Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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Calore

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2015 23:23
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Calore

Brama di stringer te fra le mie braccia
di sentire i due cuori palpitare,
le due labbra confuse in una traccia
e due corpi immolati sull'altare.

Voglia di respirare il tuo respiro,
di riscaldarmi solo al tuo calore,
dei tuoi capelli mossi nel zeffiro
di uno scambio di sensi con ardore.

Un fuoco intenso fatto di poesia,
un infinito fatto di passione,
un solo immenso istante di anossia

nella dolcezza della comunione
dentro ad un mondo fatto di euforia,
gli occhi chiusi sognanti una visione.

Gaspy

[Modificato da Gaspy. 08/04/2015 12:49]
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09/04/2015 18:02
 
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Molto dolce questa poesia, di cui prediligo questi versi:


le due labbra confuse in una traccia
...
Voglia di respirare il tuo respiro,
...

nella dolcezza della comunione
dentro ad un mondo fatto di euforia,
gli occhi chiusi sognanti una visione.



in essi trovo il linguaggio che piace a me: quello che effettivamente oggi usiamo tutti; peccato per qualche espressione che "resiste" (come "brama di stringer") di stampo novecentesco, e anche "palpitare" e "ardore", ma in complesso è un buon sonetto.

Riguardo a questa strofa:

Voglia di respirare il tuo respiro,
di riscaldarmi solo al tuo calore,
dei tuoi capelli mossi nel zeffiro
di uno scambio di sensi con ardore.

un solo suggerimento mi permetto, perché "nel zeffiro" è una licenza poetica che mi sa di forzatura ( modificherei la sequenza di "di-dei-di"):

Voglia di respirare il tuo respiro,
di riscaldarmi solo al tuo calore,
tra i tuoi capelli mossi da un sospiro
nello scambio di sensi con ardore
.


Ciao.


[Modificato da Rosy.S 09/04/2015 18:12]
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09/04/2015 19:54
 
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Dolce e appassionata ,
bravo Gaspy .


...

Simone Corrieri
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Re:
Rosy.S, 09/04/2015 18:02:

Molto dolce questa poesia, di cui prediligo questi versi:


le due labbra confuse in una traccia
...
Voglia di respirare il tuo respiro,
...

nella dolcezza della comunione
dentro ad un mondo fatto di euforia,
gli occhi chiusi sognanti una visione.



in essi trovo il linguaggio che piace a me: quello che effettivamente oggi usiamo tutti; peccato per qualche espressione che "resiste" (come "brama di stringer") di stampo novecentesco, e anche "palpitare" e "ardore", ma in complesso è un buon sonetto.

Riguardo a questa strofa:

Voglia di respirare il tuo respiro,
di riscaldarmi solo al tuo calore,
dei tuoi capelli mossi nel zeffiro
di uno scambio di sensi con ardore.

un solo suggerimento mi permetto, perché "nel zeffiro" è una licenza poetica che mi sa di forzatura ( modificherei la sequenza di "di-dei-di"):

Voglia di respirare il tuo respiro,
di riscaldarmi solo al tuo calore,
tra i tuoi capelli mossi da un sospiro
nello scambio di sensi con ardore
.


Ciao.





Brama l'ho usato volutamente, perché un'altra poesia dal titolo voglia è di tutt'altro tono......
.... di stringer te: avrei potuto usare stringerti, mantenendo le sillabe, ma stringer te mi suonava più efficace perché mette l'accento su te.
Zeffiro non è una licenza poetica, dato che esiste nel dizionario come sininomo di zefiro, non usabile in questo caso per via del diverso accento.
nello scambio di sensi con ardore suona benissimo,ma qui uso di uno (meglio che nello) come complemento di voglia.
Non so se il titolo sia indovinato (suona un po' bestiale). Forse Passione suonerebbe meglio. Che ne dite
Grazie comunque.


[Modificato da Gaspy. 10/04/2015 20:07]
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10/04/2015 22:35
 
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Rosy.S:

un solo suggerimento mi permetto, perché "nel zeffiro" è una licenza poetica che mi sa di forzatura



Gaspy.:

Zeffiro non è una licenza poetica, dato che esiste nel dizionario come sininomo di zefiro, non usabile in questo caso per via del diverso accento.



