone) Non dimentichiamoci che Leopardi utilizza il riso per "costruire" alcune tipologie di opere, come la satira molto confacente a smantellare le credenze dell' uomo (Paralipomeni della Batracomiomachia leopardiana, per esempio).Mi sembra che il riso leopardiano sia di ben più alto spessore.
Cosa c' entra questa tua affermazione ?



Ecco il punto:

nei forum di poesia si ride poco, predominano varie forme di catastrofismo, manieristici riferimenti a sventure sociali, dipendenze mortali,
desolazioni urbane, ecc.



Ciao.

[SM=x142887]

Laura.




Gentile Laura il "ridere" rappresentato dalla composizione da me commentata
mi sembra consideri non solo la risata a volte volgare, la battuta di spirito, la comicità, ecc.
L'ho considerato nelle varie connotazioni, pure soggettive, che può assumere il termine.

Anche l'autore ne elenca certi usi che direi terapeutici, auto-ironici, drammatizzanti.

Riporto:

"Ridere è una precauzione ancor prima che cura; ridere è la sola cosa che sa rabbonire la morte; ridere di noi stessi e gli altri che siamo solo marionette; ridi in faccia ai vili; non prenderti mai sul serio"



Io affermo: "humour, ironia, autoironia sono presenti nella grande tradizione poetica".

La mia percezione è che nei forum, non solo nel nostro, aleggi una sorta di cupezza, di visioni che calcano perlopiù sulla tragicità dell'esistenza.

A mio parere nella poesia non può mancare anche il gioco, lo scherzo, l'ironia, l'autoironia soprattutto, di chi non si prende troppo sul serio. Da non confondere con il sarcasmo.

Quindi mi pare di essere in linea con certa poetica e concezioni del pur pessimista Leopardi.
Il suo "humour", come quello di Pirandello, è stato indagato da più autori, la bibliografia tematica è vasta.


Ti propongo un abstract:

Relazione lab. Operette morali Lorenzo Panzeri, matricola 764504 Il riso leopardiano



Il riso in Leopardi assume una duplice importanza, da una lato il comico viene utilizzato come registro stilistico, dall’altro viene riconosciuto come forma di ammaestramento morale. Il fine che Leopardi si propone di ottenere con le “armi del ridicolo” è quello di scuotere gli animi e rinvigorire le conoscenze.

Le Operette morali racchiudono le diverse sfaccettature di registri stilistici ironici (comico, satira, parodia) e l’intento elevatore, la volontà di far riflettere il lettore.

Il riso in Leopardi è sempre un riso amaro, che svela le illusioni e mette dinnanzi alla disperazione della vita. Chi ha il coraggio di ridere ha il coraggio di morire. Ciò che in fondo si scopre è che non c’è niente da ridere. Dicono i poeti che la disperazione ha sempre nella bocca un sorriso.
Dialogo di Timandro e di Eleandro Il comico all’interno delle riflessioni di Giacomo Leopardi (29 giugno 1798 – 14 giugno 1837) assume una rilevanza altamente peculiare, dovuta al fatto che il poeta recanatese attribuisce ad esso una duplice valenza: - da un lato il comico viene utilizzato come mero registro stilistico, col fine di suscitare nel lettore un riso, per lo più amaro; - dall’altro è grazie al comico che è possibile l’elevazione, in quanto il comico è anche forma di ammaestramento morale.
Senza dubbio all’interno dello Zibaldone si ritrovano innumerevoli riferimenti al tema del riso, nelle sue diverse sfaccettature di comico, satira e parodia, ma ciò su cui Leopardi insiste in maniera particolare è che affinché l’arte comica, ovvero il ridicolo, giovi e non annoi è necessario che l’obiettivo della sua polemica sia qualcosa di serio e di importante.
Nel suo diario di appunti ritroviamo l’intenzione di utilizzare le “armi del ridicolo” con l’obiettivo di scuotere gli animi e rinvigorire le conoscenze; in una nota allo Zibaldone, infatti, leggiamo: «Così, a scuotere la mia povera patria e secolo, io mi troverò avere impiegato le armi dell’affetto e dell’entusiasmo e dell’eloquenza e dell’immaginazione nella lirica, e in quelle prose letterarie ch’io potrò scrivere; le armi della ragione, della logica e della filosofia ne’ Trattati filosofici ch’io dispongo; e le armi del ridicolo ne’ dialoghi e novelle Lucianee ch’io vo preparando».


