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Arthur Rimbaud - Antologia

Ultimo Aggiornamento: 10/11/2012 15:51
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Sensazione

Le sere azzurre d'estate, andrò per i sentieri,
Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina:
Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi.
Lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.

Non parlerò, non penserò a niente:
Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,
E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,
Nella Natura, - felice come con una donna.

-------------------------------------

Sensation

Par les soirs bleus d’été, j’irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l’herbe menue :
Rêveur, j’en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue !


Je ne parlerai pas, je ne penserai rien :
Mais l’amour infini me montera dans l’âme,
Et j’irai loin, bien loin, comme un bohémien
Par la Nature, — heureux comme avec une femme.


...

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Ofelia

I

Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle
La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio,
Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli…
- Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.

Sono più di mille anni che la triste Ofelia
Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;
Sono più di mille anni che la sua dolce follia
Mormora una romanza alla brezza della sera.

Il vento le bacia il seno e distende a corolla
I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;
I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,
Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.

Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;
A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,
Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:
- Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.

II

O pallida Ofelia! bella come la neve!
Tu moristi bambina, rapita da un fiume!
- I venti piombati dai grandi monti di Norvegia
Ti avevano parlato dell'aspra libertà;

E un soffio, torcendoti la gran capigliatura,
Al tuo animo sognante portava strani fruscii;
Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura
Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;

L'urlo dei mari folli, immenso rantolo,
Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano;
E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido,
Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.

Cielo! Amore! Libertà! Quale sogno, o povera Folle!
Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco:
Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole
- E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro!


III

- E il Poeta dice che ai raggi delle stelle
Vieni a cercare, la notte, i fiori che cogliesti,
E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli,
La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.

-------------------------

Ophélie

I



Sur l’onde calme et noire où dorment les étoiles,
La blanche Ophélia flotte comme un grand lys,
Flotte très lentement, couchée en ses longs voiles…
− On entend dans les bois lointains des hallalis…

Voici plus de mille ans que la triste Ophélie
Passe, fantôme blanc, sur le long fleuve noir ;
Voici plus de mille ans que sa douce folie
Murmure sa romance à la brise du soir.

Le vent baise ses seins et déploie en corolle
Ses longs voiles bercés mollement par les eaux ;
Les saules frissonnants pleurent sur son épaule,
Sur son grand front rêveur s’inclinent les roseaux.


Les nénuphars froissés soupirent autour d’elle ;
Elle éveille parfois, dans un aune qui dort,
Quelque nid, d’où s’échappe un petit frisson d’aile.
− Un chant mystérieux tombe des astres d’or.


II



O pâle Ophélia ! belle comme la neige !
Oui, tu mourus, enfant, par un fleuve emporté !
− C’est que les vents tombant des grands monts de Norwège
T’avaient parlé tout bas de l’âpre liberté !

C’est qu’un souffle inconnu, fouettant ta chevelure,
À ton esprit rêveur portait d’étranges bruits ;
Que ton cœur écoutait la voix de la Nature
Dans les plaintes de l’arbre et les soupirs des nuits !

C’est que la voix des mers, comme un immense râle,
Brisait ton sein d’enfant, trop humain et trop doux ;
C’est qu’un matin d’avril, un beau cavalier pâle,
Un pauvre fou s’assit, muet, à tes genoux !


Ciel ! Amour ! Liberté ! Quel rêve, ô pauvre Folle !
Tu te fondais à lui comme une neige au feu.
Tes grandes visions étranglaient ta parole :
− Un Infini terrible effara ton œil bleu !


III



− Et le Poète dit qu’aux rayons des étoiles
Tu viens chercher, la nuit, les fleurs que tu cueillis ;
Et qu’il a vu sur l’eau, couchée en ses longs voiles,
La blanche Ophélia flotter, comme un grand lys.


...

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Alla musica

Sulla piazza suddivisa in striminzite aiuole,
Dove tutto è corretto, gli alberi e i fiori,
Gli asmatici borghesi soffocati dall'afa,
Portano, il giovedì sera, le loro stupide invidie.