Per la pronuncia, sicuro non ti confondi con zaffìro?
Nella tua poesia, non intendi la pietra di colore azzurro ma il vento, giusto?
Quindi lo zèfiro, che anche con le doppie credo la pronuncia ponga l'accento sulla e (zèffiro);
io però non mi riferivo alle doppie, bensì alla preposizione articolata "del", che essendo composta da "di + il" non è corretta in quanto la parola inizia con zeta che richiede l'articolo "lo", quindi per correttezza grammaticale bisognerebbe fosse "dello zèfiro" o "dello zèffiro"

quindi le licenze sarebbero due, giusto?





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10/04/2015 23:39
 
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Penso abbia ragione tu
va bene il tuo suggerimento
tra i tuoi capelli mossi da un sospiro
Ciao
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C'è tantissima passione nell'animo di un poeta.
Sei bravissimo a trasmetterla in un sonetto.


Claudio


...

"Ogni cosa che ha un inizio ha una fine"
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12/04/2015 18:23
 
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Re:
Gaspy., 10/04/2015 23:39:

Penso abbia ragione tu
va bene il tuo suggerimento
tra i tuoi capelli mossi da un sospiro
Ciao



"E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore".
E, se lo ha scritto Leopardi..............
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12/04/2015 20:15
 
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Gaspy., 12/04/2015 18:23:


"E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore".
E, se lo ha scritto Leopardi..............



Sì, ma io mi domando: Leopardi, oggi, scriverebbe ancora "il zappatore"?

Io credo di no. Perché oggi il linguaggio si è evoluto e si è evoluto di pari passo anche in poesia; libero ognuno di rifarsi ai modelli del passato ma per me sarebbe come tirare fuori dall'armadio un vestito del bisnonno che sa di naftalina, con tutto il rispetto per Leopardi che amo.

Infatti avevo premesso: in essi trovo il linguaggio che piace a me: quello che effettivamente oggi usiamo tutti; peccato per qualche espressione che "resiste" (...) di stampo novecentesco

così come avevo detto: "nel zeffiro" è una licenza poetica che mi sa di forzatura

Ogni espressione che volutamente, per esigenze metriche, non è congrua con la correttezza della nostra grammatica, è definibile "licenza poetica", come chiamarla altrimenti?

Ciò non per convincerti a modificare quel verso ma per chiarire le motivazioni addotte dalla sottoscritta [SM=g27822], la quale crede nell'evoluzione della lingua piuttosto che nella ripetizione dei vecchi modelli.

I grandi Autori del passato hanno fatto uso e abuso di licenze poetiche, ma l'orecchio vuole la sua parte, e se tutti dicono "lo zio" mi sembrerebbe quantomeno strano leggere "il zio"; io userei una licenza poetica solo qualora non riuscissi a trovare una "normale" soluzione.



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12/04/2015 20:18
 
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Comunque non vorrei ci si fossilazzasse su quei due o tre particolari: ho detto che nel complesso la poesia mi è piaciuta; per rispondere alla tua domanda riguardo al titolo, sì preferisco "Passione"
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16/04/2015 10:00
 
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Vedi Rosy,
se io, per conformismo, adottassi tutti i crismi moderni.....non sarei me stesso.
Sono in grado di usare linguaggi e scelte contemporanee, ma lo faccio non se e quanto mi convenga, ma solo quando mi soddisfa; né pretendo che altri si uniformino al mio pensiero.
Per me "ottocentismo, nonacentismo" non esistono se non nello studio storico di tali movimenti.
Dal Dolce Stil Novo ad oggi, indiscutibilmente la lingua si è evoluta e non sempre per il meglio (vedi il genocidio dei congiuntivi), ma resta tuttavia la lingua che si ritrova nel dizionario della lingua italiana.
Se esistono termini o forme desuete non è detto che esse vadano rifiutate aprioristicamente. Al contrario esse secondo me devono soddisfare il gusto del bello, mentre larga parte dell'arte contemporanea sembra creata solo per stupire in una sorta di medioevo artistico dal quale io mi discosto e, in genere, rifiuto.
La poesia, al contrario della prosa ha la possibilità dell'uso della licenza poetica, talvolta usata per esigenze metriche senza deturpare metrica, estetica e significato. E talvolta anche fatta per enfatizzare un determinato concetto.
Leopardi userebbe ancora oggi il zappatore, perché suona bene e perché è proprio quella figura che egli vuole far risaltare.