Anni fa, in un forum di psicologia, presentai il seguente topic, che ti propongo per capire le mie concezioni del "ridere", non certo limitate a barzellette, film comici, rimpatriate con amici, che pure apprezzo molto:

Humour e ironia: quale fortuna oggi?
­
Questa riflessione ha origine dalla notizia di due recenti ricerche negli Stati Uniti (Massechusetts e Ontario) sul potere dell'umorismo su cui finora si sono fatti pochi studi. 
In conclusione chi sa far ridere viene apprezzato perchè risulta simpatico e sagace 
Non sono un umorista ma riconosco l'importanza dell'humour nei rapporti interpersonali, e ho sempre ammirato e invidiato i tipi alla W. Allen geniali nelle loro battute.

Inoltre non limiterei l'humour ad una comicità immediata che suscita simpatia, perchè a volte manifesta una divergenza inquietante da schemi abituali di vedute. Confermo in ogni caso che oggi ci si lamenta perchè in famiglia non si ride abbastanza per alleviare i disagi e le pesantezze dell'essere. Come dice Leopardi “chi ha coraggio di ridere è padrone del mondo”. 

A questo proposito indico un illuminante saggio da poco uscito: “Ridere, ridere, ridere ancora...” di D. S Camillocci e M. Vella. In particolare per il capitolo “Riso e psicoterapia”. 

La comicità sarebbe uno dei più efficaci e strategici strumenti di adattamento, essendo le patologie forme comportamentali di rigidità e ripetitività che il riso può contrastare perchè suo bersaglio sono proprio certi stereotipi e automatismi della vita dove può soccorrere un pirandelliano “sentimento del contrario”.

Il terapeuta abbandona la posizione di potere dell'”esperto” e mette a disposizione la sua giocosa “irriverenza”. Non prende troppo sul serio nessuno, a cominciare da se stesso, usando al caso anche idee paradossali o bizzarre. Sa cogliere il risvolto comico anche nelle situazioni drammatiche, sia pure con leggerezza e sensibilità. E' sempre se stesso, ma sa dimostrare distacco e ironia, non manifesta paternalismo, presunzione o sentimenti falsi, riconosce i propri limiti sapendo uscire dalla maschera imposta dal suo ruolo. Con immaginazione riduce le tensioni e fa vedere le cose da un diverso punto di vista e con una flessibilità linguistica che non impone convinzioni. Abbandona il territorio delle certezze e delle verità per entrare nel mondo del possibile accettando ambivalenze e rifiutando l'inflessibilità degli aut-aut. 

Ma già Wathlavick ne “Il linguaggio del cambiamento” notò che lo stesso Freud aveva studiato il motto di spirito nel passaggio dall'inconscio al conscio ma non le influenze positive che potrebbe avere un linguaggio condensato e rivelatorio, espresso in “battute” metaforiche e significative che dal conscio arrivino fino all'inconscio. 

Credo si sia capito quali sono i presupposti ed il valore di un autentico sense of humour. 


Una più sottile variazione dell'humour, ma con molte più varianti e sfumature,è l'ironia.
Quanto l'ironia e l'autoironia sono oggi capite, apprezzate e diffuse? E cos'è l'ironia? Se si vuole è anche un sense of humour, ma fine, sfuggente, per nulla volgare e a volte quasi impercettibile. 
Sue estrinsecazioni sono l'allusione, l'implicito, il detto e il non detto, l'antifrasi, l'ammiccamento ad una contraddizione, il conflitto tra il cosa si dice e il cosa si pensa che pure dovrebbe in qualche modo trasparire, ecc. 
Quale qui la vogliamo intendere è lontana da un umorismo irridente e anche dal sarcasmo beffardo dove può prevalere il cinismo. 