- L'orchestra militare, in mezzo al giardino,
Dondola i suoi chepì nel Valzer dei pifferi:
- Intorno, in prima fila, si pavoneggia il damerino;
Il notaio pende dai suoi ciondoli cifrati:

I possidenti cogli occhialini sottolineano le stecche:
I grossi burocrati trascinano le loro grasse signore
Accanto a loro vanno, cornac ufficiosi
Quelle con i falpalà dall'aria di réclame;

Sulle panchine verdi, i droghieri in pensione
Smuovono la ghiaia col bastoncino a pomo,
Discutendo i trattati molto seriamente,
Tabaccano dall'argento, e riattaccano: "Insomma!..."

Stravaccando sulla panca le rotondità dei loro fianchi,
Un borghese coi bottoni chiari, il pancione fiammingo,
Gusta la sua pipa, da cui il tabacco in fili
Trabocca - sapete, è roba di contrabbando; -

Lungo le verdi aiuole ridacchiano i bulli;
E, resi sentimentali dal canto dei tromboni,
Molto ingenui, fumando rose, i soldatini
Carezzano i neonati per adescar le serve…

- Ed io, io seguo trasandato come uno studente,
Sotto i castagni verdi le sveglie ragazzine:
Loro lo sanno bene e volgono ridendo
Verso di me, i loro occhi pieni di cose indiscrete.

Non dico una parola: guardo soltanto
La pelle dei loro bianchi colli ricamati da folli ciocche:
Seguo, sotto il corsetto e i fronzoli leggeri
La schiena divina sotto la curva delle spalle.

Ben presto ho scovato lo stivaletto, la calza…
- Ricostruisco i corpi, arso da bella febbre.
Loro mi trovano buffo e parlottano sommesse…
- E io sento i baci che mi salgono alle labbra…

-----------------------------

À la musique

Sur la place taillée en mesquines pelouses,
Square où tout est correct, les arbres et les fleurs,
Tous les bourgeois poussifs qu’étranglent les chaleurs
Portent, les jeudis soirs, leurs bêtises jalouses.

Un orchestre guerrier, au milieu du jardin,
Balance ses schakos dans la Valse des fifres :
On voit, aux premiers rangs, parader le gandin,
Les notaires montrent leurs breloques à chiffres :

Des rentiers à lorgnons soulignent tous les couacs ;
Les gros bureaux bouffis traînent leurs grosses dames,
Auprès desquelles vont, officieux cornacs,
Celles dont les volants ont des airs de réclames ;


Sur les bancs verts, des clubs d’épiciers retraités
Qui tisonnent le sable avec leur canne à pomme,
Fort sérieusement discutent des traités,
Puis prisent en argent, mieux que monsieur Prud’homme !

Étalant sur un banc les rondeurs de ses reins,
Un bourgeois bienheureux, à bedaine flamande,
Savoure, s’abîmant en des rêves divins,
La musique française et la pipe allemande !

Au bord des gazons frais ricanent les voyous ;
Et, rendus amoureux par le chant des trombones,
Très naïfs, et fumant des roses, des pioupious
Caressent les bébés pour enjôler les bonnes…

− Moi, je suis, débraillé comme un étudiant,
Sous les marronniers verts, les alertes fillettes :
Elles le savent bien, et tournent en riant,
Vers moi, leurs yeux tout pleins de choses indiscrètes.

Je ne dis pas un mot : je regarde toujours
La chair de leurs cous blancs brodés de mèches folles ;
Je suis, sous le corsage et les frêles atours,
Le dos divin après la courbe des épaules…


Je cherche la bottine… et je vais jusqu’aux bas ;
Je reconstruis le corps, brûlé de belles fièvres.
Elles me trouvent drôle et se parlent tout bas…
− Et je sens les baisers qui me viennent aux lèvres…


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Prima serata

- Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino...

