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Brumaio

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2014 03:54
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17/11/2014 19:01
 
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Ascende e fitta avvolge
l'aquea fumea vie alberi e case
il pluvio giorno è stato breve
e io no so cosa ho provato
o inteso inseguendo le ore
che isolato ho vissuto
mentre il tempo le sfornava.

Ozioso nuvolo bigio mese
umido oh tu brumaio
pregno di odor di crisantemi
come il cuore incrini
e mesto il tutto rendi,
come di inquieti inquilini
pensieri la mente affolli
e le tapparelle chiudi
ad una vita interiore!

Vedi: piove; piove piove
tristemente piove. Straripa
inonda e infanga la fiumana,
al feroce smotto titano
che diroccia frana la casa,
molle crolla il ponte; lago
si fa il seminterrato e la piazza
alla falla dell'argine
abusato del naviglio intasato.
Vedi: scroscia sui lidi
sui binari, sulle lande,
sui borri, sui marmi
sui colli, sulla capitale
su croci vecchie e nuove.
Piove, piove sullo Stivale
ovunque, insistente, a dirotto
più e ancora inclemente
al fluire dei giorni!

Placatevi e assopitevi,
se irati, dèi della pioggia
dei fulmini e dei tuoni!
Andate via fiotti bruni
pregni di fanghiglia,
nebbie e nubi cinerine
sfollate da spazzi biavi:
all'alba lasciateci intascare
un po' di luce e di sole!
Non è più tempo di celebrare
morti e rovine! Solleticaci
illusione, facci vivere ancora
e riattacca al nostro cuore
la speranza che si stacca
prima che domani ingenerosa
prenda commiato e si allontani.
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18/11/2014 22:19
 
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Una poesia molto attuale che tocca da vicino moltissime persone in questo momento. Sei riuscito ad offrire immagini tipiche di questo periodo dell'anno cosi' buio e piovoso. Pareva quasi di udire la pioggia che senza sosta picchiava sui vetri. Ottima forma anche e buon ritmo. Complimenti [SM=g27811]


...

Giovanna
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19/11/2014 01:08
 
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Sì, condivido il commento di Giovanna; mai poesia attuale in questo scorcio d'autunno piovoso...
Un componimento classicheggiante, tendente a uno linguaggio aulico che però non mi dispiace, anzi fa atmosfera, ricorda un po' La pioggia nel pineto di dannunziana memoria, il ritmo è avvolgente e ovattato e le sensazioni che scaturiscono sono quasi dimesse:

e io no so cosa ho provato
o inteso inseguendo le ore
che isolato ho vissuto

mentre il tempo le sfornava.

Segnalo un refuso: no invece che non.
A "sfornava" avrei preferito "scandiva" o altro verbo, ma è solo un dettaglio che attiene al mio gusto, ripeto: bellissimi i primi due versi del passaggio quotato.
Un animo dolente si sente oppresso da fioriture di crisantemi che ricordano i cari estinti; la mente è occupata da pensieri cupi, come se fossero inquilini ansiosi, e tutto ciò imprigiona la vita interiore e incrina il cuore. Sensazioni ottimammente rese in questi versi:

come il cuore incrini
e mesto il tutto rendi,
come di inquieti inquilini
pensieri la mente affolli
e le tapparelle chiudi
ad una vita interiore!


Stato d'animo e pioggia sono stretti in un'unica identità nella strofa che segue, fino all'erosione della roccia- direi fino all'erosione delle ossa, scuotendo l'animo con brividi di freddo e di paura, e mentre scorre la pioggia, scorre anche il tempo:

Vedi: piove; piove piove
tristemente piove. Straripa
inonda e infanga la fiumana,
al feroce smotto titano
che diroccia frana la casa,
molle crolla il ponte; lago
si fa il seminterrato e la piazza
alla falla dell'argine
abusato del naviglio intasato.
Vedi: scroscia sui lidi
sui binari, sulle lande,
sui borri, sui marmi
sui colli, sulla capitale
su croci vecchie e nuove.
Piove, piove sullo Stivale
ovunque, insistente, a dirotto
più e ancora inclemente
al fluire dei giorni!



Ma l'animo non può rotolare con la pioggia, non può spaccarsi con i tuoni, non può soccombere al volere capriccioso e dispettoso degli dèi, o peggio ancora alla loro eventuale ira, così l'Autore si rivolge ad essi esortandoli:

Placatevi e assopitevi,
se irati, dèi della pioggia
dei fulmini e dei tuoni!
Andate via fiotti bruni
pregni di fanghiglia,
nebbie e nubi cinerine
sfollate da spazzi biavi:
all'alba lasciateci intascare
un po' di luce e di sole!


Segnalo un altro refuso: spazzi;
anche in questo contesto, il verbo "intascare" mi sembra prosastico.

Come succede quando ci si sente imprigionati, l'animo cerca la luce necessaria alla vita interiore, e qui l'Autore è disposto anche a ricorrere all'incantesimo dell'illusione, pur di fornire al cuore ancora la speranza:

Non è più tempo di celebrare
morti e rovine! Solleticaci
illusione, facci vivere ancora
e riattacca al nostro cuore
la speranza che si stacca
prima che domani ingenerosa
prenda commiato e si allontani.


Possiamo dire che dopo la pioggia è l'ora che torni il sereno anche nel cuore e nell'animo dell'uomo, nonostante il dolore.
Un messaggio di speranza anche per il lettore che non deve mai ripiegarsi su se stesso ma cercare nuove risorse e motivi di vita.