Per entrare nello spirito dell'ironia si deve risalirne alla storia filosofica. Fa parte dell'arte della parola usata con garbo ed ingegno per un'efficacia comunicativa, a volte è autorappresentazione e maschera che pur rivela, ma non solo. Infatti definisce anche uno stile, un abitus mentis. Comincerei dalla dignitosa sottovalutazione di Socrate che fa il tonto per confondere la presunzione altrui. Da cui si si comprende come si relativizzano le false sicurezze prendendo distanza da atteggiamenti intransigenti e dogmatici. 
Anche per Aristotele è senso del contrario che si situa tra le esagerazioni ed una realtà ben più modesta. Poi per Pirandello sarà il disaccordo tra reale e ideale. Per Rorty ironia è contingenza: ogni cosa è interpretabile altrimenti senza prospettive trascendentali considerate inutili per poter giudicare. 
Icona ne è ancora l'astuto Ulisse che al ritorno da Itaca volle apparire debole per meglio dosare le sue forze. 

Alla base dev 'esserci un divertito disincanto ed un non eccessivo coinvolgimento con i fatti della vita che così si riescono a dominare. Atteggiamento sdrammatizzante usato anche nelle psicoterapie, come detto. 

Si associa all'idea di leggerezza e ad uno spiazzante self control pure estranei sia a stati di rinuncia che ad impulsività. Può celare emozioni inespresse di varia origine, è efficace anche nella seduzione, ma non dovrebbe ferire. E' tutt'altro che fondata sulla superficialità perchè come dice Nietzsche “tutto ciò che è profondo ama la maschera”, e sarebbero da citare alcuni grandi romanzi del '900: ne indico almeno L'uomo senza qualità di Musil. 

Può sorprendere, disorientare, informare, insinuare dubbi, ma con un'attenzione a non esporsi troppo e sempre con signorile eleganza. L'includerei nell'intelligenza sociale e anche nella mentalità divergente e flessibile che non fanno parte dei valori educativi. 

Alla luce di esperienze personali, qual'è la fortuna del sense of humour e dell'ironia nella società sempre più banale e superficiale, antirelativista e becera, nemica di ogni autentica lievità?

Mario

[SM=x142815]






OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 10.040
Post: 10.003
Registrato il: 20/11/2007
Sesso: Femminile
19/04/2015 16:55
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


Io affermo: "humour, ironia, autoironia sono presenti nella grande tradizione poetica".

La mia percezione è che nei forum, non solo nel nostro, aleggi una sorta di cupezza, di visioni che calcano perlopiù sulla tragicità dell'esistenza.

A mio parere nella poesia non può mancare anche il gioco, lo scherzo, l'ironia, l'autoironia soprattutto, di chi non si prende troppo sul serio. Da non confondere con il sarcasmo.



Per ora non ho il tempo per rispondere alle tue argomentazioni peraltro ben articolate e argomentate. Mi limiterò a condividere la prima e l' ultima affermazione mentre dissento dal credere che in questo forum aleggi una sorta di cupezza... Caro Mario lo humour, la satira, l' ironia non sono mete facilmente raggiungibili da tutti o da autori che stanno provando a cimentarsi nella poesia per la prima volta. Penso che in quest' ottica vadano inquadrati tutti i forum di Poesia.

Per Leopardi ne riparleremo sicuramente.
Ciao

[SM=x142887]

Laura.


...

Laura______Raggio di Sole21.
OFFLINE
Email Scheda Utente
19/04/2015 23:28
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

......Ma non avevano detto che il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi?

......Sì, ma vaglielo a dire ai cinesi [SM=g27828]


OFFLINE
Email Scheda Utente
19/04/2015 23:30
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

P.S.


A parte la battuta (che spero il_rimario vorrà gradire), anch'io mi riservo di dare il mio contributo successivamente.

[SM=x142815]
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.914
Post: 1.785
Registrato il: 10/09/2010
Sesso: Maschile
20/04/2015 08:40
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Re: P.S.
Rosy.S, 19/04/2015 23:30:



A parte la battuta (che spero il_rimario vorrà gradire), anch'io mi riservo di dare il mio contributo successivamente.

