I sonetti del ritorno
III
O Nonno! E tu non mi perdoneresti
ozi vani di sillabe sublimi,
tu che amasti la scienza dei concimi
dell’api delle viti degli innesti!
Eppur la fonte troverò di questi
sogni nei tuoi ammonimenti primi,
quando, contento dei raccolti opimi,
ti compiacevi dei tuoi libri onesti:
il tuo Manzoni... Prati... Metastasio...
Le sere lunghe! E quelle tue malferme
dita sui libri che leggevi! E il tedio,
il sonno... il Lago... Errina... ed il Parrasio...
E in me cadeva forse il primo germe
di questo male che non ha rimedio.
IV
Nonno, l’argento della tua canizie
rifulge nella luce dei sentieri:
passi tra i fichi, tra i susini e i peri
con nelle mani un cesto di primizie:
"Le piogge di Settembre già propizie
gonfian sul ramo fichi bianchi e neri,
susine claudie... A chi lavori e speri
Gesù concede tutte le delizie!".
Dopo vent’anni, oggi, nel salotto
rivivo col profumo di mentastro
e di cotogna tutto ciò che fu.
Mi specchio ancora nello specchio rotto,
rivedo i finti frutti d’alabastro...
Ma tu sei morto e non c’è più Gesù.
"Pandite nunc Helicona, deae, cantusque movete..."