Seduta sul mio seggiolone,
Seminuda, giungeva le mani.
Al suolo fremevano lieti
i suoi piccolissimi piedi.

- Io guardavo, colore di cera,
un piccolo raggio di luce
sfarfallare nel suo sorriso
e sul suo seno, - mosca al rosaio.

- Le baciai le caviglie sottili.
Ebbe un ridere dolce e brutale
Che si sciolse in un limpido trillo,
Un ridere grazioso di cristallo.

I suoi piedini sotto la camicia
Si salvarono: "Beh, vuoi finirla?"
- La prima audacia era stata permessa,
Ma ridendo fingeva di punirla!

- Baciai, palpitanti al mio labbro,
I suoi timidissimi occhi;
- Lei ritrasse la sua testolina
Esclamando: "Ma questo è ancor meglio!...

Signore, ho qualcosa da dirvi..."
Tutto il resto gettai sul suo seno
In un bacio, del quale ella rise
D'un riso che fu generoso...

- Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino...

------------------------------------

Première soirée

- Elle était fort déshabillée
Et de grands arbres indiscrets
Aux vitres jetaient leur feuillée
Malinement, tout près, tout près.

Assise sur ma grande chaise,
Mi-nue, elle joignait les mains.
Sur le plancher frissonnaient d'aise
Ses petits pieds si fins, si fins.

- Je regardai, couleur de cire,
Un petit rayon buissonnier
Papillonner dans son sourire
Et sur son sein, - mouche au rosier.

- Je baisai ses fines chevilles.
Elle eut un doux rire brutal
Qui s'égrenait en claires trilles,
Un joli rire de cristal.

Les petits pieds sous la chemise
Se sauvèrent : " Veux-tu finir ! "
- La première audace permise,
Le rire feignait de punir !

- Pauvrets palpitants sous ma lèvre,
Je baisai doucement ses yeux :
- Elle jeta sa tête mièvre
En arrière : " Oh ! c'est encor mieux !...

Monsieur, j'ai deux mots à te dire... "
- Je lui jetai le reste au sein
Dans un baiser, qui la fit rire
D'un bon rire qui voulait bien...

- Elle était fort déshabillée
Et de grands arbres indiscrets
Aux vitres jetaient leur feuillée
Malinement, tout près, tout près.


...

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Sognato per l'inverno

D'inverno, andremo in un piccolo vagone rosa
Con i cuscini blu.
Staremo bene. Un nido di folli baci riposa
In ogni morbido cantuccio.

Chiuderai gli occhi, per non veder, dal finestrino,
Le ombre della sera ghignare,
Quelle arcigne mostruosità, plebaglia
Di neri demoni e neri lupi.

Poi ti sentirai la guancia graffiata…
Un piccolo bacio, come un ragno impazzito,
Ti correrà sul collo…

E mi dirai "Cerca!" chinando la testa,
- E perderemo tempo a cercare quella bestia
- Che viaggia tanto…

----------------------

Rêvé pour l’hiver

L’hiver, nous irons dans un petit wagon rose
Avec des coussins bleus.
Nous serons bien. Un nid de baisers fous repose
Dans chaque coin moelleux.

Tu fermeras l’œil, pour ne point voir, par la glace,
Grimacer les ombres des soirs,
Ces monstruosités hargneuses, populace
De démons noirs et de loups noirs.

Puis tu te sentiras la joue égratignée…
Un petit baiser, comme une folle araignée,
Te courra par le cou…

Et tu me diras : « Cherche ! », en inclinant la tête ;
— Et nous prendrons du temps, à trouver cette bête !
— Qui voyage beaucoup…


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Il dormiente nella valle

E' un anfratto verde dove canta un fiume
Appendendo follemente all'erba i suoi stracci
D'argento; dove il sole, dalla fiera montagna
Risplende: è una piccola valle spumeggiante di raggi.