[SM=x142815]



Ultra gradita! [SM=g27835]


Intonata con il senso dell'argomento sollevato.



Il tema che ora proporrei è:

"Il poeta è un bambino che gioca" [SM=x142899]

( Freud, da Il poeta e la fantasia, 1908)

[SM=x142815]

Mario


OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 103
Post: 103
Registrato il: 25/07/2009
Sesso: Maschile
20/04/2015 18:30
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Giusto per spiegarvi l'inguaribile malattia/mania del sottoscritto (?)(lo quoto perché non sono io ad averlo pensato):

[SOLILOQUIO DEL FOLLE]



Mi fa ridere l'essermi accorto che la parola da me usata alla fine del primo verso, è inesatta. Mi rendo, solo ora, conto che in realtà volevo dire "prevenzione". Ma vabbè, in fondo può starci benino lo stesso.
Sorrido va, che è meglio!

Mi fa ridere l'egregia arringa a cui è stato costretto il povero riMario in difesa di se stesso, colpevole dell'aver chiuso il suo commento positivo con una citazione di Leopardi. A cui qualcuno poi, assurdamente, pensò ch'egli intendesse accostarmi.
Cavolo sì, questo fa ridere! E ride pure Giacomino...

Mi fa ridere la sempre ottima Laura che, fraintendendo in parte, si sentì indiretta "parte offesa" dalle assurdità del riMario, fino ad avanzare la strana accusa.
Io son giurato e compostamente rido!

Mi fa ridere l'esimia Rosanna, quand'ella, come fa qui, lascia un commento per avvisare che commenterà.
Sei troppo forte ed io per questo rido!

Mi fa ridere il gentil Simone perché lui, unica voce fuori dal coro, non ha scritto nulla che mi faccia ridere. E mi dico: "ma dai Corrieri perché ostinarti a voler essere pecora nera? Tutti sono riusciti a farmi ridere e tu, sprezzante del contesto, nemmeno ci provi..."; quest'atteggiamento però, a ben pensarci, a me mi fa un po' ridere!

Mi fa ridere l'immedesimarmi nel malcapitato lettore, che - ahilui - starà adesso chiedendosi di che va farneticando questo povero pazzo e che cosa abbia da divertirsi tanto e con così poco, anzi nulla.


Vogliate perdonarmi, elettissimi commentatori, mai io sono un buffone che se non ride muore.


Ebbene si, io rido!
sono depresso e rido!
mi guardo in faccia, rido!
tutto va storto... e io? Rido!
Di tutto e tutti io solamente rido.

[/SOLILOQUIO DEL FOLLE]
[Modificato da NicolaPagano 20/04/2015 18:51]
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 10.051
Post: 10.014
Registrato il: 20/11/2007
Sesso: Femminile
20/04/2015 19:41
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota




Mi fa ridere la sempre ottima Laura che, fraintendendo in parte, si sentì indiretta "parte offesa" dalle assurdità del riMario, fino ad avanzare la strana accusa.
Io son giurato e compostamente rido!




No, caro Nicola tu non mi conosci: non mi sono mai sentita parte offesa. Piuttosto mi sono chiesta per quale motivo il caro ri_mario avesse chiuso il suo commento con una citazione di Leopardi. Ti darò io una spiegazione della mia risposta: ho dedicato circa due anni della mia vita a studi su Leopardi, in particolar modo sulla satira e l' ironia leopardiana (guarda un po' quant'è buffo il mondo) ed è per questo che sono intervenuta, spero senza offendere nessuno.

[SM=x142887]

Laura.


Laura.
[Modificato da Raggio di Sole21. 20/04/2015 19:44]


...