Ecco perché io prediligo la metrica al verso libero, o meglio libertario, che può anche rivelare un animo poetico (che penso più o meno tutti abbiano),. ma certamente fa dubitare su quella sofferenza interna che è patrimonio del vero poeta.

Tutti possono scrivere poesie: pochi possono definirsi poeti.
Rossini componeva seduto su di un bastone!!!!!!!!!
[Modificato da Gaspy. 16/04/2015 10:28]
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16/04/2015 14:13
 
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Gaspy.:

Vedi Rosy,
se io, per conformismo, adottassi tutti i crismi moderni.....non sarei me stesso.
(...)
Dal Dolce Stil Novo ad oggi, indiscutibilmente la lingua si è evoluta e non sempre per il meglio (vedi il genocidio dei congiuntivi), ma resta tuttavia la lingua che si ritrova nel dizionario della lingua italiana.
Se esistono termini o forme desuete non è detto che esse vadano rifiutate aprioristicamente. Al contrario esse secondo me devono soddisfare il gusto del bello, mentre larga parte dell'arte contemporanea sembra creata solo per stupire (...)

Ecco perché io prediligo la metrica al verso libero, o meglio libertario, che può anche rivelare un animo poetico (che penso più o meno tutti abbiano), ma certamente fa dubitare su quella sofferenza interna che è patrimonio del vero poeta.

Tutti possono scrivere poesie: pochi possono definirsi poeti.
Rossini componeva seduto su di un bastone!!!!!!!!!



Caro Bruno,
se uno mi dice che ama scrivere nello stile del "dolce stilnovo", io rispetto le sue idee e i suoi gusti, ma difficilmente riesco a dire: che bella poesia. Sarà un mio limite ma, per quanto sia tecnicamente abbellita, non la sento naturale, semplicemente perché quel linguaggio non mi è congeniale.
Non sono io che decido "questo termine è in disuso, questo no", ma semplicemente l'uso e consuetudine del linguaggio, e in tutto questo il conformismo che tu adduci come limite non c'entra proprio niente, perché anche la scrittura in termini moderni avviene per scelta, con accurata scelta dei termini, di quei termini che più di ogni altro esprimano le nostre emozioni; non si tratta quindi di seguire una moda, semmai vedo molto più conformismo in coloro che si conformano a schemi e stili preconfezionati dacché tempo, come per viaggiare sul sicuro... senza mai rischiare ma anche senza innovare, al contrario dei poeti famosi che al loro tempo sono stati degli innovatori.

Ciò che ho scritto nei miei commenti non lascia dedurre assolutamente l'elogio del genocidio del congiuntivo, del conformismo o del verso libertario: scrivere in verso libero richiede altrettanta abilità, non è certo un andare a capo a casaccio, e questo ben lo sapeva Wislawa Szymborska, che Poetessa con la maiuscola lo era di certo [SM=g27817]

Ciò che ho scritto nei miei commenti non è neanche l'elogio dell'arte "creata per stupire"... se dico che oggi l'abito della festa della bisnonna, che per i suoi tempi era bellissimo perché in stile con i suoi tempi, io non lo indosserei neanche se mi pagassero, non implico che io voglia indossare un abito "creato per stupire"!!!, piuttosto qualcosa che sia naturale come una seconda pelle, che sia così semplicemente sobrio ed elegante da passare inosservato...

La poesia non è fine a se stessa, quindi non fatta per stupire, ma neanche per essere infiocchettata solo per un gusto del bello fine a se stesso che smette di essere tale quando quel modello è troppo ripetuto e prevedibile, pertanto asfittico, chiuso in se stesso e quindi morto o moribondo, a mio parere.

Scrivere in metrica usando una lingua moderna come se si trattasse di indossare un abito talmente naturale da sentirselo addosso "come una seconda pelle"... si può. Se si vuole, ovviamente. Con questo non intendo mancare di rispetto a gusti diversi dai miei.