Un giovane soldato, la bocca aperta, il capo nudo,
E la nuca immersa nel fresco nasturzio azzurro
Dorme; è steso nell'erba, sotto le nuvole,
Pallido nel suo verde letto dove la luce piove.

Ha i piedi fra i gladioli, dorme. Sorridendo come
Sorriderebbe un bimbo malato, fa una dormita:
Natura, cullalo tiepidamente: ha freddo.

I profumi non fanno fremere le sue narici;
Lui dorme nel sole, la mano sul petto
Tranquillo. Ha due buchi rossi sul lato destro.

---------------------------

Le dormeur du val

C’est un trou de verdure où chante une rivière
Accrochant follement aux herbes des haillons
D’argent ; où le soleil, de la montagne fière,
Luit : c’est un petit val qui mousse de rayons.

Un soldat jeune, bouche ouverte, tête nue,
Et la nuque baignant dans le frais cresson bleu,
Dort ; il est étendu dans l’herbe, sous la nue,
Pâle dans son lit vert où la lumière pleut.

Les pieds dans les glaïeuls, il dort. Souriant comme
Sourirait un enfant malade, il fait un somme :
Nature, berce-le chaudement : il a froid.

Les parfums ne font pas frissonner sa narine ;
Il dort dans le soleil, la main sur sa poitrine
Tranquille. Il a deux trous rouges au côté droit.


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Preghiera della sera

Vivo seduto, come un angelo alle mani
Di un barbiere, impugnando un ruvido bicchiere,
Collo e ipogastro curvi, una "Gambier" tra i denti,
Sotto i cieli rigonfi di vele trasparenti.

Come caldi escrementi di un vecchio colombaio,
Mille sogni procurano dolci bruciature;
Poi d'improvviso il cuore triste è come un alburno,
Che macchia l'oro giovane e scuro delle linfe.

E poi, quando ho ingoiato i miei sogni con cura,
Io mi volto, bevuti più di trenta bicchieri,
E mi concentro per mollar l'acre bisogno:

Dolce come il Signore del cedro e degli issòpi,
Io piscio verso i cieli bruni, in alto e lontano,
E con l'approvazione degli enormi eliotropi.

----------------------

Oraison du soir

Je vis assis, tel qu’un ange aux mains d’un barbier,
Empoignant une chope à fortes cannelures,
L’hypogastre et le col cambrés, une Gambier
Aux dents, sous l’air gonflé d’impalpables voilures.

Tels que les excréments chauds d’un vieux colombier,
Mille rêves en moi font de douces brûlures ;
Puis par instants mon cœur triste est comme un aubier
Qu’ensanglante l’or jaune et sombre des coulures.

Puis quand j’ai ravalé mes rêves avec soin,
Je me tourne, ayant bu trente ou quarante chopes,
Et me recueille pour lâcher l’âcre besoin.

Doux comme le Seigneur du cèdre et des hysopes,
Je pisse vers les cieux bruns, très haut et très loin,
Avec l’assentiment des grands héliotropes.


...

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Vocali

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno le vostre nascite latenti:
A, nero corsetto villoso di mosche splendenti
Che ronzano intorno a crudeli fetori,

Golfi d'ombra; E, candori di vapori e tende,
Lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi d'umbelle;
I, porpora, sangue sputato, risata di belle labbra
Nella collera o nelle ubriachezze penitenti;

U, cicli, vibrazioni divine dei verdi mari,
Pace di pascoli seminati d'animali, pace di rughe
Che l'alchimia imprime nelle ampie fronti studiose;

O, suprema Tromba piena di strani stridori,
Silenzi attraversati da Angeli e Mondi:
- O l'Omega, raggio viola dei suoi Occhi!