Laura______Raggio di Sole21.
OFFLINE
Email Scheda Utente
22/04/2015 05:02
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

e dopo tutti questi coltissimi (e lunghissimi) interventi, che giuro che me li devo leggere ...
ma nel frattempo metto il segno, ac bc, già avendo qui molte e interessanti cose da dire, di cui devo verificare tante parti
ma che perdonate in questo momento non ho lo spirito adatto
perdonami Nicola
ma già so che lo farai :)

appena mi sento meglio vi snocciolo tutta la cronistoria a partire dagli uomini delle caverne
che danno ragione a Nicola (tutti, non solo gli uomini delle caverne lol)
sommamente profondamente e salvificamente ragione
datemi un tempo, oggi non posso
un bacio pubblico a Nicola e un bacetto privato
:)
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 1.916
Post: 1.787
Registrato il: 10/09/2010
Sesso: Maschile
22/04/2015 11:47
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Ridiamoci del mondo e soprattutto delle donne ....


( ...) Allegramente, caro Peppino: ridiamoci del mondo e sopra tutto delle donne, che sono fatte apposta per questo.
Ma se vi divertisse più di piangere, io sono pronto a piangere con voi.

( G. Leopardi, da Appendice all'Epistolario e agli Scritti Giovanili)



Ma sì, che mi resta? Ridere del mondo e soprattutto delle donne, specialmente di quelle che mancano del senso dell'umorismo.



[SM=x142847]

Mario
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 105
Post: 105
Registrato il: 25/07/2009
Sesso: Maschile
22/04/2015 17:02
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Re:
Raggio di Sole21., 20/04/2015 19:41:


No, caro Nicola tu non mi conosci: non mi sono mai sentita parte offesa. Piuttosto mi sono chiesta per quale motivo il caro ri_mario avesse chiuso il suo commento con una citazione di Leopardi. Ti darò io una spiegazione della mia risposta: ho dedicato circa due anni della mia vita a studi su Leopardi, in particolar modo sulla satira e l' ironia leopardiana (guarda un po' quant'è buffo il mondo) ed è per questo che sono intervenuta, spero senza offendere nessuno.

[SM=x142887]




Laura... ma ti pare? :-) Offendermi mai! A me, potrei dire, ben poco sa offendermi; figurarsi una replica sull'amatissimo Leopardi. Citatelo sempre che io son contento. [SM=x142861] Ammiro, profondamente e sinceramente i tuoi due anni di studi e, quindi, l'enorme sapere che custodisci su quell'eterno minuto gigante.
E poi a parlare era il folle e la parola offesa era tra volute "". Lo sottovaluti questo? [SM=g27828]

Se vorrai replicare al riMario argomentando, io ne sarei gioiosissimo. Ma il concetto è chiaro a tutti, non solo a me che, oltre a condividerlo già, con i "Pensieri" e stralci iniziali de " Lo Zibaldone" me ne son fatte e dovrò ancora farmene di risate gustose. [SM=x142914]

...

Si è creata una discussione finora bellissima ed interessantissima che potrebbe diventarlo ancora di più, magari coi futuri ed attesi interventi di "Viola colta d'aprile" e "Rosanna verso libertino". [SM=x142896]

Donne, voi, sale e spezie di questo giardino: che forum sarebbe senza donzella? [SM=x142915]
Fantastiche tutte! Non fermatevi mai. [SM=x142842]

[SM=x142892]
OFFLINE
Email Scheda Utente
23/04/2015 01:13
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Prima di tutto mi scuso per il ritardo. Giustificato ma immeritato, dall'autore e dall'argomento.

In secondo luogo, mi trovo assolutamente d'accordo sia con Nicola sia (in parte) con Rimario. Ma la discussione è stata così articolata e colta che vorrei esaminare le questioni punto per punto.

Prima quello su cui non sono d'accordo. Il Rimario dice:
nei forum di poesia si ride poco, predominano varie forme di catastrofismo, manieristici riferimenti a sventure sociali, dipendenze mortali, desolazioni urbane, ecc.”
e aggiunge (da Leopardi) “Grande tra gli uomini e di gran terrore è la potenza del riso

E' un'osservazione giusta ma troppo limitata. Quasi dovunque la risata, e il buffo, viene poco considerata, anzi, papale papale, viene considerata “poco seria”. Tautologicamente “poco seria”.

Non solo: sembra che tutte le discussioni filosofiche, poetiche, letterarie si debbano limitare a ciò che è stato detto, scritto e pensato nell'ultimo secolo o negli ultimi due secoli. E tutti giù a citare Leopardi, come se fosse l'unico a restituire dignità e distribuire permessi.