Poesia molto bella, grazie.
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19/11/2014 19:24
 
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Ringraziamento
Rosy.S, 19/11/2014 01:08:


Sì, condivido il commento di Giovanna; mai poesia attuale in questo scorcio d'autunno piovoso...
Un componimento classicheggiante, tendente a uno linguaggio aulico che però non mi dispiace, anzi fa atmosfera, ricorda un po' La pioggia nel pineto di dannunziana memoria, il ritmo è avvolgente e ovattato e le sensazioni che scaturiscono sono quasi dimesse:

e io no so cosa ho provato
o inteso inseguendo le ore
che isolato ho vissuto

mentre il tempo le sfornava.

Segnalo un refuso: no invece che non.
A "sfornava" avrei preferito "scandiva" o altro verbo, ma è solo un dettaglio che attiene al mio gusto, ripeto: bellissimi i primi due versi del passaggio quotato.
Un animo dolente si sente oppresso da fioriture di crisantemi che ricordano i cari estinti; la mente è occupata da pensieri cupi, come se fossero inquilini ansiosi, e tutto ciò imprigiona la vita interiore e incrina il cuore. Sensazioni ottimammente rese in questi versi:

come il cuore incrini
e mesto il tutto rendi,
come di inquieti inquilini
pensieri la mente affolli
e le tapparelle chiudi
ad una vita interiore!


Stato d'animo e pioggia sono stretti in un'unica identità nella strofa che segue, fino all'erosione della roccia- direi fino all'erosione delle ossa, scuotendo l'animo con brividi di freddo e di paura, e mentre scorre la pioggia, scorre anche il tempo:

Vedi: piove; piove piove
tristemente piove. Straripa
inonda e infanga la fiumana,
al feroce smotto titano
che diroccia frana la casa,
molle crolla il ponte; lago
si fa il seminterrato e la piazza
alla falla dell'argine
abusato del naviglio intasato.
Vedi: scroscia sui lidi
sui binari, sulle lande,
sui borri, sui marmi
sui colli, sulla capitale
su croci vecchie e nuove.
Piove, piove sullo Stivale
ovunque, insistente, a dirotto
più e ancora inclemente
al fluire dei giorni!



Ma l'animo non può rotolare con la pioggia, non può spaccarsi con i tuoni, non può soccombere al volere capriccioso e dispettoso degli dèi, o peggio ancora alla loro eventuale ira, così l'Autore si rivolge ad essi esortandoli:

Placatevi e assopitevi,
se irati, dèi della pioggia
dei fulmini e dei tuoni!
Andate via fiotti bruni
pregni di fanghiglia,
nebbie e nubi cinerine
sfollate da spazzi biavi:
all'alba lasciateci intascare
un po' di luce e di sole!


Segnalo un altro refuso: spazzi;
anche in questo contesto, il verbo "intascare" mi sembra prosastico.

Come succede quando ci si sente imprigionati, l'animo cerca la luce necessaria alla vita interiore, e qui l'Autore è disposto anche a ricorrere all'incantesimo dell'illusione, pur di fornire al cuore ancora la speranza:

Non è più tempo di celebrare
morti e rovine! Solleticaci
illusione, facci vivere ancora
e riattacca al nostro cuore
la speranza che si stacca
prima che domani ingenerosa
prenda commiato e si allontani.


Possiamo dire che dopo la pioggia è l'ora che torni il sereno anche nel cuore e nell'animo dell'uomo, nonostante il dolore.
Un messaggio di speranza anche per il lettore che non deve mai ripiegarsi su se stesso ma cercare nuove risorse e motivi di vita.


Poesia molto bella, grazie.

Gentile Rosy. S ho letto il commento ampio e generoso al mio testo e corre l'obbligo per buona educazione di ringraziarti per l'attenzione ad esso mostrato.
Chiedo scusa a te, e a tutti gli altri lettori, per i refusi involontari e dovuti a una mia ansia istintiva di comunicare nell'immediatezza il mio sentire trascurando
il controllo di errori di battitura che pur evidenti, alla mia mente sfuggono nel momento della stesura poiché su altro concentrata e poi pur evitabili ricorrendo a un correttore ortografico. Anche l'osservazione disappunto consiglio sull'uso del verbo "sfornare", così di gitto sorto nella stesura, può certamente essere sostituito da uno più appropriato e osservazione ancora più valevole per il prosastico "intascare". Ti sono grato per la segnalazione e provvederò certamente, mettendo a frutto le tue indicazioni, a migliorare il testo. Essere letto è l'ambizione mia più alta ma solo per appurare se un'emozione o un pensiero che mi attraversa trovi corrispondenza e accoglienza in altri esseri umani che come attraversano la vita.
Qualche eco dannunziano ma anche di Montale (poesia: Piove da "Satura").
Mi impegnerò in futuro a fare meglio, almeno così spero e vorrei...
Grazie ancora, sinceramente..
Angelo Michele Cozza (amcozza)
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20/11/2014 03:54
 
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Giustificate le tue giustificazioni.
Io non uso il correttore automatico, quindi sono grata a chi dovesse adocchiare un refuso nelle mie poesie, allo stesso modo faccio io, altrimenti succede come quando ci abbottoniamo il bottone nell'occhiello sbagliato o quando indossiamo la maglietta a rovescio: tutti vedono e nessuno lo dice [SM=g27828] ,
poi, una volta a casa, davanti allo specchio, pensiamo:
'ma la tale che si è fermata a salutarmi, non me lo poteva dire?' [SM=g1602841]
Un saluto [SM=g27823]
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