E comunque, ci tengo a ribadirlo, ciò esula dal contesto di questa poesia ma non volevo dar luogo ad un equivoco: le mode non fanno per me.

Ciao


[Modificato da Rosy.S 16/04/2015 14:18]
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21/04/2015 23:23
 
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Re:
Rosy.S, 16/04/2015 14:13:



Caro Bruno,
se uno mi dice che ama scrivere nello stile del "dolce stilnovo", io rispetto le sue idee e i suoi gusti, ma difficilmente riesco a dire: che bella poesia. Sarà un mio limite ma, per quanto sia tecnicamente abbellita, non la sento naturale, semplicemente perché quel linguaggio non mi è congeniale.


Naturalmente se uno vuole scrivere sempre in uno stile obsoleto, è una sua scelta - che non condivido anche se può essere gradevole. Se lo bocciassi solo perché non accetto lo stile, boccerei lo stesso "Dolce stilnovo". Diverso è se uso alcune parole o espressioni in un contesto altrimenti attuale, perché ciò avviene anche nella musica.



Non sono io che decido "questo termine è in disuso, questo no", ma semplicemente l'uso e consuetudine del linguaggio, e in tutto questo il conformismo che tu adduci come limite non c'entra proprio niente, perché anche la scrittura in termini moderni avviene per scelta, con accurata scelta dei termini, di quei termini che più di ogni altro esprimano le nostre emozioni; non si tratta quindi di seguire una moda, semmai vedo molto più conformismo in coloro che si conformano a schemi e stili preconfezionati dacché tempo, come per viaggiare sul sicuro... senza mai rischiare ma anche senza innovare, al contrario dei poeti famosi che al loro tempo sono stati degli innovatori.


L'uso in ogni campo è quello che crea una moda e viene seguito dai conformisti. Talvolta l'evoluzione può essere positiva, talaltra si tratta di errori macroscopici o comunque di pessimo gusto. Ma, come abbiamo visto in molte forme d'arte, l'uso viene creato dai critici e/o dai giornalisti con il risultato rovinoso per l'arte stessa. Molto spesso uno stile viene conformato da un modello che poteva avere un suo significato originale, e che poi si è impoverito soprattutto nei seguaci. Tuttavia sopravvive sempre nella serie "fatti un buon nome e poi piscia a letto: diranno che hai sudato". Secondo me sbagli dicendo che vedi molto più conformismo in coloro che si conformano a schemi e stili preconfezionati dacché tempo, come per viaggiare sul sicuro, perché usare criticamente schemi già usati implica ricercare qualcosa di già armonioso e non di buttarsi giù dal dirupo senza paracadute, sperando che ti vada bene.

Ciò che ho scritto nei miei commenti non lascia dedurre assolutamente l'elogio del genocidio del congiuntivo, del conformismo o del verso libertario: scrivere in verso libero richiede altrettanta abilità, non è certo un andare a capo a casaccio, e questo ben lo sapeva Wislawa Szymborska, che Poetessa con la maiuscola lo era di certo [SM=g27817]


Ma l'uso improprio di parole, grammatica e sintassi è proprio parte tipica della lingua attuale e. se io dovessi applicarle alle mie poesie me ne vergognerei. Scrivere a verso libero implica comunque una disciplina che oggi sembra mancare almeno in molti sedicenti poeti che confondono un pensiero poetico con una poesia. La poesia deve riuscire a trasmettere concetti e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa, dove le parole non sottostanno alla metrica.
Wislawa Szymborska, come altri autori moderni, ha scritto cose molto belle, ma anche banalità e non sarò io che salverò acriticamente tutto senza distinzione.


Ciò che ho scritto nei miei commenti non è neanche l'elogio dell'arte "creata per stupire"... se dico che oggi l'abito della festa della bisnonna, che per i suoi tempi era bellissimo perché in stile con i suoi tempi, io non lo indosserei neanche se mi pagassero, non implico che io voglia indossare un abito "creato per stupire"!!!, piuttosto qualcosa che sia naturale come una seconda pelle, che sia così semplicemente sobrio ed elegante da passare inosservato...