E infatti, secondo Raggio di Sole, questo è “perché il riso di Leopardi è un riso amaro, un riso capace di svelare le illusioni e pone l' uomo di fronte alla disperazione (...) Non dimentichiamoci che Leopardi utilizza il riso per "costruire" alcune tipologie di opere, come la satira molto confacente a smantellare le credenze dell' uomo (...)”, “Mi sembra che il riso leopardiano sia di ben più alto spessore”, quindi non un vero riso, quindi consentito.
OFFLINE
Email Scheda Utente
23/04/2015 01:20
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

La preistoria

E invece la storia della risata risale alla preistoria (scusate il bisticcio). Nelle culture primitive il clowning rituale ha la funzione di infrangere alcuni tabu e permettere una catarsi periodica mediante la liberalizzazione legalizzata di istinti solitamente repressi. Ma ha anche la fondamentale funzione di regolare lo spirito di gruppo, rinsaldare l'amicizia, sincronizzare gli umori per possibili azioni collettive. Il riso ironico (come il riso sardonico, altrettanto antico e con lo stesso significato) può unire il gruppo contro un nemico da isolare: è per questo che i despoti hanno sempre avuto paura del ridicolo e del potere della risata [Salvadori, 1996]

Una delle componenti dell'umorismo è la sorpresa (Freud, Psicopatologia della vita quotidiana, Introduzione alla psicanalisi, il lapsus come atto mancato – Franco Fornari, La lezione freudiana, pag.26), l'altra l'incongruità. La sorpresa corrisponde a una tipica reazione all'inatteso, in cui scatta una risposta di attenzione e di allertamento. (Cattarinussi, Le radici del comportamento sociale)
Ma piu o meno tutti gli antropologi, a cominciare da Frazer per arrivare a Levy-Strauss, si sono concordemente occupati della risata rituale come strumento di coesione sociale, come riportato da Salvatori.

Nello stesso tempo Leopardi non è l'inventore dell'ironia e della satira. Non dimentichiamo che satyra deriva da satyro, essere giocoso, libertino e un po' demoniaco (ma questo l'ha aggiunto la tradizione cristiana) appartenente alla congregazione di Bacco e prima ancora di Pan, dove la rappresentazione giocosa era magica e mistica. Appunto, i riti orfici e i baccanali.

Una bellissima rappresentazione della risata rituale la possiamo trovare in “il tredicesimo guerriero”, splendido film etimologicamente antropologicamente corretto e profondo, dove il gruppo dei normanni ricorre frequentemente a questa “risata di gruppo” che si sente in parte forzata (come doveva essere) ma nella quale si colgono gli sguardi complici fra i componenti del gruppo. Splendido film.
OFFLINE
Email Scheda Utente
23/04/2015 01:24
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Alto e basso medio evo

E di nuovo Rimario: “La mia percezione è che nei forum, non solo nel nostro, aleggi una sorta di cupezza, di visioni che calcano perlopiù sulla tragicità dell'esistenza. “
Di nuovo la limitazione, perché solo nei forum? E non nel resto del reale?
Ma anche qui ritrovo Leopardi come estremo giudice e censore di ciò che di umoristico e ironico è ammissibile, ossia “affinché l’arte comica, ovvero il ridicolo, giovi e non annoi è necessario che l’obiettivo della sua polemica sia qualcosa di serio e di importante.” Ma perché mai?

In ogni caso hai ragione, la visione di Freud è squisitamente psicanalitica e parte dall'analisi dell'isteria. Mentre Paul Watzlawick fa il salto al linguaggio (1991), non dimenticando Eric Fromm, Il linguaggio dimenticato.
E cosi arriviamo alla parte storica.


Di una parte, dei riti orfici in onore di Pan e dei baccanali abbiamo già detto. La satira è l'elemento fondamentale e il gioco e la danza e la rappresentazione ludica ne sono la parte basica. Accompagnata da sane scorpacciate di psilocybe, orge di vino non fermentato e sesso sfrenato. Il tutto in onore degli dei e della fertilità, non diversamente dai riti di Beltane dei Celti. Ma poi che succede? Arriva il Cristianesimo. E con esso una sonora bacchettata ai costumi.