------------------------------

Voyelles

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu, voyelles,
Je dirai quelque jour vos naissances latentes.
A, noir corset velu des mouches éclatantes
Qui bombillent autour des puanteurs cruelles,

Golfe d’ombre ; E, candeur des vapeurs et des tentes,
Lance des glaciers fiers, rois blancs, frissons d’ombelles
I, pourpres, sang craché, rire des lèvres belles
Dans la colère ou les ivresses pénitentes;

U, cycles, vibrements divins des mers virides,
Paix des pâtis semés d’animaux, paix des rides
Que l’alchimie imprime aux grands fronts studieux;

O, suprême Clairon plein des strideurs étranges,
Silences traversés des Mondes et des Anges:
— O l’Oméga, rayon violet de Ses Yeux!


...

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Il battello ebbro

Mentre discendevo i Fiumi impassibili,
Non mi sentii più guidato dai bardotti:
Pellirossa urlanti li avevano bersagliati
Inchiodandoli nudi ai pali variopinti.

Ero indifferente a tutto l'equipaggio,
Portavo grano fiammingo o cotone inglese.
Quando coi miei bardotti finirono i clamori,
Mi lasciarono libero di discendere i Fiumi.

Nello sciabordio furioso delle maree,
Io l'inverno scorso, più sordo del cervello d'un bambino,
Correvo! E le Penisole andate
Non subirono mai sconquassi più trionfanti.

La tempesta ha benedetto i miei marittimi risvegli.
Più leggero di un sughero ho danzato sui flutti
Che si dicono eterni avvolgitori di vittime,
Dieci notti, senza rimpiangere l'occhio insulso dei fari!

Più dolce che per il bimbo la polpa di mele acerbe
L'acqua verde filtrò nel mio scafo d'abete
E dalle macchie di vini azzurri e di vomito
Mi lavò disperdendo l'ancora e il timone.

E da allora mi sono immerso nel Poema del Mare,
Intriso d'astri, e lattescente,
Divorando gli azzurri verdi; dove, relitto pallido
E rapito, un pensoso annegato a volte discende;

Dove, tingendo a un tratto le azzurrità, deliri
E ritmi lenti sotto il giorno rutilante,
Più forti dell'alcol, più vasti delle nostre lire,
Fermentano gli amari rossori dell'amore!

Conosco cieli che esplodono in lampi, e le trombe
E le risacche e le correnti: conosco la sera,
L'Alba che si esalta come uno stormo di colombe!
E a volte ho visto ciò che l'uomo ha creduto di vedere!

Ho visto il sole basso, macchiato di mistici orrori,
Illuminare lunghi coaguli viola,
Simili ad attori di antichissimi drammi,
I flutti che lontano rotolavano in fremiti di persiane!

Ho sognato la verde notte dalle nevi abbagliate,
Bacio che lentamente sale agli occhi dei mari,
La circolazione delle linfe inaudite,
E il risveglio giallo e blu dei fosfori canori!

Ho seguito, per mesi interi, come mandrie isteriche,
I marosi all'assalto delle scogliere,
Senza pensare che i piedi luminosi delle Marie
Potessero forzare il muso degli affannosi Oceani!

Ho urtato, sapete, Floride incredibili
Che mescolavano fiori ad occhi di pantere
Dalla pelle umana! Arcobaleni tesi come redini
Sotto l'orizzonte dei mari, a glauche greggi!

Ho visto fermentare paludi enormi, nasse
Dove marcisce fra i giunchi un intero Leviatano!
Crolli d'acqua in mezzo alle bonacce
E lontananze che precipitavano negli abissi!

Ghiacciai, soli d'argento, flutti di madreperla, cieli di brace!
Orrendi incagli sul fondo di golfi bruni
Dove serpenti giganti divorati da cimici
Cadono da alberi contorti, dagli oscuri profumi!

Avrei voluto mostrare ai bambini quelle orate
Dell'onda azzurra, quei pesci d'oro, quei pesci canori.
- Schiume di fiori mi hanno cullato mentre salpavo
E ineffabili venti per un istante mi hanno messo le ali.