E l'abito della bisnonna non lo puoi indossare solo perché la moda è cambiata, ma se confrontato con onestà mentale con ciò che si vede in giro oggi, ci si accorgerebbe che, più che un progresso, c'è stato un regresso. Così come quando entrai al lavoro in giacca e cravatta e ne uscii, trent''anni dopo, in jeans. D'altronde la perdita di buon gusto è propria della vita d'oggi. Il giovane ha perso (e si vergogna) il gusto della galanteria. E questo è un miglioramento?

Non è quanto scrivi tu - che fra l'altro generalmente scrivi bene, altrimenti non ti avrei chiesto di correggere un mio lavoro importante - ma è l'arte in genere in cui prevale il gusto dell'innovazione piuttosto che quello dell'estetica, per cui la considero in transizione. Prevale il gusto di stupire, di dimostrare che si è avanti a tutti nell'innovare, nella totale deregulation. E questo non solo nella poesia, ma nella musica, nella pittura, nella scultura. Potrei dire che si salva la cucina, perché lì prevale comunque l'armonia percepibile con tutti i sensi.


La poesia non è fine a se stessa, quindi non fatta per stupire, ma neanche per essere infiocchettata solo per un gusto del bello fine a se stesso che smette di essere tale quando quel modello è troppo ripetuto e prevedibile, pertanto asfittico, chiuso in se stesso e quindi morto o moribondo, a mio parere.

(da Wikipidia) La poesia (dal greco ποίησις, poiesis, con il significato di "creazione") è una forma d'arte che crea, con la scelta e l'accostamento di parole secondo particolari leggi metriche, un componimento fatto di frasi dette versi, in cui il significato semantico si lega al suono musicale dei fonemi(nella linguistica strutturale, le unità fonologiche minime di un sistema linguistico, ossia dei segmenti fonico-acustici non suscettibili di ulteriore segmentazione, dotati di capacità distintiva e oppositiva rispetto alle altre unità) tratti distintivi o pertinenti (. La poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa, dove le parole non sottostanno alla metrica.
Siccome la lingua nella poesia ha una doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione sia particolare sia complessiva.
A questi due aspetti della poesia si aggiunge un terzo quando una poesia, anziché essere letta direttamente, viene ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo e il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo la dimensione teatrale della dizione e della recitazione. Nel mondo antico e in altre culture anche odierne poesia e musica sono spesso unite, come accade anche nei Kunstlieder tedeschi, poesie d'autore sotto forma di canzone di musiche d'autore.


Tu le chiami infiocchettature: e se questo significa baroccume concordo con te. Ma se si tratta di abbellimenti giustificati si tratta di una ricerca del bello cui comunque la poesia deve tendere. Il zappatore significa per il Leopardi sottolineare la figura di uno zotico, Se il Manzoni mi fa calare il sole a nord (dietro il Resegone), non vuole certamente mostrare la propria ignoranza geografica.


Scrivere in metrica usando una lingua moderna come se si trattasse di indossare un abito talmente naturale da sentirselo addosso "come una seconda pelle"... si può. Se si vuole, ovviamente. Con questo non intendo mancare di rispetto a gusti diversi dai miei.

Sentirsi, come io mi spesso mi sento, preraffaellita, non significa abiurare la modernità aprioristicamente, ma ragionatamente, accettando in primis l'armonia e rifiutando una deregulation che spesso dimostra l'incapacità sia di usare uno schema prefissato, ma anche di crearne uno nuovo..

E comunque, ci tengo a ribadirlo, ciò esula dal contesto di questa poesia ma non volevo dar luogo ad un equivoco: le mode non fanno per me.

Ciao

La discussione è generale e quindi marginale a questa poesia. E tuttavia la tua critica peccato per qualche espressione che "resiste" (come "brama di stringer") di stampo novecentesco, e anche "palpitare" e "ardore", significa un tuo timore di pescare quanto c'era armonico e piacevole nel passato, che secondo me fa parte comunque della nostra lingua fintanto che i dizionari non lo considereranno altrimenti




[Modificato da Gaspy. 21/04/2015 23:29]
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