Il tutto nasce dai conflitti tra Cristianesimo e religioni preesistenti, dalla necessità del Cristianesimo di creare una disciplina coerente e di santificare i santi martiri. Se il martirio fosse stato inquadrato in un clima di satira, che valore poteva avere?
E così vien ucciso Mitra (profeta etrusco quasi contemporaneo di Gesu e altrettanto creatore di una nuova teogonia), tutti i riti orfici, e poi quelli celtici, non appena Costantino fa diventare il cristianesimo religione di stato.

Ma nel frattempo la satira nelle piazze e fra il popolo continua, sia come elemento di rottura nei confronti della rigida regola ecclesiastica, sia come elemento di sfogo e liberatorio, proibito dalla chiesa e poi divenuto, come tutti i riti non consentiti, motivo di rogo.
La rappresentazione popolare anche di motivi religiosi, questa sì consentita, si chiama Mistero Buffo (poi meravigliosamente ripreso da Fo). La ragione del nome è da sola evidente. Perciò l'unico campo espressivo libero (ossia con libertà di esperssione e di pensiero) sta nel Mistero Buffo e nel Carnevale. Momenti di sfogo consentiti dalla chiesa che, in tutta la sua deprecabile azione di repressione, sa perfettamente che uno spazio sia pure minimo lo deve lasciare.

E poi arriva l'Inquisizione, la santa inquisizione. Tutto abrogato, tutto al rogo. E tutto esecrato e stigmatizzato come volgare (proprio del volgo) e vile (privo di valore). E soprattutto proibito. C'è la gogna, la ruota, i ceppi, il rogo. L'unica soluzione per scamparla è trasformare tutto in qualcosa di esecrabile, in modo che non venga neanche la voglia. "Il riso abbonda sulla bocca degli stolti" è il grido di guerra, che benedettini, e tutti gli altri monaci predicatori, vanno propagando. E allo stesso tempo elevare tutto il negativo a positivo, come se il duolo e la tortura interiore scongiurassero quella fisica esteriore.

Il tutto molto ben rappresentato da Eco, che nel "Nome della rosa" fa uccidere da un monaco cieco e fanatico tutti coloro che hanno la ventura di "toccare" l'unica copia ancora esistente della "Comedia" di Aristotele. Libro pericoloso e di più, perché incita e assolve la risata, e che finisce la sua grafica esistenza nel rogo finale, Fahrenheit 451, la censura per antonomasia.
[Modificato da Violadaprile 23/04/2015 02:13]
OFFLINE
Email Scheda Utente
23/04/2015 01:42
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

e oggi?


Quindi abbiamo dapprima l'illuminismo, che cerca con un colpo di spugna di ovviare a tutto questo, mettendo al centro l'uomo e ritornando a modelli estesici dell'antica grecia;
poi il romanticismo che, tornando invece al medio evo, con crociate e inquisizione incluse, si mette a sfornare meravigliosi romanzi inzuppati di religione e perbenismo. E di nuovo di duolo e tortura interiore come massima espressione di altezza morale.

Bene e dopo questo cosa ci tocca ancora? Niente popo di meno che la Regina Vittoria! L'epoca Vittoriana proibisce i colletti slacciati, le caviglie scoperte e l'uso della parola “toro” perché oscena, troppo sessualmente esplicita. In contemporanea, o poco dopo, abbiamo il can-can e il Moulin Rouge, i poeti maledetti, e tutto ciò che di più proibito c'è. Senza che nulla riesca a perdere la connotazione di proibito.

E quindi siamo ad oggi. Incapaci di farci una sana risata senza sentirci in colpa.
Incapaci di concepire che in satira e ironia ci sia altro che bassezza e trivio.

Detto tutto questo, per favore, risolleviamoci, alziamo un grido di resistenza.
Passiva o attiva, purché resistenza.