A volte, martire affaticato dai poli e dalle zone,
Il mare i cui singhiozzi rendevano dolce il mio rullio
Tendeva verso di me i suoi fiori d'ombra dalle gialle ventose
E io restavo lì, come una donna in ginocchio…

Quasi un'isola, sballottando sulle mie sponde i litigi
E lo sterco di uccelli schiamazzanti dagli occhi biondi,
E io vogavo, mentre attraverso i miei fragili legami
Gli annegati scendevano a dormire, a ritroso!

Ora io, battello perduto sotto i capelli delle anse,
Scagliato dall'uragano nell'aria senza uccelli,
Io di cui né i Monitori né velieri Anseatici
Avrebbero ripescato la carcassa ebbra d'acqua;

Libero, fumante, cinto da nebbie violacee,
Io che foravo il cielo rosseggiante come un mulo
Che porta, squisita marmellata per i bravi poeti,
I licheni del sole e i moccoli d'azzurro,

Io che correvo, macchiato da lunule elettriche,
Folle legno, scortato da neri ippocampi,
Quando luglio faceva crollare a colpi di frusta
I cieli ultramarini nei vortici infuocati;

Io che tremavo udendo gemere a cinquanta leghe
La foia dei Behemot e i densi Maelstrom,
Filatore eterno delle immobilità azzurre,
Io rimpiango l'Europa dagli antichi parapetti;

Ho visto arcipelaghi siderali! e isole
I cui cieli deliranti sono aperti al vogatore:
- È in queste notti senza fondo che tu dormi e t'esili,
Stuolo di uccelli d'oro, o futuro Vigore?

Ma, davvero, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti,
Ogni luna è atroce ed ogni sole amaro:
L'acre amore mi ha gonfiato di torpori inebrianti.
Oh che la mia chiglia esploda! Oh che io vada verso il mare!

Se io desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera
Nera e fredda in cui nel crepuscolo profumato
Un bambino inginocchiato e colmo di tristezza, lascia
Un battello leggero come una farfalla di maggio.

Io non posso più, onde, bagnato dai vostri languori,
Togliere la scia ai portatori di cotone,
Né fendere l'orgoglio di bandiere e fiamme,
Né nuotare sotto gli occhi orribili dei pontoni.

-----------------------------------------------------

Le bateau ivre

Comme je descendais des Fleuves impassibles,
Je ne me sentis plus guidé par les haleurs ;
Des Peaux-Rouges criards les avaient pris pour cibles,
Les ayant cloués nus aux poteaux de couleurs.

J’étais insoucieux de tous les équipages,
Porteur de blés flamands ou de cotons anglais.
Quand avec mes haleurs ont fini ces tapages,
Les Fleuves m’ont laissé descendre où je voulais.

Dans les clapotements furieux des marées,
Moi, l’autre hiver, plus sourd que les cerveaux d’enfants,
Je courus ! Et les Péninsules démarrées,
N’ont pas subi tohu-bohus plus triomphants.


La tempête a béni mes éveils maritimes.
Plus léger qu’un bouchon j’ai dansé sur les flots
Qu’on appelle rouleurs éternels de victimes,
Dix nuits, sans regretter l’œil niais des falots.

Plus douce qu’aux enfants la chair des pommes sures,
L’eau verte pénétra ma coque de sapin
Et des taches de vins bleus et des vomissures
Me lava, dispersant gouvernail et grappin.

Et dès lors, je me suis baigné dans le poème
De la mer, infusé d’astres, et latescent,
Dévorant les azurs verts où, flottaison blême
Et ravie, un noyé pensif parfois descend,

Où, teignant tout à coup les bleuités, délires
Et rythmes lents sous les rutilements du jour,
Plus fortes que l’alcool, plus vastes que nos lyres,
Fermentent les rousseurs amères de l’amour.

Je sais les cieux crevant en éclairs, et les trombes,
Et les ressacs, et les courants, je sais le soir,
L’aube exaltée ainsi qu’un peuple de colombes,
Et j’ai vu quelquefois ce que l’homme a cru voir.


