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MARZO PERO'

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2015 01:14
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04/05/2015 22:41
 
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Chi è Peppino? E’ uno che non sa nulla di poesia e tanto meno di web, blog. Niente delle discussioni talvolta accese, talvolta dolorose sulla poesia stessa in cui si lascia coinvolgere il suo amico. Che sarà mai la poesia?
Dal suo punto di vista qualcosa di assolutamente inutile.
Per lui meglio la magia, più credibile una formula magica di un verso nei confronti della natura.
Non s’è mai visto un poeta deviare il corso di una nuvola ma qualche mago ci prova forse ancora oggi nelle campagne sperdute del meridione. Almeno qualcosa del genere accadeva negli anni della mia fanciullezza.
Peppino è solo un lavaggista che lavora se il tempo è bello.
Nei giorni d’inverno se ne sta sull’uscio della sua officina ad aspettare clienti che non arrivano. D’estate invece, con l’arrivo di turisti e bagnanti, si fa la fila per entrare.
Lavoro dunque ritmato dalla meteorologia non sempre prevedibile, quasi sempre anarchica.
Strana analogia questa, crea una risonanza del tutto misteriosa e inattesa con certo tipo di poesia non scandita da un ritmo regolare, accento sulla sesta, sulla decima etc. molto più vicina di quanto si creda alla vita reale.
Ma quanto ritmo è ancora nascosto in quest’ultima?
Lo stesso ritmo che c'è nell'alternarsi giornaliero del lavoro al riposo, della disoccupazione all’occupazione, della precarietà alla certezza del futuro, dell’esposizione ai raggi della televisione rispetto a quelli del sole; il ritmo che c'è tra la formulazione di un progetto ed il suo fallimento, tra la speranza in un mutuo bancario e la chiusura a riccio dell’universo finanziario, etc.

Pasolini?
Non so quanto c’entri con tutto ciò e non tocca a me dire se il paragone sia azzeccato o meno, ma di certo non sono io il tipo che qualcuno immagina possa compiacersene. Se paragone è stato fatto, io credo sia perché la mia scrittura in qualche modo incuriosisce, azzarda, entra decisamente nel reale.

Strano come quest’ultimo aspetto c’entri sempre con Pasolini, con la sua vita violentemente condotta all’assalto dei valori borghesi, dell’inautenticità, del conformismo e di ciò che chiamava omologazione.

Un nome di scandalo che però scriveva divinamente in ogni modo possibile, maestro comunque si esprimesse. Anche quando, lui che conosceva la metrica, sceglieva di scrivere in verso libero.
Perché non io?
So benissimo che dovrò colmare delle lacune, ma lui (come altri) mi è maestro in quanto mi ha indicato una delle strade che percorrono i versi. Ed è quella che preferisco, che sento più adatta a me, a ciò che sento e a come io la vivo questa benedetta e multiforme poesia.
Ah, quanto amo i "Versi del testamento"!


La solitudine: bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori del comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza o mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere.
Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
etc. etc.


Nelle mie, di esordiente-dilettante allo sbaraglio, mi limito a seguire il flusso del pensiero, come se questo fosse una molecola in cui ogni verso ha il senso di un atomo, ogni a capo un legame chimico per descrivere e penetrare il quotidiano dei rapporti col mondo in cui viviamo.
Mentre alcuni poeti dal gusto tradizionale si affidano al ritmo della metrica, probabilmente costretti, talvolta, a cambiare l'esatta parola che vorrebbero usare ed a sceglierne un'altra solo perché gli accenti non coincidono, io preferisco un ritmo non tradizionale, quindi le aritmie sono volute, in quanto non svenderei mai il preciso significato che intendo veicolare con i miei versi. Possono piacere o non piacere, questo lo metto in conto, come mi fa sinceramente piacere qualsiasi parere sul quale rifletto e accetto solo se mi convince, ma ringrazio comunque chi mi dedica il suo tempo.
Alla fine per me ciò che conta sono le immagini e le metafore originali che assolvono alla funzione di far riflettere, emozionare; una scrittura che rincorra la musicalità fine a se stessa a me non interessa, tanto meno se edulcorata o infarcita da termini desueti o dejà vu.
Ma anche questo comunque a Peppino non interessa affatto.

Ringrazio tutti\e
Franco
[Modificato da cripaf 04/05/2015 23:12]
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