Ma nessuno trova invece il coraggio di dire qualcosa così fuori dalle righe come, ah certo ottimo, bella composizone, bella e veritiera, anche noi dovremmo fare qualcosa.

No non si può, troppo fuori moda, troppo fuori dalle righe, troppo fuori dai salotti bene, poetici e non.

E invece io dico: ho scritto un'Ode alla Pimpa. Dico proprio alla Pimpa, e domani la posto. Magari fa solo ridere, ma io non ho paura. La risata è catartica, curativa come dice Nicola.


Tutti come un sol uomo, con Nicola, pieno di coraggio =)
[Modificato da Violadaprile 23/04/2015 01:54]
OFFLINE
Email Scheda Utente
23/04/2015 06:00
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Un ultimo appunto
Nel corso di tutti questi secoli, man mano che la risata diveniva "oggetto proibito", come per tutte le attività oggetto di tabu sociale, si è anche parallelamente venuta formando una professione speciale, i cui addetti potevano violare tutto e ridere di tutto, i buffoni di corte.
Tanto piu apprezzati quanto piu facevano ridere.
E così consentendo a tutti gli altri di "fare i seri" e darsi importanza.

Nello stesso tempo, come per tutte le professioni relative ai tabu sociali (macellai sacri, imbalsamatori di cadaveri, spazzini e altre attività dello stesso segno, e secondo le varie culture), chi le svolgeva veniva attratto all'interno del tabu diventando tabu egli stesso. E cosi si sono formate le caste degli intoccabili. In senso positivo e negativo.

I Bramini indiani sono gli unici a occuparsi della macellazione sacra, gli unici che possono toccare la carne con le mani e anche mangiarla. Ma allo stesso tempo non possono venire toccati, vivendo la condizione ereditaria di privilegio e isolamento sociale che connota tutti i reietti/intoccabili.

Nessuno vorrebe essere un intoccabile. Per fortuna sono cariche ereditarie che coinvolgono l'intera famiglia, altrimenti i loro membri morirebbero di isolamento.

Ma ugualmente, oggi, nessuno vorrebbe (e di fatto ben pochi vogliono) fare il contadino, professione ancora troppo legata alla immagine della servitù della gleba.
Parimenti nessuno vuole fare il giullare: il buffone di corte è l'ultima cosa che qualcuno, che si sente nobilmente poeta, vorrebbe sentirsi dire e pensare di essere.



In contrasto con tutto questo, abbiamo questa bella canzone di NicolaPagano, così di rottura degli schemi, che non si può recitare o declamare. Si può solo cantare.
E di cui non si può fare l'esegesi, va presa in blocco, come un dono globalmente prezioso.

Anche se ciascuna espressione in sè ha un preciso valore, inquadrabile o comparabile con l'Opera Buffa napoletana, che vanta teatranti e poeti come Eduardo De Filippo e tutta la sua famiglia, cominciando da papa Scarpetta per finire con figli, fratelli e sorelle.
La nostra pruderie riesce ad accettarne la decisa nota comica in gran parte perché espressa in vernacolo, fatto che ha fatto perdonare il Rugantino, Govi, Trilussa, Porta e tutti i poeti che, nonostante l'unificazione della lingua, hanno continuato a comporre nelle lingue locali (dette impropriamente dialetti).

Per finire, essendo impossibile citare ogni chicca sfornata dall'autore, voglio evidenziarne almeno l'nizio e la fine, dove maggiormente l'attenzione viene catturata e il sense of humor viene espresso =

Ridere è una precauzione
ancor prima che cura

ridere è un gran ceffone
sul volto delle disgrazie

ridere è quell'armatura
che nulla riesce scalfire

ridere è la sola cosa
che sa rabbonire la morte

(...)

E' facile, muovi quei muscoli!
Ridi e avrai il mondo ai piedi.

La vita è una grassa risata
che a volte sta a testa in giù.


[SM=x142914]
[SM=x142942]
[SM=x142832]
[Modificato da Violadaprile 23/04/2015 06:15]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:02. Versione: Stampabile | Mobile | Regolamento | Privacy
FreeForumZone [v.6.1] - Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com