J’ai vu le soleil bas taché d’horreurs mystiques
Illuminant de longs figements violets,
Pareils à des acteurs de drames très antiques,
Les flots roulant au loin leurs frissons de volets ;

J’ai rêvé la nuit verte aux neiges éblouies,
Baisers montant aux yeux des mers avec lenteur,
La circulation des sèves inouïes
Et l’éveil jaune et bleu des phosphores chanteurs.

J’ai suivi des mois pleins, pareille aux vacheries
Hystériques, la houle à l’assaut des récifs,
Sans songer que les pieds lumineux des Maries
Pussent forcer le muffle aux Océans poussifs ;

J’ai heurté, savez-vous ? d’incroyables Florides,
Mêlant aux fleurs des yeux de panthères, aux peaux
D’hommes, des arcs-en-ciel tendus comme des brides,
Sous l’horizon des mers, à de glauques troupeaux ;

J’ai vu fermenter les marais énormes, nasses
Où pourrit dans les joncs tout un Léviathan,
Des écroulements d’eaux au milieu des bonaces,
Et les lointains vers les gouffres cataractant !


Glaciers, soleils d’argent, flots nacreux, cieux de braises.
Echouages hideux au fond des golfes bruns
Où les serpents géants dévorés des punaises
Choient des arbres tordus, avec de noirs parfums.

J’aurais voulu montrer aux enfants ces dorades
Du flot bleu, ces poissons d’or, ces poissons chantants.
Des écumes de fleurs ont béni mes dérades
Et d’ineffables vents m’ont ailé par instants.

Parfois, martyr lassé des pôles et des zones,
La mer dont le sanglot faisait mon roulis doux
Montait vers moi ses fleurs d’ombre aux ventouses jaunes
Et je restais, ainsi qu’une femme à genoux,

Presqu’île, ballottant sur mes bords les querelles
Et les fientes d’oiseaux clabaudeurs aux yeux blonds,
Et je voguais, lorsqu’à travers mes liens frêles
Des noyés descendaient dormir, à reculons.

Or moi, bateau perdu sous les cheveux des anses,
Jeté par l’ouragan dans l’éther sans oiseau,
Moi dont les Monitors et les voiliers des Hanses
N’auraient pas repêché la carcasse ivre d’eau,


Libre, fumant, monté de brumes violettes,
Moi qui trouais le ciel rougeoyant comme un mur
Qui porte, confiture exquise aux bons poètes,
Des lichens de soleil et des morves d’azur,

Qui courais taché de lunules électriques,
Plante folle, escorté des hippocampes noirs,
Quand les Juillets faisaient crouler à coups de triques
Les cieux ultramarins aux ardents entonnoirs,

Moi qui tremblais, sentant geindre à cinquante lieues
Le rut des Béhémots et les Maelstroms épais,
Fileur éternel des immobilités bleues,
Je regrette l’Europe aux anciens parapets.

J’ai vu des archipels sidéraux ! Et des îles
Dont les cieux délirants sont ouverts au vogueur :
— Est-ce en ces nuits sans fonds que tu dors et t’exiles,
Million d’oiseaux d’or, ô future Vigueur ?

Mais, vrai, j’ai trop pleuré ! Les aubes sont navrantes,
Toute lune est atroce et tout soleil amer.
L’âcre amour m’a gonflé de torpeurs enivrantes.
Oh ! que ma quille éclate ! Oh ! que j’aille à la mer !


Si je désire une eau d’Europe, c’est la flache
Noire et froide où, vers le crépuscule embaumé,
Un enfant accroupi, plein de tristesse, lâche
Un bateau frêle comme un papillon de mai.

Je ne puis plus, baigné de vos langueurs, ô lames,
Enlever leur sillage aux porteurs de cotons,
Ni traverser l’orgueil des drapeaux et des flammes,
Ni nager sous les yeux horribles des pontons !


...

"Pandite nunc Helicona, deae, cantusque movete..."
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